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Il Pd non vuole i matrimoni gay

Nel corso di un’infuocata assemblea incentrata sulle primarie e sulla legge elettorale, il Partito Democratico ha deciso ieri ancora una volta di non decidere sui matrimoni omosessuali.

Il testo approvato il mese dalla Commissione Diritti, guidata da Rosy Bindi, è stato infatti contestato perché ritenuto troppo morbido. E’ comunque stato approvato raccogliendo 38 ‘no’. Enrico Fusco, delegato pugliese, dal palco ha definito il documento bindiano “arcaico: persino Fini è più avanti di noi”. Un ordine del giorno presentato da Paola Concia in favore dell’equiparazione tra matrimonio gay e matrimonio civile non è stato invece messo ai voti. Tre militanti hanno restituito la tessera già nel corso dell’assemblea.

Il Pd è insomma ancora fermo al 2006 quando, in vista delle elezioni il programma dell’Unione, per raccogliere le preoccupazioni di Francesco Rutelli decise di abbandonare la strada del riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto in favore di quella dei diritti individuali dei componenti delle coppie di fatto. Una scelta che, peraltro, nei due anni di governo Prodi (2006-2008) non fu affatto tradotta in legge, e fu comunque presto espunta dal programma di governo. E ci si chiede se il Pd farà altre concessioni, se e quando si alleerà con l’Udc di Casini.

Purtroppo per il Pd, negli ultimi sei anni tanti paesi europei e diverse nazioni di altri contenuti hanno ulteriormente ampliato i diritti riconosciuti nei confronti delle coppie di fatto e degli omosessuali. A favore delle nozze gay si sono ormai espressi anche governi guidati dalla destra, come quello britannico. L’Italia è invece diventato l’unico stato dell’Europa occidentale a non riconoscere diritti ai conviventi, continuando inoltre a non legiferare contro l’omofobia.

Il Pd si dichiara un partito laico, ma la sua è una laicità alla Napolitano: imbarazzante e imbarazzata. La componente cattolicista continua a imporre i suoi uomini e le sue donne nelle posizioni-chiave, imponendo così documenti che si allontanano fortemente dalle posizioni della sinistra europea. La stampa vicina al Pd celebra continuamente il presidente francese Hollande, ma lo nasconde quando promette i matrimoni omosessuali, e non ricorda che i Pacs sono stati già introdotti dal governo Jospin nell’ormai lontano 1999.

Tutti i sondaggi mostrano come gli elettori del Pd e i suoi stessi iscritti sostengono, su questi temi, posizioni più laiche del vertice del partito. A ben vedere succede anche in quasi tutti gli altri partiti. In tempi in cui la fiducia nei politici italiani è scesa a livelli infimi, la base dovrebbe ricominciare a prendere la parola. E sarebbe importante se lo facesse in nome dei cosiddetti ‘nuovi diritti’. Che alcuni decenni alle spalle cominciano però già ad averli.

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