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Il Freedom Movement in Australia

I delegati e gli attivisti del Freedom Movement hanno deciso di marciare verso il parlamento di Canberra lo scorso 9 febbraio per riportare alle cronache nazionali il trattamento e le politiche riguardanti gli australiani indigeni. Questo movimento, rappresentato da circa 200 persone, ha iniziato la marcia dalla “Tenda della ambasciata aborigena”, messa proprio davanti al parlamento.

Michael Anderson, uno dei delegati,ha dichiarato:

“Siamo tornati qui per starci. Per mandare un messaggio. I parlamentari devono ascoltarci. Questa è la nostra terra, non l'abbiamo mai ceduta a nessuno, mai lo faremo. Non possiamo restare in silenzio, mentre i nostri figli vengono arrestati e imprigionati”.

Altri discorsi sono stati pronunciati da alcuni noti anziani aborigeni, i quali sono arrivati da tutti gli angoli dell'Australia. Un'anziana Ngarrindjeri, Chrstina Abdulla, ha affermato: “Questo è un governo razzista. Tutte le decisionei le ha prese in base a ideologie razziste. I nostri bambini vengono portati via, la nostra terra viene usurpata. Siamo qui per combattere i bianchi che prendono decisioni per noi all'interno di questo palazzo”.

Un altro anziano del clan Wiradjuri, Jenny Munro: “Noi possediamo questa terra e voi ce l'avete rubata. Non esiste nessun accordo, nessun trattato in cui vi è una firma nera in cui si evince la cessione del nostro territorio. Non dobbiamo provare il legame che abbiamo con questa terra. E' esattamente il contrario: fateci vedere dove è scritto che voi possedete questo territorio. La nostra gente non l'ha mai venduta”

Forse, la più importante dichiarazione è quella della Noongar Marianne Mackay: “vogliono cacciare la nostra gente dai luoghi in cui siamo nati e cresciuti, per fare posto alle miniere e i grandi interessi commerciali. Nell'Australia occidentale, le corporation aborigene non ci supportano perché sono tutte nelle mani del governo. Ci hanno detto che le nostre comunità non sono vivibili. E' una bugia. Hanno mai detto la stessa cosa per le cittadine in cui non ci sono aborigeni?”

Ben Taylor dello stesso clan Noongar, rincara la dose: “ vivo, sulla mia pelle, il razzismo da più di 60 anni. Sono stato portato via dalla mia famiglia, mi hanno, cosidetto “istituzionalizzato”. Vivevo in una stanza con altre 21 persone e un solo secchio come toilet. Diventati più grandi, siamo stati istituzionalizzati ancora, questa volta in prigione. E per cosa? Per possesso illecito di una bottiglia di vino”.

La marcia sul parlamento australiano era il climax di vari giorni d protesta in diverse città della più grande nazione dell'Oceania. In tutti questi giorni, i manifestanti hanno sottolineato come sia in atto, giorno dopo giorno, la distruzione dell'eredità cultural aborigena.

Michael Anderson, il quale è l'ultimo sopravvissuto tra i fondatori della Ambasciata Aborigena lancia un messaggio importante: “l'unione fa la forza, dobbiamo unire tutte le nostre nazioni, supportarci l'un altro, istruirci, prepararci e tutto tornerà a noi”.

Le sue parole sono seguite, ancora una volta, da Jenny Munro: “ c'è una malattia diffusa tra i bianchi, si chiama razzismo. Ovunque sono andati nel mondo l'hanno portata con loro. Sfruttano i popoli nativi, prendendo ciò che non è loro”.

Come risposta , il primo ministro, Tony Abbott, ha onorato del titolo di Cavaliere il principe Phillip, marito della Regina Elisabetta, Il principe è colui che, quando ha incontrato per la prima volta un aborigeno, gli ha chiesto “vi tirate ancora le frecce l'un l'altro?”.

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