Il futuro dell’istruzione: un altro mattone nel muro
Ogni anno nelle scuole i presidi assolvono il gravoso compito di assegnare le cattedre ai docenti, questi presidi detti “dirigenti scolastici”, come se l’analogia scuola-azienda sia ormai un dato strutturale. Così gli insegnanti sono assunti senza che ne sia valutata la reale motivazione e la capacità di operare in aula, poiché ogni convocazione prevede che per una supplenza temporanea o annuale, conferita dal Csa (ex-provveditorato) o dalle scuole, le cattedre disponibili siano assegnate ai docenti solo in base al punteggio che hanno in graduatoria, non certo chiedendo ai presenti: “Avete esperienze specifiche? Dove avete insegnato finora? Potrei vedere il suo curriculum?” D’altronde la scuola italiana ha sempre scelto come canali d’ingresso i concorsi pubblici e le abilitazioni ottenute con le varie SISS sparse nelle provincie italiane, che al costo di circa 1500 euro annui, tra tasse e spese varie, forniscono l’abilitazione per accedere alle graduatorie permanenti, aggiornate ogni due anni, come le graduatorie di istituto, ossia quelle interne ad ogni istituzione scolastica. Qualcuno può usufruire di titoli culturali (ossia Dottorati, Corsi di perfezionamento, Master) oppure preferenziali (figli a carico, handicap di vario tipo, personali o dei familiari etc.).
Ogni docente ha il suo punteggio e solo in base a quello viene dirottato in aula, senza conoscere in quali classi finirà, quindi dovrà organizzare in brevissimo tempo la programmazione didattica e le strategie di insegnamento, preparandosi per varie eventualità. Escludendo per un attimo la questione della specializzazione nella scuola elementare (si è già discusso abbastanza sulla difficoltà di reperire un geniale maestro unico onnisciente e multidirezionale) mi soffermerei sulla problematica vissuta, all’arrivo in aula, da un supplente di scuola secondaria, che può lavorare nel biennio o triennio di un liceo o istituto tecnico, oppure in una o più classi nelle scuole medie, poiché spesso i docenti abilitati per la scuola secondaria di II grado lo sono anche per quella di I grado. È facile, quindi, che nell’arco di un anno i supplenti insegnino i programmi più disparati.
Ma anche
Le pubblicazioni universitarie o gli interventi ai convegni non sono valutabili come titoli culturali nelle graduatorie, ma i corsi e master universitari a pagamento (da circa 600 euro a 1500) ovviamente sono valutabili, e offrono a lauto prezzo da
Pare, quindi, che i docenti del Sud se la passino proprio male nelle paritarie nordiche, ma allora perché non scelgono di lavorare, anche se al Nord, nelle scuole statali? Semplicemente perché non è assicurato il rientro al Sud, almeno non prima che diventino di ruolo, sempre che ottengano il trasferimento; quando un docente sceglie, infatti, una provincia dove essere inserito in graduatoria permanente, se volesse cambiare la provincia scelta per sceglierne una nuova, finirebbe in coda alla nuova graduatoria, a tempo indeterminato, cioè finché non si sistemano tutti i docenti inseriti. Di conseguenza, molti docenti restano al Sud, anche senza avere un punteggio tale da ottenere l’incarico annuale dal Csa, che per la verità, con i tagli imposti quest’anno, non ha assegnato cattedre a docenti che in passato le avevano sempre ottenute. Fiduciosi, non hanno più aggiornato la domanda per le supplenze in base alle Graduatorie di istituto, ossia quelle interne alle scuole dove i docenti, ogni due anni, possono presentare domanda di supplenza, scegliendo al massimo 30 scuole, che pare saranno ridotte dal 2009.
Aspiranti docenti dai punteggi alti e aspiranti supplenti dai punteggi più bassi non possono far altro che presentarsi alle scuole paritarie, dove però devono stare ben attenti a far sì che il rendimento degli alunni sia sempre positivo, altrimenti se i ragazzi vanno male significa che non sono bravi docenti e rischiano il licenziamento. Certamente è una migliore prospettiva lavorare nelle scuole statali affidandosi alle graduatorie di istituto, anche perché fino ad oggi è possibile includere scuole di una provincia diversa rispetto a quella di riferimento per le graduatorie permanenti. Ma purtroppo la falla di tutto questo sistema piramidale, che smarrisce i docenti tra le graduatorie permanenti dei Csa, le graduatorie d’istituto e gli indirizzi delle paritarie, sta alla base, ossia nella diminuzione degli incarichi conferiti da ogni Csa. Qualche esempio? Quest’anno a Napoli sono stati nominati solo 15 docenti in ruolo per la classe A051, ossia Italiano e materie letterarie, cioè Geografia, Storia (ridotta a un’ora settimanale dalla Gelmini, a favore di un’ora di Educazione civica) e Latino (che
Spesso i precari sono dottori di ricerca, che hanno pubblicato libri e articoli, anche nell’inglese che
Molti dipartimenti sono già contaminati da una logica di selezione privata, assegnando all’aggettivo la valenza peggiore; sarà capitato a tutti, da studenti o dottorandi, di notare nei dipartimenti strane figure di parenti o amanti di professori, alcuni dottorandi o già professori, con pubblicazioni di basso livello ma dai nomi altisonanti e dalle presentazioni in luoghi molto frequentati. Ci sono anche ricercatori che non hanno mai pubblicato un libro, ma al massimo un articolo utile a fare in tempo il concorso.
La salvezza sta nel continuare a dimostrare quanto si vale, girando per convegni e accontentandosi di ciò che offre la precarietà scolastica riservata dal Ministero dell’Istruzione. Questo è ciò che emerge parlando con chiunque insegni da poco tempo a scuola, oppure sia nelle università e noti quanti aspetti non vi funzionano. Chi è senza incarico intanto trova, con qualche lezione privata, i mezzi per pubblicare altri libri a proprie spese, dato che i dipartimenti non hanno soldi, o meglio ce li hanno solo per qualcuno, ad esempio per finanziare viaggi-studio di dubbia natura: non è certo una novità che docenti e alunne condividano, non di rado, ricerche di spessore più privato che pubblico. In ogni caso l’attesa di una telefonata per la supplenza temporanea può regalare una speranza, mentre si può meditare l’iscrizione a un corso di perfezionamento, o forse con qualche lezione privata si può guadagnare per pubblicare la propria tesi, troppo teorica per essere adottata in corsi dai programmi e dai testi in uso dimezzati dalla riforma Moratti. Sarebbe opportuno che chiunque abbia un potere istituzionale si passi una mano sulla coscienza, ma prima dei ministri attaccati (a ragione) quella mano dovrebbe accarezzare la coscienza dei finti intellettuali, i finti rivoluzionari che in apparenza manifestano ma nella realtà continuano a decidere con i vecchi mezzi (baronali) il futuro delle Università e delle scuole.
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