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“Il motore della Resistenza è l’indignazione” scriveva Stéphane Hessel

Più che mai attuale a nove anni esatti dalla pubblicazione dell’edizione italiana, in Indignatevi, Hessel, all’epoca novantatreenne, un mito della Resistenza francese, ricorda come “di quei principi e di quei valori, oggi abbiamo più che mai bisogno”.

Come si legge nella prefazione dell’edizione francese curata da Sylvie Crossman, Stéphane Hessel, nato nel 1917 a Berlino da padre ebreo, scrittore, e madre berlinese amante della musica ma anche giornalista, si trasferisce a Parigi con i genitori nel 1924. Naturalizzato francese nel 1937, è ammesso nel 1939 all’École normale supérieure ma gli studi si interrompono per la guerra. Durante il servizio militare comprende come il collaborazionismo di Pétain sia un’opzione inaccettabile.

Così nel 1941, raggiunta Londra, lavora con France libre, fondata l’anno precedente dal generale De Gaulle, nell’Ufficio del controspionaggio, spionaggio, informazione e azione (BCRA). Inviato in Francia per entrare in contatto con la rete parigina, è arrestato dalla Gestapo e, dopo interrogatori e torture, inviato nel campo di Buchenwald. Scampa all’impiccagione con uno stratagemma, evade ma, catturato nuovamente, finisce nel campo di Mittelbau-Dora, dal quale riesce a fuggire nuovamente e questa volta conquista definitivamente la libertà.

Nel 1946 vince il concorso per entrare nel Ministero degli esteri con un primo incarico diplomatico presso le Nazioni Unite dove farà parte della Commissione che redigerà la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Nel 1977 è nominato ambasciatore a Ginevra presso le Nazioni Unite.

 In virtù del passaporto diplomatico, nel 2008 e 2009 si reca nella Striscia di Gaza dove, ebreo atipico ma uomo della Resistenza oltre la Resistenza, manifesta la sua “indignazione riguardo alla Palestina” per le condizioni della popolazione e senza mezzi termini scrive a proposito dell’Operazione Piombo fuso: “azioni assimilabili a crimini di guerra e forse, in alcune circostanze, perfino a crimini contro l’umanità”.

Hessel, scomparso nel 2013, esprime in poche pagine valori universali, inviti alla responsabilità individualie, oggi spesso dimenticati e sui quali è invece necessario porsi qualche interrogativo. Riprendiamo alcuni di questi messaggi.

Una vera democrazia ha bisogno di una stampa indipendente: la Resistenza lo sa, lo esige, difendendo la libertà di stampa , il suo onore e la sua indipendenza rispetto allo Stato, al potere del denaro e alle influenze estere…Ed è questo che oggi è in pericolo”.

Il motore della Resistenza è l’indignazione….Il mio augurio a tutti voi, a ciascuno di voi, è che abbiate un motivo per indignarvi. E’ fondamentale. Quando qualcosa ci indigna come a me ha indignato il nazismo, allora diventiamo militanti, forti e impegnati

Sartre ci ha insegnato a dire a noi stessi che siamo responsabili in quanto individui. Era un messaggio libertario. La responsabilità dell’uomo che non può affidarsi né a un potere né a un Dio ma che deve impegnarsi nel nome della propria responsabilità di essere umano.

Sul filosofo Walter Benjamin suicidatosi per sfuggire al nazismo scrive: “…il senso della storia sta nell’avanzata implacabile di catastrofe in catastrofe”.

Capitoli come “L’indifferenza: il peggiore degli atteggiamenti” o “La non- violenza, la strada che dobbiamo imparare a percorrere” contengono molti spunti di riflessione anche sul domani come: “Sono persuaso che il futuro appartiene alla non-violenza, alla conciliazione di diverse culture. E’ questa la via che l’umanità dovrà seguire per superare la prossima tappa”.

In tempi in cui in Italia il 25 Aprile, una sorta di consuetudine che per la prima volta nella storia della Repubblica si festeggerà chiusi in casa magari cantando da un balcone Bella Ciao, Stéfane Hessel ricorda: A quelli e quelle che faranno il XXI secolo, diciamo con affetto:

“CREARE E’ RESISTERE.

RESISTERE E’ CREARE”.

....

Stéphane Hessel

Indignatevi!

Add Editore, Torino

Pagine: 64
Prezzo libro: 5.00 €
Prezzo ebook: 1.99 €

Commenti all'articolo

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.191) 25 aprile 2020 15:11
    Giorgio Zintu

    Alcune sue considerazioni sono corrette, altre meno felici. Lo spirito del suo commento non apporta nessuna osservazione su quanto ho scritto. Non è un caso che abbia scelto Stéphane Hessel che la Resistenza l’aveva fatta attivamente dal 1941 sino alla liberazione. E mi sarei aspettato che un lettore rilevasse la gravità della sospensione dei diritti costituzionali con un decreto neanche passato per le Camere o l’obbligo di un’Autocertificazioni illegittima e di divieti assolutamente immotivati. Comunque ancora abbiamo il diritto di esprimere opinioni libere su questi mezzi che ci ospitano. Ma questa libertà la dobbiamo conquistare ogni giorno, nessuno la regala.

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.191) 27 aprile 2020 20:38
    Giorgio Zintu

    Non sono un esperto di Bella ciao, qualcuno però più qualificato ne ha ricostruito la storia sia del testo che della musica. Si tratta di Carlo Pestelli, dottore di ricerca in Storia della lingua e docente di Linguistica generale alla Scuola Superiore di Mediazione Linguistica “Vittoria” di Torino, che nel 2016 pubblicò Bella ciao. La canzone della libertà, ADD editore, Torino.
    Di fatto Bella ciao è divenuta, diversi anni dopo la fine della guerra, l’inno ufficiale della Resistenza, preferita, come riportato sul sito della Treccani, a Fischia il vento, che era un motivo legato alle formazioni garibaldine.
    Sul resto ognuno mantiene le proprie opinioni.

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