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Il "balletto" politico continua

Si son tenute le elezioni politiche. Ne è uscito un Parlamento frammentato e più debole del precedente, la situazione economico-sociale si è ulteriormente aggravata, le imprese cadono come mosche, la disoccupazione è a livelli bellici, però il balletto indecoroso delle forze politiche continua con spavalderia e spudoratezza.

Della nostra crisi e dei problemi, che abbiamo bisogno di risolvere, sappiamo tutto.

Conosciamo bene le parti della Costituzione da cambiare. Sappiamo perché il Paese non cresce da vent’anni. Sappiamo che il debito pubblico stratosferico ci costa 80 miliardi d’interessi all’anno, che le entrate fiscali non riescono a finanziare la crescita, né a soddisfare il welfare dei più bisognosi d’aiuto. Sappiamo anche che l’economia del Paese è frenata da più di trent’anni dalla mentalità illiberale di corporazioni, ordini professionali e famiglie di ogni specie.

Però continuiamo a creare altri dispendiosi apparati burocratici: 10 saggi che dovrebbero indicare in breve tempo quali riforme fare e come, in tutti i settori della vita degl’Italiani.

Ma supponiamo che i saggi, nominati dal presidente Napolitano, forniscano le più utili ed equilibrate soluzioni alle necessità del Paese, le adotterà il Parlamento? E con quali maggioranze? Alcuni veti contrapposti degli schieramenti sembrano insuperabili.

E perché i nostri campioni dovrebbero accettare soluzioni di altri, che loro non hanno mai voluto adottare, non perché non conoscessero i problemi, ma perché non hanno mai avuto la volontà politica di attuarle?

E rinsaviranno d’un tratto, dopo dimostrazioni ripetute di cecità ed irresponsabilità? Dubito.

Intanto il degrado politico, civile, morale e materiale accelera e rischia di rivelarsi irreversibile. E se dovesse venir meno la fiducia già traballante dei mercati, cioè dei risparmiatori in genere, ma soprattutto di quelli stranieri, difficilmente riusciremmo a scansare la miseria e fors’anche torbidi sociali diffusi e pericolosi.

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