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Il Senato approva il decreto Gelmini

Cronaca della sedua in Senato.

<<La seduta è aperta>>. Sono appena le 9 del mattino, il presidente del Senato, Renato Schifani, annuncia l’apertura della seduta di oggi, che deciderà la conversione in legge del decreto 133, già conosciuto come “decreto Gelmini”. La discussione era già iniziata martedì sera, quando erano stati respinti tutti gli emen-damenti presentati dall’opposizione, molti dei quali riferiti al contestato articolo del decreto che introduce il maestro unico nelle scuole primarie. Oggi, dopo le dichiarazioni di voto finali, il Senato deciderà di appro-vare il decreto.

Fra le dichiarazioni di voto spiccano quelle dell’On. Federico Bricolo, Lega Nord, che, dopo la dichiarazione di voto di Pistorio (MPA), D’Alia (UdC) e Belisario (IdV), ha spiegato che <<dalla sinistra non è arrivata nes-suna proposta costruttiva: solo critiche e falsità>>. La verità, infatti, secondo il senatore, è che <<in cinque anni ci saranno 5.750 classi in più con il tempo pieno>>, come se il numero di classi a tempo pieno le deci-desse la legge (invece dipende dalle domande di iscrizioni presentate dalle famiglie) e <<senza costi aggiun-tivi per le famiglie>>, ci mancherebbe. Poi aggiunge: <<Avete detto che verranno chiuse le scuole di monta-gna: falso. Nessuna scuola di montagna sarà chiusa, ma sarà unificato il solo personale amministrativo>>. Cioè le due scuole vengono accorpate ed allora è naturale che una delle due cessi di esistere o diventi una succursale dell’altra. Dice che la scuola è uno <<stipendificio>>, quindi invita gli studenti a stare <<attenti a quelli che vi vogliono usare>>, naturalmente gli insegnati.

Al suo intervento segue uno dei noti discorsi vuoti della Finocchiaro (PD). Dopo di lei chiede la parola l’On. Gaetano Quagliarello (PdL) che dice di sostenere il maestro unico (finalmente qualcuno lo riconosce tale) <<perché siamo convinti che nella scuola debba tornare ad abitare un principio di autorità>>, che eviden-temente confonde con l’autorevolezza, cosa ben diversa. Anche per lui <<non è la prima volta che gli stu-denti si mobilitano contro il loro futuro e vengono resi massa di manovra di interessi di elite corporative. È accaduto anche nel ’68>>.



Dopo il suo intervento prende la parola Cossiga, lo stesso che intervistato ha ammesso: <<Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciarli fare. Ri-tirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambu-lanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell’ordine non do-vrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbe-ro subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì>> perché, a suo dire, <<questa è la ricetta demo-cratica>>. Bene, questo democratico del manganello, cui qualcuno, come ha già fatto notare Freesud sulla nostra testata, dovrebbe spiegare che infiltrare agenti provocatori non sta bene, anzi, è un atto criminale, oggi ha esordito confessando: <<ho letto solo fuggevolmente il testo del decreto>>. Nonostante tutto <<ho voluto vedere se il decreto-legge contenesse qualche disposizione sull’università. L’ho letto, l’ho riletto, l’ho fatto leggere ai miei collaboratori: niente>>. Infatti ha letto il decreto sbagliato, dato che come è noto non è il decreto Gelmini quello che taglia fondi all’università e alla ricerca, ma la finanziaria triennale, il celebre decreto 137, già approvato il 24 ottobre.

Fra questi discorsi, taluni falsi, altri, come abbiamo visto, completamente ridicoli, emerge quello del senato-re Giampiero D’Alia (UdC), che stamattina, annunciando il suo voto contrario ha detto: <<Ma come vi è sal-tato in testa di fare cassa con i soldi dell’istruzione? Con questo approccio ragionieristico state facendo di tutta l’erba un fascio, senza affrontare le questioni centrali della formazione culturale dei nostri giovani. Per questo diciamo che non si può disporre della scuola e dell’università senza parlarne con i genitori, con gli studenti, con i docenti e con gli enti locali, che si vedranno scaricati ulteriori costi economici e sociali, ad esempio a seguito del taglio del tempo prolungato. Non si può fare una riforma a spizzichi e bocconi, al solo scopo di adeguare le strutture del suo Ministero, onorevole Gelmini, alle disposizioni impartite dal ministro Tremonti con la manovra finanziaria di qualche mese fa. Ci state costringendo a ricostruire un puzzle di in-terventi tutti negativi>>.

Alle fine, alle 10.30 di stamane, con 162 voti favorevoli, 134 contrari e tre astenuti, il Senato ha approvato la conversione in legge del decreto.

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