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Il Grande Fratello vi guarda, ma non vi vede

Un tizio di Chicago si è inventato una maschera che permette di non essere riconosciuti dalle telecamere di sorveglianza.

Niente più Truman Show: la vita nell’epoca della sua riproducibilità streaming dice no alla vetrina e sì alla privacy.

L’idea è di Leo Selvaggio, artista di Chicago, che ha lanciato una raccolta fondi su Indiegogo per finanziare il suo progetto in difesa dell’identità. “Nella sola Chicago ci sono più di 25mila telecamere collegate ad un’unica rete di riconoscimento facciale”, spiega Selvaggio, fondatore di URME Surveillance, la società che presto metterà in vendita maschere 3d in resina che potranno camuffare i nostri volti per sottrarli al voyeurismo delle istituzioni.

Contro la dittatura della tracciabilità, Leo Selvaggio porta avanti una battaglia semplice e un po’ inquietante: indossando la maschera realizzata da URME Surveillance si potrà evitare di essere riconosciuti, ma bisognerà sostanzialmente girare per strada con la faccia dello stesso Leo Selvaggio. Le maschere avranno infatti le sue sembianze, così che i dispositivi di riconoscimento vedranno un proliferare selvaggio di Selvaggio in giro per la città. La cosa funzionerà, garantisce l’artista: “Tutti i dispositivi URME sono stati testati per il riconoscimento facciale: ciascuno risulta associato alla mia identità su Facebook, che ha uno dei più sofisticati software di riconoscimento al mondo”. Se l’idea di uscire di casa con in faccia la faccia di un tizio che vive a Chicago vi sembra inquietante, è perché in effetti lo è.

La crociata contro i panottici sguardi del Grande Fratello, comunque, è ispirata all’intramontabile valore civico della libertà individuale e quindi URME rinuncerà al guadagno e venderà i suoi dispositivi a costo di produzione. In un momento in cui le possibilità tecniche di sorveglianza si rivoltano a colpi di leaks contro le strutture stesse di controllo, Leo Selvaggio ci dice che è meglio che non si sappia in giro chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Perché, ci ricorda, di fronte alla telecamera ci viene spontaneamente da recitare. Lo streaming della ragione genera mostri.

Internet conosce i nostri gusti e ci suggerisce cosa comprare, il nostro iPhone è sempre mappato e Whatsapp svela al mondo in quale istante abbiamo effettuato l’ultimo accesso: nella Rete siamo sempre anche personaggi pubblici. Ma fuori dal mondo-del-web?

Al complessificarsi dell'ingerenza della tecnologia sulla nostra identità personale la risposta che arriva da URME è a dir poco tradizionale: indossare una maschera. Quale impatto avrà questo gioco di specchi e alter ego sul nostro io? Ai post su Facebook l’ardua sentenza, per ora basti ricordare che, al principio, volto e maschera si dicevano allo stesso modo: prosopon. Alla faccia di Leo Selvaggio.

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La "faccia" di Leo Selvaggio

E casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte.

 

Foto: URME, screen-capture da YouTube

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