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Il pensiero complesso di Vendola sull’Ilva non piace ai suoi follower

Il presidente della regione Puglia scrive un breve pensiero su Facebook in riferimento all'Ilva.

Qualche anno fa, qualcuno parlava di convergenze parallele, di certo non penso si possa paragonare la figura di un grande statista come Moro a Vendola, se non altro per il sacrificio reso alla Nazione e perché il Presidente di Sinistra Ecologia e Libertà ha ancora molto da dimostrare in campo, per non rimanere un'eterna promessa, come quegli atleti che nella prima gara fanno il botto e lasciano intendere che cambieranno il volto del mondo (sportivo e in questo caso politico) e poi si perdono dietro le mille luci dei riflettori, ma di sicuro c'è che stavolta deve aver preso una grossa cantonata.

Anche se traspare, grosso modo, il senso del discorso, cioè mediate tra un futuro che vuole un ambiente più salubre e un presente di grossa crisi che chiede il lavoro e la spinta economica, il politichese sembra farla da padrone nel suo post di Facebook, scritto sulle vicende attuali dello stabilimento di Taranto:

"Lo sguardo di chi governa deve pesare ciascuno dei beni da tutelare, deve custodire tutte le promesse di futuro, ma soprattutto deve sentire la responsabilità di evitare che vinca il caos, e che l’ardire utopico dei pensieri lunghi si pieghi alla disperazione di un presente immobile, quasi divorato dal suo passato."

Ed infatti i commenti si sprecano da "ma che ti sei fumato?" di G. Marchese a "xxxxx, poi ci si lamenta perchè berlusca vince le elezioni........ma vai a zappare la terra xxxxxxxxxx....." di Nipote dei fiore, fino alle critiche più costruttive di Paolo Vallino "un buon politico deve farsi capire anche da chi ha la terza media, dagli operai, dai contadini e dai pensionati provenienti da una vita di umile lavoro... qui Ruby non c'entra niente. Questo è solo fare lo snob, compreso da chi snob forse lo è altrettanto...".

Insomma i follower di Nichi non hanno gradito che una persona, attenta come lui a rimanere a contatto con il suo elettorato, abbia lanciato un messaggio così poco concreto, si capisce bene che la necessità, oggi più che mai sia "pane al pane e vino al vino".

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.85) 13 agosto 2012 20:18

    Invece di dire alla gente che deve perdere il lavoro perché troppa gente si ammala per colpa dell’Ilva e, viceversa, non è facile dire alla gente che deve ammalarsi gravemente per non far perdere il lavoro ai propri concittadini, non si potrebbe fare come fanno nei paesi civili ovvero individuare i responsabili che si sono susseguiti fino ad ora, condannandoli e obbligandoli a risarcire tutti i danni cagionati alla collettività, alla mesa in sicurezza dello stabilimento, se intenzionati a continuare, viceversa applicare l’art.41 comma 1) e 2) e l’art.42 comma 3) della Costituzione confiscando lo stabilimento a favore dello stato che deciderà le politiche da attuarsi per la riconversione dello stabilimento spezzando quello che il gioco a fatto si che i profitti dell’ilva fossero privatizzati e i costi sia umani che economici e del costo dell’opera di risanamento, che aldilà delle vicissitudini giudiziarie, dovrà obbligatoriamente avvenire, scarichi i costi sulla collettività ovvero sullo stato ovvero su tutti noi.
    In sostanza per sopravvivere si deve generare profitto, arricchire qualcuno per ricevere in cambio un tozzo di pane avvelenato per noi e per i nostri figli.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.124) 13 agosto 2012 17:11

    E’ scivolato su una buccia di banana perchè è difificile dire alla gente che deve perdere il lavoro perchè troppa gente si ammala per colpra dell’Ilva e, viceversa, non è facile dire alla gente che deve ammalarsi gravemente per non far perdee il lavoro ai propri concittadini. Una situazione difficile risolta con parole incmprensibili. Da politico, insomma. 

  • Di (---.---.---.211) 13 agosto 2012 19:13

    vola troppo alto per i suoi estimatori, convinti di essere alla sua altezza solo perchè anche loro portano un orecchino a sinistra

  • Di (---.---.---.85) 13 agosto 2012 20:18

    Invece di dire alla gente che deve perdere il lavoro perché troppa gente si ammala per colpa dell’Ilva e, viceversa, non è facile dire alla gente che deve ammalarsi gravemente per non far perdere il lavoro ai propri concittadini, non si potrebbe fare come fanno nei paesi civili ovvero individuare i responsabili che si sono susseguiti fino ad ora, condannandoli e obbligandoli a risarcire tutti i danni cagionati alla collettività, alla mesa in sicurezza dello stabilimento, se intenzionati a continuare, viceversa applicare l’art.41 comma 1) e 2) e l’art.42 comma 3) della Costituzione confiscando lo stabilimento a favore dello stato che deciderà le politiche da attuarsi per la riconversione dello stabilimento spezzando quello che il gioco a fatto si che i profitti dell’ilva fossero privatizzati e i costi sia umani che economici e del costo dell’opera di risanamento, che aldilà delle vicissitudini giudiziarie, dovrà obbligatoriamente avvenire, scarichi i costi sulla collettività ovvero sullo stato ovvero su tutti noi.
    In sostanza per sopravvivere si deve generare profitto, arricchire qualcuno per ricevere in cambio un tozzo di pane avvelenato per noi e per i nostri figli.

  • Di paolo (---.---.---.12) 14 agosto 2012 08:24

    In questo disgraziato paese non esiste via di mezzo ,o inquino e ammazzo o chiudo e mando a ramengo migliaia di famiglie .Tutti (istituzioni in primis) fanno finta di nulla ,poi un giorno arriva il botto e allora apriti cielo !
    Ma cosa volevate che dicesse Vendola ? ha fatto il solito pistolotto forbito da scaltro giocoliere della parola ,ovviamente senza dire nulla , e ti saluto Caterina . Nel più perfetto stile italiota.

  • Di (---.---.---.14) 15 agosto 2012 13:35

    Taranteide >

    Stiamo parlando del più grande polo siderurgico europeo nato nel 1960.
    Non serve scomodare la Consulta per un presunto conflitto di poteri.
    Sulla base dei parametri di sicurezza-ambiente (da rispettare) la vicenda, in tutta la sua complessità, pone poche alternative.

    Primo
    caso.
    E’ possibile realizzare un assetto produttivo “transitorio” che risulti compatibile con le prescrizioni di legge e funzionale ai necessari interventi di adeguamento strutturale.
    In questo caso è del tutto “insensato” fermare la produzione, anche se per poco tempo.
    Si correrebbe il rischio di decretare la fine dell’attuale attività e, quindi, il rinvio “sine die” delle opere di risanamento ambientale.

    Secondo caso.
    Con qualsiasi “limitata” modalità di utilizzo di impianti/attrezzature si concretizza la fattispecie di un ulteriore “pericoloso” inquinamento. Conclusione, a dir poco, “sorprendente” visto il numero di altri siti siderurgici oggi regolarmente in esercizio.
    In questo caso è comunque “inevitabile” procedere alla fermata.
    Doverosa una postilla.
    L’eventuale riconversione industriale dell’intera area sarebbe un’opera ciclopica dagli esiti molto “indefiniti”. Molto più concreta ed immediata la serie di ricadute negative sulla città.
    Nel paese del Barbiere ed il Lupo si elaborano soluzioni davvero singolari …

  • Di Renzo Riva (---.---.---.4) 15 agosto 2012 14:42
    Renzo Riva
    Ai tarantini è proprio stata messa in quel posto ed il loro tarantolarsi fa il gioco di chi ha già tutto deciso: Bagnoli docet.

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