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Il Pd e la manovra economica: la contro-proposta è "un’anatra zoppa"

Nella sua manovra alternativa, Bersani ha pensato all’equità fiscale, ma ha dimenticato l’equità dei diritti tra lavoratori e impresa.

Nell’intervista a "Repubblica" di lunedì 15 agosto, il segretario non si esprime sulla derogabilità dell’art 18 dello statuto dei lavoratori e sul diritto di licenziare delle imprese, rileva solo l’inopportunità di sollevare il problema in questa fase di crisi: “dopo il recente accordo tra le parti sociali, e con tutti i guai che abbiamo, accendere una miccia di questo tipo mi pare una cosa pazzesca”.

Ma che modo di rispondere è questo. Se il Governo ha acceso una miccia, il PD non può girarsi dall’altra parte e purgarsi la coscienza dicendo che è una cosa pazzesca.

Comunque è certo che Bersani non risponde al quesito: il PD é per la derogabilità dell’art 18, per il diritto incontrollato di licenziare, sì o no?

E neppure si prende la briga di precisare che in Italia il diritto di licenziare esiste, e che l’intento del governo è quello di eliminare i controlli al diritto di licenziamento.

Quando sono a rischio i diritti fondamentali dei lavoratori, un partito di sinistra non può tacere o essere reticente, ha una sola risposta, quella di papa Pio VII al decreto napoleonico di annessione dei territori della Chiesa: "non debemus, non possumus, non volumus”.

Il silenzio non è mai neutrale.

E così se questo partito tace su questi argomenti fa una precisa scelta di campo, si schiera per la derogabilità dell’art 18, per il diritto incontrollato di licenziare.

E d’altra parte questa posizione, condiziona anche la costruzione di una politica industriale.

Il diritto di licenziare, e di derogabilità dell’art 18, si giustifica solo nel quadro di una politica industriale, dove la competitività è fondata sulla riduzione dei diritti dei lavoratori, e sui prezzi bassi di vendita.

La riduzione dei diritti dei lavoratori, un'assurda competizione con i cinesi e gli indiani sui prezzi di vendita?

E’ questa la politica industriale che vuole il PD?

E la ricerca, la qualità della merce, l’innovazione di processo e di prodotto, la formazione la capacità la bravura dei lavoratori come fattore competitivo?

Che fine fanno? In quale nascosto cassetto sono custodite le riflessioni e le soluzioni a queste problematiche?

Non si sa.

E' certo comunque che per il PD è prioritaria la convivenza ds/margherita, e così sacrifica sull’altare di questa convivenza la tutela dei lavoratori, e una concezione alternativa di politica industriale, regala all’impresa il diritto di sciopero, il diritto di licenziare e la derogabilità dell’art 18, e accetta una competitività fondata sui prezzi bassi.

Ma al di là delle questioni interne al partito democratico e delle posizioni politiche desumibili dal silenzio su certi temi, una risposta chiara dal PD su questi argomenti si impone, perché all’incertezza del messaggio del Governo, non può aggiungersi quella del maggior partito dell’opposizione.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.72) 17 agosto 2011 15:56

    Beh, quando si vuol criticare di motivi se ne trova sempre.

    Il dire che questa proposta è una cosa pazzesca "in questo momento" è certamente un modo di esprimersi che si presta a critiche aprioristiche, ma sarebbe bene contestualizzare la questione in modo un po’ meno manicheo.

    E poi, prendere come base la rivendicazione del diniego di Pio VII al decreto napoleonico che in pratica cercava di mettere fine al potere temporale delle Chiesa, beh mi pare un tantino ipocrita e fuori luogo.

    Sul merito: l’art. 18 si o no non è una priorità di questi tempi; semmai, sul lavoro la priorità è trovare un modo per rendere meno drammatico il precariato di tanti giovani (e anche molto meno giovani). Avanziamo proposte, su questo, e poi parleremo della tutela dei diritti di chi è dipendente a tempo indeterminato.

    Personalmente, non vedrei niente di scandaloso nel discutere (magari per poi respingere, ma con buon senso e buona fede) la proposta Ichino -inutile spiegare di cosa si tratta.

    Una proposta che però si può discutere solo se la si colloca in un ambito in cui il metodo del precariato viene rigorosamente ristretto nei modi e -soprattutto- nel tempo.

    Sento spesso da molti respingere ogni discussione sull’art. 18, quasi mai dagli stessi proporre soluzioni al problema del precariato.

    Se, poi, l’articolo doveva servire ad attaccare Bersani e il PD, bene, prendiamone atto.

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