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Il nucleo delle libertà

Questa volta l’annuncio di Berlusconi sulle quattro centrali è da prendere sul serio. Gli ostacoli per il governo ci sono. Il denaro, le localizzazioni, e l’articolo 117 della Costituzione, su cui anche la Lega potrebbe tirarsi indietro

Quattro centrali nucleari nuove di zecca non sono mica uno scherzo. Il governo Berlusconi sembra pensare, una volta tanto, a lungo termine. Si tratta di almeno 12-15 anni (qualcuno parla addirittura di 20) necessari per arrivare alla messa in funzione dei quattro impianti. «Questa volta ho la sensazione che facciano sul serio», afferma l’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi. «Non facciamo l’errore di sottovalutarli. Non è la solita boutade di Berlusconi». E sì, per una boutade non si mobilitano i colossi ingegneristici della nuclearizzata Francia, e neppure l’Enel, che dopo lo stop del 1987 alle centrali in Italia ha continuato a investirci sul settore, ma all’estero.

«Soldi pubblici italiani, tecnologia francese se non giapponese, addirittura - spiega Gianni Tamino, altra figura storica del movimento ambientalista e antinucleare fin da quando militava in Democrazia proletaria e poi nei Verdi -. E non mi vengano a dire che produrrà “anche” lavoro. Solo bassa manovalanza nella fase di costruzione e poi basta, tutto il resto verrà dall’estero». Soldi pubblici, un fiume, da riversare solo in minima parte su industrie e imprese italiane, quindi. Perché non esiste nessuna banca così pazza da investire, anticipando importi quantificabili complessivamente in vari miliardi di euro, con un quadro di rientro ventennale. E quindi soldi pubblici, a palate, come succede in tutti i Paesi occidentali, Usa compresi.

«Nel corso degli ultimi anni l’industria nucleare ha usato le preoccupazioni sul cambiamento climatico per pubblicizzare un’ipotetica rinascita nucleare - scrive Lester Brown dell’Earth policy institute - Anche se i rappresentanti dell’industria possono convincere alcuni politici che questa sia una buona idea, non ci sono prove che un investimento di capitale nelle centrali nucleari sia competitivo sul mercato della produzione di elettricità. Il motivo è semplice: l’energia nucleare è poco economica».

E allora perché tutta questa enfasi su quattro centrali che andranno a coprire fra più di un decennio solo la minima parte del fabbisogno di energia nazionale? «Ovvio, la lobby del nucleare continua a essere fortissima», denuncia Tamino. Talmente tanto efficace che nessuno ha avuto il coraggio di segnalare, finora, che l’accordo fra Sarkozy e Berlusconi non è affatto “un accordo”, ma solo un protocollo di intesa, anzi, meglio, una dichiarazione di intenti. Perché un accordo non c’è, «tantomeno un trattato internazionale sull’argomento - spiega Edo Ronchi - che potrebbe essere accolto ed entrare in vigore solo dopo l’obbligatorio passaggio per il voto in Parlamento». E ancora: nel documento “di approccio” sottoscritto dal nostro premier e dal presidente francese è previsto che Enel ed Edf annunceranno nei prossimi mesi una joint venture, ma non c’è traccia che questo preveda da subito quattro nuove centrali in Italia.


Si parla di una partnership per una nuova centrale in Francia, ed eventualmente di un impianto in Slovacchia. Italia? Se ne parla solo nelle dichiarazioni di Berlusconi, e in seguito dei suoi ministri. E infatti: «L’accordo - ha spiegato immediatamente dopo la conferenza stampa congiunta dei due giubilanti statisti il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola - riguarda tutti gli aspetti, dalla collaborazione in sede europea ai temi della sicurezza, dalla cooperazione tecnologica alla formazione dei tecnici, dallo smantellamento degli impianti alla collaborazione industriale in Paesi terzi». E le quattro centrali se le è scordate? Non si sa. «Mi ricorda la vicenda della Torino-Lione - afferma Ronchi -. Prima del tavolo tecnico che diede l’avvio all’accordo reale ci furono molti incontri, e un processo lungo, di anni». Ma questa volta, a quanto dichiarano tutti gli osservatori, siano questi favorevoli o contrari all’opzione nucleare, la volontà di questo governo sembra voler forzare i tempi.

Ma c’è un ostacolo all’affermarsi nel nostro Paese del “Nucleare delle libertà”. Si chiama Costituzione. Lo ha ricordato qualche mese fa durante un convegno lo stesso amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti. «Non c’è ancora un piano finanziario all’ipotesi di un nucleare italiano con tecnologia francese - spiega Ronchi - e questo non ci sarà fino a quando non sarà risolto il nodo dell’articolo 117 della Costituzione, modificato da Bassanini, che istituisce potere concorrente alle Regioni per quanto riguarda le spese di energia. Su questo l’ad di Enel Conti è stato esplicito durante un seminario organizzato dall’Aspen di Gianni Letta». Nel senso che senza un accordo con le Regioni non si può fare un piano finanziario e un conseguente progetto. E visto che il nucleare richiede tempi classificabili in decenni, mentre le giunte regionali cambiano ogni cinque anni, non è possibile pianificare. «Sull’articolo 117 si combatterà la battaglia nei prossimi mesi». Ma non era uno degli emendamenti di Bassanini più ben accetti dalla Lega nord? «Esatto! Voglio proprio vedere come si metteranno quelli della Lega se dovranno toccare uno dei pilastri del federalismo».

E poi, se non bastasse, c’è la questione sicurezza da inquinamento radioattivo e incidente, che la maggioranza di governo afferma essere stata risolta dagli ingegneri transalpini, ma che si infrange con la stessa definizione “nucleare di terza generazione”. «È una situazione molto pericolosa - ricorda Gianni Tamino -. La terza generazione del nucleare civile non esiste, è solo un “miglioramento” della seconda. Ancora il legame con il nucleare militare del ciclo dell’uranio, ancora i rilasci ambientali a esercizio, ancora le scorie». E non solo. Rimane anche il rischio di incidente rilevante. «Per far capire quanto sia ancora non risolutiva la terza generazione - spiega Ronchi - basta vedere come questa preveda ancora, come obbligatorio, il piano di emergenza esterno a causa di “un rischio rilevante” dell’impianto mentre la “quarta”, se ci si arriverà, non lo prevede più». Se un piano di emergenza rimane obbligatorio, evidentemente il rischio di incidente con rilasci radioattivi all’esterno rimane elevato.

Perciò, anche se i tg di Mediaset e della Rai si sono immediatamente attivati a decantare la non pericolosità e la mancanza di scorie della terza generazione, la situazione (per definizione in termini di norme e convenzioni a livello internazionale) è ben differente. La terza generazione è a rischio di incidente rilevante, produce scorie, è legata al ciclo militare dell’arricchimento dell’uranio e rilascia (durante il normale esercizio) radiazioni nell’ambiente. Lo dice il certificato stesso. Si prega leggere attentamente le istruzioni.
 

da Left - avvenimenti

 

Commenti all'articolo

  • Di exè (---.---.---.223) 8 marzo 2009 13:18

    In Italia nessuno rispetta le leggi?
     C’è stato un referendum che in maniera chiara ha sancito che non vogliamo il nucleare, ma qualcuno rispetta il volere del popolo?
    Non vorrei che con il vizio di annullare il volere popolare tra qualche anno ci trovassimo Emanuele Filiberto re d’Italia (oppure la dinastia Berlusconi) visto che è stato un referendum che ha decretato la repubblica.

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 8 marzo 2009 19:46
    maurizio carena

     Anche se non ci conosciamo personalmente, volevo ringraziarti per aver votato il mio ultimo pezzo sul giornalismo.
     Tale pezzo e’ stato censurato da questo sito, e quindi, con rammarico, mi vedo costretto ad interrompere la mia (modesta) collaborazione con agoravox.
     Ci tenevo comunque a ringraziarti per averlo votato. Ho apprezzato.
     Buona fortuna e scusa l’off topic.
     saluti.
     m.c.
     
     

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 8 marzo 2009 19:51
    maurizio carena

     Approfitto di questo spazio per ringraziarti di aver espresso, in sede di moderazione, parere positivo sul mio ultimo articolo sul giornalismo.
     Tale articolo e’ stato poi censurato dalla redazione e cio’ ha comportato la fine della mia collaborazione con tale sito.
     Grazie per la posizione espressa. Scusa l’off topic. Buona fortuna.
    m.c.

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 8 marzo 2009 19:53

     questa storia dipenderà da quel che succede negli USA del progetto Obama del green power.
     Se vince, nel senso che si riesce ad avere energia dalle rinnovabile ad un prezzo competitivo con quello del carbone come dice Google, allora questa storia sarà una boutade di tardo inverno e finirà nel nulla.
     Se invece le cose dovessero andare diversamente allora sarà una realtà e, personalmente, la ritengo una cosa seria, non liquidabile dal furore ideologico.
     L’energia è un campo decisivo e quello che abbiamo fatto in Italia in questi ultimi 20 anni è un modo di comportarsi irresponsabile che ci costa denaro e cultura tecnologica.

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