• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Il lavoro nobilita l’uomo e lo rende libero e concorre al progresso (...)

Il lavoro nobilita l’uomo e lo rende libero e concorre al progresso materiale o spirituale della società

Tre notizie che la (ri)educata informazione ufficiale non ha dato

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. (Art.1, Costituzione della Repubblica Italiana)

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. (Art.4 com.2, Costituzione della Repubblica Italiana)

Se siete stanchi della recita minzoliniana dei tiggì a l’ora di cena, imparate le lingue straniere. Sembra una boutade ma non proprio. Dall’estero s’impara molto su cosa succede in Italia.

Une loterie dans des supermarchés pour espérer gagner...un emploi

Il programma 7/7 del canale francofono belga RTBF si è recato nel nord Italia a Varese per documentare una inconsueta lotteria. La catena di supermercati della provincia di Varese, la Tigros, ai clienti oramai attrezzati di stoviglie ma preoccupati dal vento di crisi che tira, ha offerto durante tutto il mese di settembre la possibilità ogni trenta euro di spesa di tentare la sorte e dopo un segno di croce di sperare vincere un posto di lavoro tirando il numero fortunato. Dieci posti di lavoro a tempo determinato. "I vincitori - spiega il direttore generale della catena, Paolo Orrigoni - potranno essere assunti o segnalare una persona da assumere per un anno a tempo determinato in azienda. Ci impegniamo inoltre a prolungare questa collaborazione anche dopo la scadenza del contratto, se non ci saranno problemi disciplinari" (ASCA, 04/09/2009)

"Il tutto, in un’ area nella quale il tasso di disoccupazione ufficiale è fra i più bassi d’ Italia (e d’ Europa), il potere d’ acquisto fra i più alti, il livello d’ istruzione fra i migliori". "In Cambogia il governo ogni anno estrae a sorte pochi ettari per gli ultimi fra i contadini senza terra, quelli a mezzo dollaro al giorno"."E a Villaricca, in provincia di Napoli, lo stesso sistema si applica per sottrarre ai clan il controllo dei posti di lavoro da netturbino". (Corriere della Sera, 30/08/2009)

"Secondo la Cgil locale solo qui 30mila sono in Cassa integrazione, 1500 in mobilità, 1452 aziende coinvolte da crisi. Ebbene i supermercati Tigros hanno lanciato una lotteria con in palio dieci posti di lavoro. E qualcuno ha osservato: se anche per lavorare adesso si fanno estrazioni tipo Superenalotto a che cosa serve dedicare la vita allo studio, accumulare esperienze professionali, compilare un curriculum?" ( L’Unità, 07/09/2009)

Jobbet som ett brev på posten



In un articolo sul quotidiano economico finanziario svedese online E24 Näringsliv, Gunilla von Hall riporta alla curiosità dei lettori scandinavi l’inconsueta e folclorista iniziativa delle Poste Italiane che non smentisce la nostra reputazione di exotical latin: la pizza, la mamma e il nepotismo. L’articolo intitolato "Lavoro assicurato alle poste" riporta l’iniziativa chiamata ’Progetto mix’ delle Poste Italiane S.p.A. che ha come obbiettivo il ricambio generazionale del personale impiegato. I dipendenti nel 2008 erano 152.311 (cifra in linea con gli anni precedenti: 152.474 nel 2007, 151.470 nel 2006) di cui il 52% sono donne. L’impiego alle Poste Italiane è stabile e il personale invecchia. Da questa costatazione l’idea di un rinnovamento inter-famigliare, con il vantaggio per l’impresa di evitare scontri con i sindacati. In effetti un unico sindacato si è detto contrario all’iniziativa che dovrebbe entrare in applicazione da questo mese di ottobre. Le regole dello scambio sono: per i dipendenti con più di 58 anni e con almeno 35 anni di contributi, "i figli entreranno al posto dei padri, o delle madri o di entrambi, se i postini-genitori-pensionabili hanno due pargoli. E se i figli sono già occupati o non ci sono, allora entreranno i nipoti. [...] Ma c’è una condizione: il ragazzo verrà assunto a tempo indeterminato sì, ma part-time. Piuttosto che niente..." (Di padre in figlio, gli assunti per «casta» delle Poste, Giuseppe Vespo, L’Unità, 31/07/2009). Si sa come in Italia la famiglia è sacra e guai a toccare gli interessi di uno dei suoi membri - specie se l’interesse è pecuniario - e chi potrebbe avere a dire qualcosa in contrario, quando il tasso di disoccupazione dei giovani è del 25%, se non i precari che aspettano un regolarizzazione del proprio statuto e che con il ’Progetto mix’ si verranno scavalcati e scartati dai bamboccioni rimasti a casa di mamma e papà.
Gunilla von Hall conclude l’articolo: "Le critiche non sono certo fuori luogo. È vero che c’è bisogno di idee nuove in un paese che barcollando cerca di uscire dalla peggior crisi economica dalla seconda guerra mondiale, ma proprio in Italia questa strategia parentale è una questione delicata ed ambigua. Il nepotismo ha radici profonde in Italia, specialmente in politica, nella vita economica e nel mondo accademico. Il favoritismo è qualcosa che si vuole estirpare, sostituendolo con sistemi di assunzione basati più sui meriti che sui legami di parentela.
Il governo si pronuncia sempre più chiaramente contro il nepotismo, soprattutto da quando l’Italia è scivolata al 48º posto nella classifica sulla competitività dei paesi stilata dal World Economic Forum. Se ci si vuole risollevare e superare paesi come Thailandia e Barbados, allora forse l’idea del lavoro ereditario dovrebbe essere accantonata."
(Lavoro assicurato alle poste, Gunilla von Hall, E24 Näringsliv, 25/09/2009 - traduzione: italiadallestero.info)

C’è chi obietterà, non a torto, che visto le pratiche già attive delle raccomandazioni - da parte di politici, sindacati o di qualsiasi dirigente con in mano un minimo di potere da esibire - se non altro è un atto di trasparenza, un atto di corruzione a l’interno dei muri famigliari. Il marcio è profondo, lo si succhia dal seno materno...

vedi anche:
Poste, la fiera delle raccomandazioni Il posto a parenti, amici e conoscenti In un file segreto le assunzioni chieste da politici e sindacalisti, di Silvio Buzzanca - La Repubblica - 9 settembre 2005
Poste Italiane: casta chiusa come giornalisti, avvocati ecc [per i commenti]

Italy’s tomato workers living as ’modern-day slaves’

"Quei nostri connazionali considerati "musi neri", che lavoravano in condizioni di schiavitù, che vivevano per mandare il denaro a casa, non sono molto diversi dai lavoratori stranieri che oggi giungono in Italia. Quei lavoratori sarebbero stati definiti extracomunitari, magari con un certo disprezzo, se ci fosse stata l’Unione europea. [...] Al centro dell’economia c’è il lavoro, non il capitale o la classe. Dimentichiamo le ideologie e pensiamo al lavoratore. Che deve essere rispettato. Sempre. In ogni modo. [...] È inammissibile che un uomo e una donna vengano considerati il momentaneo supporto di cui ha bisogno la società. Chi lascia la propria terra lo fa perché ne ha bisogno, poi nascono i figli, le seconde generazioni, e quelle persone non sono più stranieri. Coloro che pensano alle politiche dell’immigrazione considerando i lavoratori stranieri come persone che oggi servono e domani non più non hanno capito niente perché non conoscono la nostra storia e non sanno che in certi luoghi si rimane." (Gianfranco Fini, cava di Bois-du-Cavier - Marcinelle - Belgio, 08/08/2009)

Certe notizie hanno un’aria di déjà vu. "I raccoglitori di pomodori in Italia vivono come “schiavi dei tempi moderni”" titola l’articolo di Silvia Aloisi su The Indipendent del 29 settembre. Siamo nel 2009 e questa non è più una notizia di prima pagina. Lo era nell’estate del 2005 e le cronache scrivevano "nel cuore del Tavoliere pugliese, un blitz della polizia ha rinvenuto un vero e proprio campo di lavoro dove erano costretti in schiavitù un centinaio di lavoratori stagionali impegnati nella raccolta del pomodoro". Lo era ancora nel 2006 quando Fabrizio Gatti su L’Espresso raccontava la sua immersione nel mondo di quei che "oggi servono e domani non più", il suo Diario di una settimana nell’inferno. "Non c’è limite alla vergogna nel triangolo degli schiavi. Il caporale vuole una ragazza da far violentare dal padrone. Questo è il prezzo della manodopera nel cuore della Puglia. Un triangolo senza legge che copre quasi tutta la provincia di Foggia. Da Cerignola a Candela e su, più a Nord, fin oltre San Severo. Nella regione progressista di Nichi Vendola. A mezz’ora dalle spiagge del Gargano." (Io schiavo in Puglia, Fabrizio Gatti, L’espresso, 01/09/2006). Il 18 novembre 2006 il Corriere della Sera titolava "Approvato ddl contro sfruttamento lavoratori Reclusione da 3 a 8 anni e multa di 9mila euro per ogni occupato irregolare La pena aumenta in caso di stranieri e minori" e il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, dichiarava: Il provvedimento "individua il reato di induzione alla schiavitù dei lavoratori e di fronte a questo reato si interviene in modo molto netto contro gli imprenditori che esercitano il caporalato. [..] È inaccettabile che in un paese civile ci siano forme di lavoro schiavistico." (Corriere della Sera, 18/11/2006). Passano gli anni, passano i governi. Abbiamo il miglior presidente del consiglio della storia contemporanea, i clandestini e i loro gommoni sono rimbalzati fuori dai tiggì di Stato e il problema di fondo che interessa gli italiani è se potranno o no trovare in edicola il loro giornale quotidiano in lingua vernacolare. Intanto arriviamo al 16 Settembre 2009 e La Gazzetta del Mezzogiorno, giornale pugliese che non si legge a Varese, titola "Inferno per immigrati a Rignano Garganico", il giornalista Gianluigi De Vito scrive: "Nessuno s’aspettava il ghetto dei nuovi schiavi alle porte della città. E invece succede che la vergogna mette tenda anche sotto gli occhi dei residenti. Via Pitagora, Trinitapoli: il giorno dopo la scoperta ci si interroga. Un buco come water. Dovevano dividersi quel buco un centinaio tra romeni e bulgari. 68 tende, 112 neocomunitari che lavorano come stagionali nella vendemmia e nella raccolta degli ortaggi e che per abitare in quel «lager» pagavano 15 euro a settimana. Come è possibile?" (La Gazzetta del Mezzogiorno, 16/09/2009). Come è possibile di non sentire vergogna dinanzi a questi anni sprecati e nulla si è fatto. Stessi luoghi stessi fatti, stessi caporali. Meglio coprirsi gli occhi, tapparsi le orecchie e stare zitti. Una Vergogna. E anche una vergogna che sia l’inviata de The Indipendent a Rignano Garganico a riprendere la notizia e non un quotidiano nazionale italiano.

"“E’ un sistema feudale come nel Medio Evo. Questi schiavi moderni sono utili all’economia: li puoi sfruttare”, dice Padre Arcangelo Maira, un prete che tenta di aiutare gli immigrati. Il Dottor Alvise Benelli di Medici Senza Frontiere afferma: “Finiscono per vivere in condizioni che sono spesso peggiori di quelle in cui vivevano a casa loro.”" (I raccoglitori di pomodori in Italia vivono come “schiavi dei tempi moderni”, Silvia Aloisi, The Indipendent, 29/09/2009 - traduzione: italiadallestero.info)

per curiosità e indignazione: news.google

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares