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Il lavoro uccide l’uomo

ARTICOLO 41 : "L’ iniziativa economica privata è libera. Non può svolgere in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana"

Il lavoro è importante per l’uomo, ti permette di vivere, di non sentirti inutile, di ricoprire un ruolo nella società, forse ti nobilita anche come diceva la famosa scritta che accoglieva i deportati di Auschwitz. Ma il lavoro che ti nobilita, può anche ucciderti.

Fino a qualche mese fa, dopo la strage della ThyssenKrupp, i media hanno "scoperto" che i morti sul lavoro sono una vera piaga del nostro Paese. Poi è calato di nuovo il sipario e tutto è come prima, se non peggio.

Esistono le morti immediate e quelle a lungo termine, perchè lavorando puoi anche morire lentamente.

Altro che lavorare con lentezza come si diceva negli anni di protesta quando uno straccio di ideale esisteva ancora, qui si con lentezza si muore solamente.

Sono tantissimi quelli che muoiono per causa del lavoro, ma non "sul" lavoro. Muoiono perchè il loro corpo è stato irrorato da agenti chimici e, il problema, è che la malattia mortale si manifesta a distanza di anni. Con la conseguenza che risulta difficile dimostrare la sua correlazione con il lavoro e con il luoghi di lavoro che magari non esistono più.

Sono morti invisibili, sono senza un rumore di schianto, che di solito non gli dedicano nemmeno un trafiletto in una cronaca locale.

Il lavoratore è considerato una macchina che deve produrre il più possibile, non viene considerato in quanto "uomo", nessuno interessa se la sostanza con cui lavora è cancerogena o meno. Vi ricordate l’amianto? La sua dannosità era stata riconosciuta addirittura nel 1932 quando alcuni operai americani avevano fatto causa alla loro ditta.



In Italia solo nel 1992 ne hanno vietato l’impiego. Il risultato è che ogni anno, nel nostro "Bel Paese", muoiono più di tremila persone che sono state in contatto con l’amianto. L’epicentro è la Venezia Giulia, perchè lì ci sono i cantieri navali di Monfalcone, tutto era fatto in amianto. In quella regione, più o meno tutte le famiglie hanno il morto a causa di quel materiale.

Le fibre di amianto ti penetrano nella pleura, poi d’un tratto, anche a cinquant’anni di distanza, si risvegliano e ti annegano di liquido in un mese.

E oggi? Oggi hanno sostituito l’amianto con un altra sostanza riconosciuta dagli studiosi lo stesso come cancerogena: lana di roccia e lana di vetro. Ma come al solito dovremmo aspettare i morti, poi forse tra quarant’anni anche questi matreriali verranno messi la bando.

Per le morti immediate mi è difficile scrivere tutto in un articolo, però un dato importante ve lo devo dare: non dovete credere che le morti bianche siano diffuse nelle grandi imprese, ma dovete diffidare da quelle maledette imprese a "conduzione familiare".

Grazie agli appalti, queste imprese che hanno in media tre operai, devono fare il lavoro il più veloce possibile e a minimo costo per vincere le gare, e dove tagliano le spese? Al materiale non è possibile perchè sul mercato hanno un prezzo e da quello non si può prescindere, e quindi recuperano i soldi dai lavoratori (che li facciano lavorare in nero o li assumano con contratti par-time, ma nella pratica lavorano come se fosse a tempo pieno), e tagliando i costi alla sicurezza.

Sono le imprese a "conduzione familiare" che ricattano il personale, che lo fanno lavorare duramente e rischiare la vita. Sono gli imprenditori di queste microimprese che diffondono la cultura della non sicurezza, sono loro che invogliano gli operai a non perdere tempo con le protezioni. Perchè in effetti, le protezioni per gli operai, la costruzione di ponteggi adatti per la sicurezza, ostacolano la "produttività" !

Perchè la sicurezza sul lavoro fa da freno all’economia di mercato, e la vita di un uomo vale solo pochi euro.

Commenti all'articolo

  • Di Giorgio Resci (---.---.---.188) 30 giugno 2009 10:17

    I contenuti ci sono, purtroppo però nella foga di dare la colpa a qualcuno hai perso una parte della filiera, perchè le mini-imprese non vincono appalti bensì ricevono sub-appalti, non di rado anche sub-sub-appalti.
    Nelle tue "maledette" imprese a conduzione familiare spesso ci rimette la vita anche il proprietario come il dipendente, perchè anche il proprietario è costretto a lavorare nelle stesse condizioni di ricatto a causa dei contratti che gli vengono proposti, non possono permettersi di completare in ritardo o di spendere in sicurezza, perchè il denaro stanziato per la sicurezza finisce nelle mani chi chi ha sub-appaltato, e di solito cioè una grande impresa e finchè esisteranno parassiti non potrà mai esserci una crescita distribuita e per tutti.
    Se vuoi prendertela con qualcuno prenditela con chi ha privilegi o potere contrattuale: cioè con l’assessore allo sport che per rifare il palazzetto si mette in tasca il 10% dei fondi stanziati e con le ditte edili che vincono l’appalto pur non avendo il personale per fare l’opera, intascano però contratti e soldi, e gettano le briciole a chi per campare ha bisogno di lavorare.

  • Di l’incarcerato (---.---.---.98) 30 giugno 2009 10:49

    Mi dispiace, ma io non concordo totalmente con quello che dici nel commento. Diciamo che lo dico anche per esperienza, e credimi le piccole aziende sono quelle dove il lavoratore è sicuramente il più ricattato.

    Le piccole imprese, specialmente quelle sull’edilizia, vincono i sub appalti per una questione di prezzo. Per essere in competizione devono costare il meno possibile. Quindi dove risparmiano? Sia sui lavoratori, sia sulla qualità del materiale. Poi non è un caso che le piccole aziende edili sono quelle che vengono utilizzate dalla mafia per riciclare il denaro sporco.

    Non è la colpa degli imprenditori? Io penso proprio di no perchè le vittime non sono loro visto che chi muore è l’operaio, il dipendente, certamente non lui.

    Secondo me Giorgio, bisognerebbe cambiare totalmente le regole del mercato.

    http://incarcerato.blogspot.com/

  • Di l’incarcerato (---.---.---.98) 30 giugno 2009 10:54

    Comunque hai ragione nel dire che la colpa è anche di contratti che ricevono, specialmente sulla velocità della costruzione. E più si va veloci, più si ha fretta, più la qualità del lavoro scade di parecchio!

    Quindi ribadisco che sarebbe da cambiare proprio la legge di mercato.

  • Di Giorgio Resci (---.---.---.188) 30 giugno 2009 12:31

    Su questo hai ragione, secondo le leggi del libero mercato l’appalto andrebbe affidato direttamente a chi poi lo porterà a termine, calcolando anche i costi anche in termini di sicurezza tutela dei lavoratori. Ci sono invece passaggi inutili (nel libero mercato sarebbe insensato affidare i lavori a chi non ha la possibilità di farli e li affiderà a qualcun altro) che prosciugano le risorse disponibili e offrono margini minimi a chi realmente lavorerà: in quest’ottica un ponteggio con le protezioni adatte diventa un lusso, e io ho visto anche mastri lasciarci la pelle, non solo dipendenti. La mafia? Hai perfettamente ragione, l’intero sistema è corrotto e non si tratta di leggi di mercato, è tutto l’opposto di una legge di mercato quella che vige.
    Basta vedere i Ligresti e l’Impregilo: hanno costruito l’ospedale de L’Aquila, quello che dopo 10 anni dall’inaugurazione si è sbriciolato per un terremoto di MEDIA entità. E sono gli stessi ai quali è stato affidato l’Expo a Milano, dopo la condanna per i rifiuti a Napoli e la condanna per la Salerno-Reggio Calabria, dove le fondamenta dell’autostrada non reggono una velocità superiore agli 80 Km orari. E’ uno dei gruppi edili più grandi d’Europa per fatturato ma se controlli il numero di operai che ha (operai, non dipendenti da ufficio) ti accorgi che non sarebbe in grado di costruire nemmeno una palazzina.

  • Di l’incarcerato (---.---.---.98) 30 giugno 2009 12:56

    Perfettamente d’accordo! E il "bello" se passa la legge sul diritto all’oblio, non potremmo più saper del passato di queste aziende in "odor di mafia"...

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