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Il digitale terrestre rischia di spegnere Telejato. Ne parliamo con Pino Maniaci!

La tv antimafia diretta da Pino Maniaci (nella foto in basso all’interno dello studio da dove trasmette il suo tg) ha resistito a ‘cosa nostra’ ma rischia di soccombere sotto lo swith off del digitale terrestre che avverrà entro giungo del 2012. Una via di salvezza potrebbe essere quella di trovare un accordo con chi si aggiudicherà quelle frequenze, affittando a Telejato uno dei canali disponibili, ma Pino Maniaci è scettico e sul Venerdì di Repubblica dichiara: “E’ una soluzione non regolamentata, dunque poco praticabile […] siamo una piccola onlus e l’affitto del canale sarà fuori dalla nostra portata. Poi chi si accollerebbe la patata bollente di Telejato?”. Una bella domanda quella del direttore che conclude dicendo: “Finché andiamo in onda io e la mia famiglia siamo abbastanza protetti. Se ci spengono rischiamo ritorsioni per le nostre denunce”. Abbiamo contattato telefonicamente il direttore dell’emittente partinicese che si trova a Torino e che ci racconta cosa sta succedendo.

Buongiorno direttore.

Ciao Fabio, ti sento a tratti. Con cosa mi stai chiamando, con un reperto archeologico?

Eh eh eh… Pino non è colpa del mio cellulare ma della qualità della telefonia mobile in Italia!

Ironia della sorte, proprio le aziende di telefonia stanno prendendo le frequenze di Telejato.

Raccontaci un po’ cosa sta accadendo.

Con la Legge Finanziaria 2011 (articoli 8, 9, 10) sono state di fatto abolite le televisioni comunitarie. Il Ministero dello sviluppo economico si è riservato il diritto di assegnare, a pagamento, tutte le lunghezze d’onda del digitale terrestre, eccetto che per le tre reti RAI, per La 7, per Sky e per le società di telefonia mobile, cui le frequenze sono state assegnate gratis. Le altre utenze saranno assegnate dietro esborso di ingenti somme di denaro, attraverso graduatorie regionali formulate sul numero dei dipendenti e sulle proprietà immobili.

Si è attivato anche un comitato intitolato “Siamo Tutti Telejato” al quale si può aderire su facebook attraverso questo indirizzo. Proprio il comitato ci segnala che alla base di ciò che sta accadendo ci sono solo obiettivi di carattere economico e commerciale, tentativi di farcire quei canali di programmi demenziali per promuovere televendite, telegiornali pilotati dalle segreterie di partito, pubblicità a fiumi, mentre viene ignorata la qualità di ciò che è trasmesso e la capacità di sapere stare sul territorio per leggerne la storia e documentarne i problemi. Continua il comitato nella scheda su facebook: “Niente più spazi liberi e libera espressione delle idee, niente rispetto per l’art. 21 della Costituzione, perché mancheranno gli strumenti per poterlo fare. La sopravvivenza di Telejato, con la sua storia, le sue battaglie, la sua valenza culturale, nel segno di Danilo Dolci, di Peppino Impastato, di Mauro Rostagno e di Giuseppe Fava è un segnale importante per la garanzia dell’esistenza di una libera informazione in un panorama controllato dalle mafie mediatiche. Il comitato nasce per unire nella protesta tutte le voci dei territori in pericolo di oscuramento; affinché le televisioni comunitarie e locali possano continuare a trasmettere e conservare il loro ruolo di strumento informativo locale; affinché sulle ultime redazioni libere, in particolare quelle impegnate in terra di mafia, non cali il silenzio e l’indifferenza, ovvero la certezza di essere eliminate fisicamente dalle mafie”.

Sì è una battaglia che parte da Telejato per cercare di fare da testa d’ariete per la difesa di circa 250 emittenti in tutta Italia che rischierebbero di chiudere: sono per l’appunto le famose emittenti comunitarie nate con la legge Mammì del 1993 e composte dalle televisioni delle associazioni, le televisioni onlus, quelle dei partiti e anche della Chiesa come Telepace.

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Da tv di volontari, qual è Telejato, soccomberebbe sotto cifre irraggiungibili.

La redazione di Telejato è a conduzione familiare: io, i miei figli e mia moglie che fa anche da body guard. Siamo una onlus. Così a giugno del 2012 vorrebbero presentati quelli che sono i fatturati, quanti sono i dipendenti e qual è il capitale sociale. E’ la fine del volontariato anche in questo campo!

I vostri tra l’altro non sono sonni tranquilli. Denunciate il malaffare sul territorio e le reazioni sono querele e intimidazioni, le ultime pressioni subite?

Io sono a Torino in questo momento, ma da Partinico mi hanno appena fatto sapere che continuano a spuntare scritte contro Pino Maniaci e Telejato, cose come: “viva la mafia”, “sei lo schifo della terra”, con accanto disegnata una bara, ma ormai a queste cose ci abbiamo fatto il callo. Ci vestiremo anche da imbianchini e andremo a cancellare le scritte, non è un problema!

Il vostro punto di forza è anche l’ironia, un’arma forte e sana per demolire l’aura di misticismo, paura e potere che la mafia ha ancora in Sicilia!

Certo, loro si sentono uomini d’onore? Per noi disonorarli è una questione d’onore!

Se dovesse chiudere Telejato hai già pensato ad un’alternativa per farla rivivere sotto qualche altra forma?

Telejato non chiude. Ti posso garantire che per difenderla siamo disposti a disubbidire anche alla legge, indietro non torniamo nemmeno per prendere la rincorsa! Ma se eventualmente siamo davvero costretti a chiudere, guarda, mi associo al premier e aprirò il partito della gnocca e tra le altre cose io ne farò uno in particolare sotto al marchio PDP: Partito du Pilo!

Eh eh eh… e allora noi siamo tutti Telejato e soprattutto siamo tutti Pino Maniaci!

Link: www.telejato.it

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