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Il Sole è un pianeta? Gli italiani e la scienza

Observa Science in Society torna puntuale ogni anno con le statistiche sul rapporto degli italiani con la scienza, fornendo dati e spunti di riflessione da non sottovalutare. L'Annuario 2012 (a cura di Neresini F. e Pellegrini G., Il Mulino, Bologna), inerente alle indagini svolte nel 2011, comprende anche un approfondimento dedicato all'ambiente e alle energie, al centro di numerosi dibattiti soprattutto nel periodo del referendum sul nucleare.

Andando a guardare nello specifico, si è registrato un calo di partecipazione a manifestazioni e eventi scientifici: se nel 2010 era il 7,3% degli intervistati ad assistere a incontri e dibattiti pubblici, nel 2011 è stato il 4,2%, e anche per le mostre e i musei a tema si è passati da un 13,8% a un 8,2% (Totale degli intervistati 1.001). La fiducia nella scienza oscilla tra due atteggiamenti in parte discordanti tra loro: anche se il 67,6% ritiene che i benefici portati dallo sviluppo tecno-scientifico siano maggiori dei possibili effetti negativi, il 73,6% pensa che questo sviluppo cambi troppo velocemente il nostro stile di vita e il 56,1% attribuisce ad esso la maggior parte dei problemi ambientali.

Nell'ambito dell'alfabetismo scientifico, gli intervistati sono stati chiamati a rispondere a tre domande: se il Sole sia un pianeta, se gli antibiotici siano efficaci sia contro i virus che contro i batteri, se gli elettroni siano più piccoli degli atomi. Il 58% sa che il Sole è una stella, il 49% che gli antibiotici vanno utilizzati solo contro i batteri e il 47,5%, meno di uno su due, riconosce le giuste dimensioni di atomi e elettroni. Solo un italiano su dieci risponde correttamente a tutte e tre le domande e un italiano su cinque risponde a tutte in modo sbagliato.

Per quanto riguarda l'universo della scuola, l'Italia è sotto la media dei Paesi Ocse nel rendimento degli studenti in matematica e scienze e si situa in classifica dietro a Corea, Giappone, Nuova Zelanda, Paese Bassi, Danimarca, Slovenia, Rep. Slovacca, Estonia, Germania e Islanda, per citarne alcuni. Le ore di insegnamento dedicate alle materie scientifiche sono meno di quelle dedicate da Cile, Inghilterra, Polonia, Ungheria e Turchia, ma nella media dei Paesi Ocse (26% sul totale delle ore di scuola per i bambini dai 9 agli 11 anni, 29% per gli studenti dai 12 ai 14).

La percentuale di laureati in discipline scientifiche è del 6,7% sul totale dei laureati e dottorati (media Ocse 6,7%, media UE21 6,1%), in matematica e informatica del 2,1% (media Ocse 4,3%, UE21 4,1%). Ma quanto spende l'Italia per la ricerca? L'1,3% del PIL (sono escluse le spese per la Difesa), meno di quanto spendono 30 Paesi Ocse e non, tra cui Israele, Taiwan, Singapore, Estonia, Portogallo, Spagna.

Sì, la cultura scientifica italiana è fortemente in difficoltà, ma davvero servono le propagande, i Festival della scienza, un'offerta divulgativa sempre più ricca? O forse bisognerebbe guardare più all'istruzione primaria e secondaria, unico luogo dove è possibile formare gli adulti di domani?

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