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Il Giro senza padrone: gli scatti di Rolland e l’impresa di Aru sulla salita di Pantani. Ma tutto è ancora aperto

Fuori due: alle spalle due settimane di giro e due dei cinque arrivi in salita previsti per questo Giro 2014. Di chilometri e di pendenze sulle gambe ne abbiamo già molti ma la lotta per la maglia rosa di Trieste è ancora apertissima. Oggi ci si riposa in vista di quello di domani, il tappone del secolo con la maestosa trinità Gavia-Stelvio-Val Martello; nel week end invece si è corso sulle salite di Oropa e Montecampione inseguendo il ricordo di Marco Pantani.

Sabato tappa movimentata sotto il profilo altimetrico, tre GPM (di cui un'inedita e dura Alpe Noveis) prima dell'erta finale da Biella al santuario alpino. La tappa però non è interpretata in modo aggressivo dai big: la corsa degli uomini di classifica sonnecchia fino all'inizio dell'ultima salita, cosa che permette ad una fuga ben nutrita ed assortita di prendere il largo e di assicurarsi il successo di tappa.

Ci si trova a raccontare quindi di due gare diverse: in testa alla corsa dopo una serie scatti e ripensamenti parte Dario Cataldo all'inseguimento dell'olandese Timmer che aveva allungato in discesa; lo accompagna Pantano. Sembra ormai certo uno sprint a due tra l'uomo Sky, che sembra averne di più, ed il colombiano. Cataldo si gira a guardare l'avversario, attende una reazione, lo aspetta in vista dello sprint, ha paura di partire troppo presto... ed ecco che con un un ultimo chilometro da urlo rinviene sui due uno splendido Enrico Battaglin che vince per un soffio e firma la doppietta per la Baridani dopo il successo di Canola venerdì.

Dietro intanto i grandi stanno a guardare. In verità c'è un bell'attacco Pierre Rolland supportato tatticamente benissimo dai suoi compagni della Europcar e seguito da Hesjedal, che ha davvero tanto cuore nel rimanere alla ruota del francese. I due arrivano fino alla fine e guadagnano qualcosa su tutti gli avversari nella generale. 

Gli altri appunto: tutti dormono. Tutti tranne Domenico Pozzovivo che ai -4km scatta e lascia tutti sul posto. Tutti tranne Nairo Quintana che si fa dare un passaggio dal lucano fino allo striscione del traguardo per poi sprintargli in faccia. Non proprio un comportamento da cavaliere quello di chi era partito da Belfast coi favori del pronostico. Con questa brillante tattica il capitano della Movistar ha guadagnato sul connazionale Uran solo 20'', in una giornata in cui la rosa sembrava davvero in difficoltà.

Ieri stesso copione di base con una variazione su tema sul tema che si chiama Fabio Aru. La tappa è una lunga spianata di 200 km prima della salita, lunga e regolare, per il pian di Montecampione, là dove il pirata aveva staccato Tonkov in uno dei momenti memorabili del Giro 1998. La fuga sarebbe interessante e con nomi di peso (Cunego su tutti) se non che la Neri Sottoli decide di andarla a riprendere. 

La salita viene presa in modo regolare da tutti, forse troppo. Ai -10 km gli uomini di classifica guidano la corsa in un gruppetto ancora piuttosto nutrito (12 unità), Iniziano una serie di scatti da parte di uomini senza ambizioni per la generale con Evans, Uran e Quintana che si guardano perplessi in faccia. La situazione è ai limiti del grottesco. Prova ancora una volta a far saltare il banco Rolland che parte, viene chiuso dalla maglia rosa, e poi ci riprova riuscendo a staccare tutti. Anche stavolta l'arrivo finale lo premierà ma meno di quanto il francese non meriti.

Per fortuna ai -3 km arriva il momento di Fabio Aru: il 24enne sardo scatta e lascia tutti sul posto. Nessuno ne ha abbastanza per riprenderlo. Quintana va avanti a strappetti, sfruttando le occasioni che gli offre la strada, ma l'uomo Astana resta irraggingibile, vincendo alla maniera dei grandi e mettendo a tutti gli addetti un tarlo in testa: in un Giro senza padroni dove può arrivare Aru?

Perché la questione su che ne sarà di questa edizione è immendiatamente consequenziale: Uran Uran ed Evans guidano ancora la classifica separati da 1'03. Sulle prime due salite hanno sofferto molto e si sono mostrati vulnerabili ma al saldo del cronometro sono ancora lì ben piazzati. Se i livelli di forze restano questi e se nessuno si decide ad attaccarli seriamente (ossia non negli ultimi chilometri di tappa) non è detto che non restino davanti.

A 1'50 la maglia bianca dell'ottimo Majka che però ieri ha iniziato a dare segnali di cedimento (mentre sabato si è lamentato per un'Alpe Noveis affrontata dal gruppo con un ritmo da scampagnata). A seguire gli scalatori professionisti in un fazzoletto di tempo: Aru (2'24), Quintana (2'40) e Pozzovivo (2'42) non brillantissimo ieri, ma le sue salite sono quelle con pendenze più cattive. Hanno mostrato tutti e tre di esserci e di star bene anche se, lo ripeto, la condotta di gara di Quintana non è stata affatto simpatica e non ha contribuito a farlo amare né dai tifosi né dal gruppo.

Quali possono essere le ambizioni per Aru e Pozzovivo? Abbiamo alle porte la fatidica terza settimana con la Ponte di Legno-Val Martello domani, il rifugio Panarotta giovedì, la cronoscalata del Grappa venerdì ed il sabato da Welcome to the Hell sulle rampe dello Zoncolan. Insomma di terreno ce n'è molto e se ne hanno non c'è freno per le ambizioni. 

I francesi sperano in Pierre Rolland, ottavo a 4'47, distintosi per la generosità e la voglia di attaccare (unico tra gli uomini di classifica), per la attenta preparazione tattica della corsa e con una gamba niente male dal momento che sia ieri che sabato ha passato lo striscione dell'arrivo insieme a Quintana. 

La prova del fuoco per il capitano della Europcar, così come per tutti i suoi colleghi, verrà domani quando complessivamente la scalata del passo Gavia (tra le nevi, vedi foto), dello Stelvio (cima Coppi a 2700 metri, il punto più alto toccato dal gruppo) e della Val Martello. I malcapitati iscritti al Giro 2014 si troveranno a scalare in un paio d'ore oltre 4300 metri di dislivello, quasi quanto il monte Rosa, con un meteo che potrebbe rendere ancora più dura l'ascesa, specie sulle alte quote dei due passi. 

Infine è giusto concludere con una nota di cronaca: nella tappa di Oropa, a qualche chilometro dall'inizio della salita finale, una moto della Rai ha investito uno dei volontari della Protezione Civile dislocati sul percorso. I soccorsi immediati hanno evitato il peggio ed ora Angelo Leone è mantenuto in coma farmacologico in condizioni stazionarie al CTO di Torino. Un sincero augurio alla vittima di questo sfortunato incidente.

 

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