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Il nuovo leader dell’opposizione

Per carità, non serve ripetere ancora una volta che stavolta il Premier è andato oltre. Qui lo stiamo dicendo da giorni, e non c’è bisogno di tornarci sopra. Ciò che impressiona, è la desolazione che regna sovrana nell’opposizione, sgangherata come non mai. Dal caso-Englaro alla giustizia, fino al federalismo. Se su un tema etico e, ahinoi, mediatico, come quello di Eluana, il Partito Democratico è stato costretto a non decidere, lasciando libertà ai propri parlamentari, comprendiamo come la crisi dalle parti dell’ex Loft sia assai grave. Ciò è stato necessario ed inevitabile, in quanto la spaccatura che si sarebbe manifestata avrebbe messo ancor di più nei guai il povero Veltroni, perennemente braccato dai tre moschettieri D’Alema, Bersani e Rutelli. Ancora una volta è risultato palese come quella che dovrebbe essere la maggiore forza della sinistra italiana sia in realtà un’accozzaglia mal riuscita di diverse anime e sensibilità politiche: dai post-comunisti a quelli che (in cuor loro) comunisti lo sono ancora, dai radicali di Pannella ai teodem di lady Binetti. E’ impossibile, ed è evidente anche ad un poppante siamese, elaborare una sintesi politica decente. Naturale, quindi, che si susseguano ormai da un mese riunioni su riunioni, votazioni su votazioni per cercare di delineare, su per giù, il pensiero del partito.


La manifestazione di ieri in difesa della Costituzione è stata emblematica: il Segretario eletto dal plebiscito del 2007 ha scelto di cedere il palco ad uno dei tanti sepolcri imbiancati della nostra Repubblica, quell’Oscar Luigi Scalfaro che Berlusconi ricorda ancora con grande affetto… Scalfaro, il peggior Presidente della Repubblica che l’Italia abbia mai avuto, ha tuonato contro il despota di Arcore. Come sottolinea Fabio Martini su la Stampa, il discorso del novantunenne Oscar sembrava un’omelia: “Sentivamo il bisogno di rinnovare la fede nella Carta...”,” Noi ti vogliamo bene, noi ti amiamo..”. Alla fine l’affondo, “Berlusconi non ci faccia temere per la libertà e la democrazia”. Un discorso applauditissimo dai tremila presenti in Piazza Santi Apostoli.

La domanda che però sorge spontanea è: dov’era il leader dell’opposizione? Non Di Pietro, Veltroni! Perché non ha parlato? In via teorica, l’occasione era ghiotta. Le bordate berlusconiane degli ultimi sette giorni avevano offerto su un vassoio d’argento al Segretario piddino l’occasione per replicare con veemenza e riportarsi un po’ sotto la luce, mettendo in ombra i suoi oppositori interni. Invece no, silenzio. Giù dal palco ad ascoltare il sermone scalfariano. Oscar Luigi, nuovo leader del Partito “nuovo e dei giovani”.

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