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Il MiBAC cerca artisti per lavorare gratis, anzi a spese proprie

Il Ministero dei Beni Culturali è "alla ricerca di proposte, da parte di persone giuridiche o fisiche", per la realizzazione di eventi culturali (musica, danza, teatro, letteratura) da tenersi durante l’estate in occasione delle “Notti al Museo”, l’evento che vedrà i musei italiani aperti durante i venerdì sera. 

L’avviso pubblico presente sul sito del Ministero lascia ben sperare: si cercano idee e persone disposte a metterle in opera per valorizzare la fruizione del nostro patrimonio artistico. Un bel modo per coinvolgere la cittadinanza e dare una piccola spinta al motore economico della cultura.

Ma le sorprese non tardano ad arrivare. Al punto 2 del bando si legge infatti che “il presente Avviso è rivolto a persone fisiche e giuridiche che intendano realizzare eventi culturali a titolo gratuito in favore del Ministero”. Gli artisti lavorano a titolo gratuito e in cambio il Ministero promuove e pubblicizza l’iniziativa, includendola nell’offerta culturale di “Notti al Museo”.

Se artisti e Ministero si accordano sul luogo, la data e le modalità di realizzazione dello spettacolo, allora possono finalmente stipulare un accordo, che però sarà valido solo se l’artista sarà dotato di “adeguata polizza assicurativa di responsabilità civile per danni a persone e cose”. Non si sa mai che durante lo spettacolo danneggi un monumento. 

Ultima nota di colore del bando: "Il proponente si impegna ad osservare tutte le norme che disciplinano la realizzazione di eventi, attività culturali, spettacoli da svolgersi in luogo in pubblico e/o aperto al pubblico”. Ma cosa vorrebbe dire questo punto? Secondo quanto ricostruito da Michele Spellucci, un maestro di violoncello che nei giorni scritti ha indirizzato una lettera al Ministro Dario Franceschini, questo punto riguarderebbe la SIAE, il cui adempimento in materia di diritti d’autore spetterebbe agli artisti, considerati organizzatori dell’evento (con tariffe dai 70 ai 420 euro).

Insomma il Mibac vuole valorizzare il patrimonio artistico italiano (che frutta molti meno soldi di quanto dovrebbe, considerando l’enorme quantità di siti che il territorio nazionale può vantare) e per farlo chiama a raccolta gli artisti, ma a spese proprie. Con la cultura non solo non si mangia, si spende.

 

 

 

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