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Il Fascismo 100 anni dopo

Nell'anno del centenario della nascita del Governo dittatoriale Fascista, esaminiamo – dando delle risposte alle domande più comuni - uno dei più importanti fenomeni storici del Novecento, andando alle sue radici.

In poche parole cosa fu il Fascismo?

Per rispondere prenderei in prestito le parole di un famoso storico ungherese del Novecento (Gyula Sas): “Prima della presa del potere, il Fascismo appariva un movimento rivoluzionario, il quale, mediante una fraseologia composta da esuberanti frasi nazionalistiche, giurava di tutelare la 'salvezza della Nazione', gli interessi di tutto un popolo contro la 'pezzente borghesia' ed i nemici della Patria. Dopo la conquista del potere risultò che la rivoluzione fascista era un volgare imbroglio, che la 'salvezza della Nazione' significava la salvezza della cassaforte della borghesia; che per interessi del popolo s'intendevano gli interessi dei grandi capitalisti; che l'espressione 'pezzente borghesia' non era altro che un'astuzia malvagia per adescare le classi medie e gli operai e che per nemici della Patria andavano compresi tutti i lavoratori (non solo comunisti), i quali erano traditori in quanto volevano vedere difesi i loro legittimi interessi”. Semplificando, il Fascismo fu lo strumento che il capitalismo2 usò per assoggettare tutte le classi, specialmente quelle meno abbienti. Esso operò nell'ambito degli interessi delle élite non meno efficacemente che se quelle élite avessero governato direttamente. Sotto certi aspetti mi ricorda la mafia agraria dei primi vagiti...

Perchè nacque il Fascismo?

Trovarne le cause (che quasi certamente furono più di una) è impresa ardua, tant'è che sinora molti storici sono lì a chiederselo (chissà, forse se lo sarà chiesto persino lo stesso Mussolini...). Il Fascismo fu un fenomeno molto più complesso di quanto possa sembrare, e probabilmente anche fra mille anni ci si ritroverà a discuterne ed a teorizzare le tesi più disparate. “Il Fascismo – sentenziò lo storico inglese, recentemente scomparso, S. J. Woolf – rappresenta un ideale terreno d'incontro per storici, scienziati della politica e sociologi “. Ad ogni modo è innegabile (e qui un po' tutti sono concordi) che la congiuntura economica dell'epoca (scaturita dalla guerra) creò il terreno fertile ad una crisi sociale3 e politica molto marcata, e ciò inevitabilmente aprì la strada ad estremismi di varia natura e di diversa matrice che sarebbero poi sfociati soprattutto nel Comunismo (estrema sinistra) e nel Fascismo (destra oltranzista), che ne fu il vero antagonista (più o meno lo stesso accadrà di lì a poco in Germania, con la salita al potere del Nazismo e di Hitler, contrapponendosi al Comunismo).

Fu a causa del Comunismo che il Fascismo, dopo esser venuto alla luce, si sviluppò con una certa rapidità?

Proprio la paura del Comunismo giocò un ruolo importantissimo e forse decisivo, nella proliferazione del Fascismo. L'avanzata “rossa”, infatti, in quel periodo iniziava a terrorizzare i ceti abbienti4, che così cercarono nel Fascismo un rifugio e nel contempo un mezzo per arginare l'inesorabile avanzata “bolscevica” (migliaia di Comuni erano caduti nelle mani di amministratori socialisti e comunisti, tantissime fabbriche erano state occupate, lo stesso accadeva con le terre....), ponendo fine a una situazione intollerabile che, senza sboccare mai in una vera rivoluzione, aveva però tutte le prepotenze e le durezze di una pericolosa eversione. Sin dal principio, e forse in questo fu coerente, il Fascismo si proclamò antibolscevico.

Ma lo Stato come si comportò dinnanzi alla violenza comunista?

Il governo liberale non osò contrapporre al moto di ribellione delle masse i mezzi di repressione dello Stato. Lo Stato italiano era così svuotato di contenuto che fino a quando i cittadini onesti (e non solo) ne invocarono l'azione, ebbe paura di muoversi, perché temeva un processo di bolscevizzazione più imponente di quello che già c'era. Esso perciò cercò di placare il movimento mediante trattative, accordi, concessioni e compromessi. Il Parlamento, frantumato in una serie di partiti in contrasto, non riusciva a dar vita ad un governo stabile, a risolvere nessuna delle urgenti questione economiche se non con compromessi raggiunti dopo faticose trattative, e mai in modo rapido e univoco.

Perchè la tanto temuta rivoluzione comunista non si realizzò?

Essa in realtà non fu mai concepita dagli alti vertici di Partito (mancarono di coraggio? Mancarono di seria organizzazione? Mancarono di maturità politica? Chi lo sa...). Inoltre l'atteggiamento sovversivo li rese invisi persino agli stessi comunisti, quelli meno oltranzisti, provocando una gran perdita di consensi, molti dei quali confluirono negli schieramenti di destra. È anche vero che quando c'è una crisi economica, come quella che attraversava all'epoca l'Italia, si va spesso non al rafforzamento, ma all'indebolimento della classe operaia e delle sue organizzazioni. Esse vengono esposte alle stesse tendenze scissionistiche, alla stessa riduzione della capacità d'azione, allo stesso calo di fiducia, come tutti gli altri componenti della società.

Perché il Fascismo si affermò senza trovare veri ostacoli alla sua avanzata?

Mussolini trionfò grazie ad una diserzione quasi universale. Solamente qualche minoranza di proletari e di intellettuali ebbe il coraggio di affrontarlo, seppur senza una seria organizzazione. Ma non c'è da sorprendersi su questo atteggiamento passivo e rinunciatario, in quanto la nostra storia non ha mai offerto nessuna autentica rivoluzione popolare in nome della libertà. Persino la lotta per l'indipendenza, ovvero il Risorgimento, fu opera di una ristretta minoranza di intellettuali e visionari, non certo di un intero popolo. La coscienza di libertà è sempre mancata fra le masse. Forse soltanto con il Fascismo, quando esso salì al potere nel '22, per la prima volta nella storia d'Italia, la rivendicazione dei diritti inalienabili ed il concetto di libertà iniziarono a porsi come un problema di popolo e non più come un problema di una setta di iniziati. Attraverso tante miserie e tante umiliazioni, la coscienza del valore della libertà iniziò finalmente ad essere concepita dalla massa.

La connivenza dello Stato giocò un ruolo fondamentale nel successo fascista?

Certo! Senza la complicità dello Stato italiano – che fu molto più di un “semplice” complice - il Fascismo non si sarebbe mai potuto affermare. Mai! Non ne aveva la forza, e forse non possedeva nemmeno il coraggio di osare. Grazie allo Stato5 il Fascismo trionfò senza incontrare una vera resistenza. La marcia su Roma fu una farsa pagliaccesca organizzata per impressionare, nulla di più. Forse inizialmente (molto prima della marcia su Roma) lo Stato pensava di servirsi dei fascisti per scongiurare il pericolo di una ipotetica rivoluzione comunista e ristabilire la pace sociale (come già detto, in Italia, infatti, non regnava certo l'armonia...), per poi, quando si sarebbe esaurito il loro compito, immetterli nella legalità e ridurli all'impotenza. Poi quando i massimi esponenti del Governo (fra cui Giolitti) presero coscienza della crescita di consensi del nuovo movimento, decisero di affidargli pieni poteri. Certo, all'epoca la classe dirigente del Paese (nelle sue componenti politiche ed economiche), come abbiamo già detto, versava proprio in uno stato pietoso: larghi strati di popolazione si allontanarono così dalla democrazia e ciò agevolò di molto il Fascismo, in quanto sembrava l'unica formazione in grado di dare vita ad un governo autorevole, capace di condurre l'Italia verso la ripresa sotto tutti i punti di vista. Mussolini in quel periodo storico si presentò come l'uomo giusto al posto giusto.6 E dovette pensarla così anche Re Vittorio Emanuele III quando gli affidò la guida del Governo.

Ma non dobbiamo dimenticare che un fattore decisivo fu il ruolo degli industriali.

Esatto. Essi, incoraggiati dalle prime spedizioni punitive che avevano gettato nel panico le masse “bolsceviche”, svelando l'insufficienza rivoluzionaria dei dirigenti socialisti, decisero di finanziare il movimento per sfruttarlo a loro vantaggio. Sovvenzionato dagli industriali il movimento fascista si sviluppò rapidamente (trovando via via il sostegno di quegli uomini che sono sempre stati per principio dalla parte del vincitore) e trovò aiuti insperati dovunque. Il supporto degli industriali rappresentò perciò una vera svolta...

Ma su quale ideologia si appoggiavano i fascisti?

Non c'era una vera dottrina, se non quella della prevaricazione e della violenza ai danni dei più deboli o di coloro che non s'allineavano con il loro falso fanatismo. Essi, infatti, non erano dei fanatici. I fanatici, seppur a modo loro, credono sinceramente in qualche ideale, magari bieco, assurdo, ma credono in qualcosa e sono leali nella loro mentalità distorta (come ad esempio i nazisti: il genocidio ebreo, perseguito anche quando la disfatta tedesca era ormai prossima, dimostra che il Nazismo era il frutto dell'azione di fanatici ciecamente devoti a degli ideali che nulla avevano a che fare con la demagogia o l'opportunismo). I fascisti - almeno quelli più in alto in grado - invece erano più che altro dei falsi, degli ipocriti, degli opportunisti sleali che badavano solamente ai loro interessi, Mussolini in primis, ed a sfogare i propri istinti violenti. Sin dall'inizio si mantennero vaghi, senza far capire cosa volessero veramente, se non mediante discorsi molto generici, volutamente ermetici, fuorvianti ed intrisi di demagogia populistica, giusto per attirare il popolo più ingenuo fra le classi più disparate. E in quei rari casi in cui evidenziavano le loro intenzioni concrete, essi diventavano i più validi rappresentanti dell'incoerenza e dell'opportunismo: predicavano una cosa (ad esempio si dicevano favorevoli ad affidare le industrie agli operai, per un'aspirazione degna della sinistra più radicale!) per poi fare l'esatto opposto. Si professavano repubblicani per poi diventare monarchici... Dopo aver preso il potere Mussolini adotterà un programma in antitesi con le sue origini. Basti pensare a quello che farà con gli ebrei durante il suo governo: prima affermava che in Italia non si poneva un problema ebraico, poi emanò le leggi antisemite, e questo solamente per “strizzare l'occhio” ad Hitler. Ma anche i Patti Lateranensi andarono contro le sue antecedenti idee anticlericali....Ma potremmo citare decine di esempi. Anche prima di prendere il potere, Mussolini dichiarando apertamente quale fosse il suo programma, evidenziò la sua contraddittorietà: “Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici; conservatori e progressisti; legalitari e illegaritari, a seconda delle circostanze, di tempo, di luogo...”. Insomma, fu lui stesso a dichiarare lo spirito incoerente, trasformista (in proposito non dimentichiamo che prima della Grande Guerra egli era un convinto pacifista, per poi mutare completamente opinione e diventare un accanito sostenitore della “discesa in campo” italiana) ed opportunista del Fascismo, e la cosa che stupisce è che se ne vantava pure con una certa arroganza. In effetti, rispetto alla povertà dei programmi fascisti, il fervore e l'intensità di chi si proclamava fascista ha spinto molti studiosi a cercare le radici del fenomeno in alcune premesse di ordine psicologico. Non potendone individuare l'ideologia, il fascismo viene considerato un'emozione.

A proposito di incoerenza, fu però proprio ciò ad indurre molti fascisti della prima ora ad abbandonare il movimento già nel 1920.

Esatto. Il Fascismo7 delle origini (1919) in fondo non era altro che la reazione, il desiderio di rivalsa di quei cittadini, in buona parte ex combattenti, che erano rimasti delusi dall'esito della guerra, che a conti fatti era stata una sconfitta (si parlò di “vittoria mutilata”). Molti di loro erano animati da ideali sinceri che perlopiù si rifacevano all'amor patrio (per quanto lo interpretassero in maniera discutibile...). Si cercava insomma qualcuno che facesse risorgere l'Italia dalle ceneri della Prima Guerra Mondiale e che magari desse sostegno economico a coloro che a quel conflitto avevano sacrificato tanto, ed il Fascismo prometteva con tanti bei discorsi di assecondare le aspirazioni di grandezza della Nazione e di risarcimento (nel senso completo del termine) dei reduci. “Bisogna fare tabula rasa, i vecchi partiti sono morti o moribondi, occorre gente nuova che affronti in pieno la plutocrazia internazionale che vuole contenderci i frutti della vittoria, e la plutocrazia italiana incapace di andare incontro ai lavoratori reduci dalla trincea”. Era con parole come queste che i fascisti abbindolavano la gente. Poi nel 1920 iniziarono ad entrare tra i Fasci i componenti della borghesia agraria, e il loro ingresso ne mutò la fisionomia e gli fece perdere i suoi tratti peculiari. Il programma originario del partito fu snaturato: così ad esempio il diritto alla terra dei contadini ex combattenti, già approvato nel primo congresso fascista, diventò una semplice astrazione, da dimenticare definitivamente. E per questo che molti aderenti della prima ora, che avevano visto nel fascismo non solo una reazione al comunismo ma anche un movimento rinnovatore del Paese, lo abbandonarono disgustati. E probabilmente da quel momento il Fascismo non fu più lo stesso, e quei pochi ideali che lo avevano inizialmente permeato iniziarono a scemare, confluendo in una sete smodata di potere, protagonismo, spirito di avventura, intransigenza e violenza, unici veri “ideali” a cui si piegheranno i vertici e gran parte degli affiliati, molti dei quali erano autentici criminali. Con l'entrata in scena degli industriali, come abbiamo già visto, il Fascismo muterà ulteriormente, ed in maniera irreversibile.

Inizialmente i sostenitori di Mussolini a prescindere dalla loro classe sociale ed economica d'appartenenza, erano perlopiù persone che non avevano più voce in capitolo nella società? Era il posto di raccolta dei declassati di tutte le classi?

Inizialmente sì, è vero, in linea generale possiamo dire di sì. Se un individuo sta bene con se stesso, se è soddisfatto della sua posizione, non ha motivo per ribellarsi, per dar luogo ad agitazioni reazionarie. È un concetto implicito. Anche se possono sempre esserci delle eccezioni. Ma nella stragrande maggioranza dei casi chi sosteneva tali movimenti erano coloro che avevano visto mortificare le loro ambizioni. E furono proprio costoro che ne costituirono il centro propulsore, estremizzando la propensione all'eversione. In proposito vorrei sottolineare che il Fascismo fu abile - e questo forse fu il segreto del suo successo - a trasferire le frustrazioni individuali o di classe a un livello nazionale, con rivendicazioni territoriali, sogni di potere imperiale e così via. Anche per questo nei fascisti il germe rivoluzionario ed autoritario ne risulterà fortemente alimentato. Poi col tempo sarebbero entrati nel Fascismo anche elementi d'alto lignaggio, in primis per tutelarsi dal pericolo comunista.

Alla vigilia della marcia su Roma il Fascismo si presentava come un'amalgama informe di forze discordanti e contraddittorie. E questo si verificò proprio perché Mussolini riusciva, mediante la sua proverbiale ambiguità, ad attirare ogni classe?

Esatto. Quest'amalgama comprendeva di tutto, e si andava dai proletari agli agrari, dai borghesi ai contadini ... Ed anche dopo aver preso il potere, Mussolini esitò a definire il programma perché temeva che svanisse l'equivoco, cioè quell'ambiguità grazie alla quale era riuscito a conquistare molti adepti, e che, dopo esser entrato in parlamento attraverso vie apparentemente legali (cioè mediante elezioni-farsa), gli garantirà di tenere unite le correnti più disparate. Almeno sino a quando si sarebbe instaurata la vera dittatura.

Fra i loro adepti c'erano anche molti ex ufficiali, messi in congedo dopo la guerra?

Esattamente. Essi mal potevano rassegnarsi alla vita del riposo, mediocre ed incolore. Costoro si gettavano nei pericoli della guerra civile con slancio, lieti di avere delle truppe da comandare, degli ordini da eseguire, tanto più lieti quanto meno il pericolo bellico esisteva, specialmente in confronto ai rischi della guerra recentemente combattuta. Intorno ad essi si schierarono coloro che provenivano dagli Arditi, dai reparti di assalto... esasperati perché la patria, per la quale avevano versato il sangue, non poteva offrire loro alcuna sistemazione o una sistemazione rispondente alle loro pretese. In loro si sviluppò l'”ideologia” fascista originaria. Nata dalla guerra, essa era soprattutto militaristica: esigeva la disciplina delle masse di fronte al potere di comando del capo e di conseguenza era ostile a ogni democrazia e disprezzava la pace contrapponendole un bellicoso ideale eroico. Tuttavia l'apporto maggiore al movimento fascista fu dato dai giovanissimi, che alla guerra non avevano partecipato, ma che avevano assorbito nell'ambiente saturo tutte le esaltazioni della guerra. Questi giovani, non conoscendo per esperienza diretta i dolori e gli orrori del conflitto, avevano assorbito dalla psicosi bellica soltanto la parte romantica, l'amore per la patria, la passione per le avventure e le decorazioni. E nel Fascismo e nel suo piano di “ricostruzione” c'era quell'indefinibile elemento espresso dalle parole “guerra”, vittoria” e “combattenti” che era assente o troppo blandamente presente negli altri. E c'era più spirito dinamico. Non a caso la fase eroica del fascismo fu puramente squadrista e non politica. In proposito vorrei citare la definizione che i Fasci di Combattimento si diedero inizialmente: “Siamo un movimento di forze rivoluzionarie interventiste, aperto agli italiani di tutte le fedi e di tutte le classi produttive, in vista di una nuova battaglia, necessaria a dar valore alla guerra e alla vittoria”.

Quindi la guerra è stata una della cause che portarono alla nascita del Fascismo?

Giusto. Non a caso dopo la prima guerra mondiale in tutta Europa vi fu una sorta di febbre delle dittature. Sotto forme diverse e per ragioni diverse, dittature si stabilirono in rapida successione in Spagna, Grecia, Austria, Ungheria... ovviamente Germania (Nazismo), ovvero in tutti quei Paesi (a parte la Spagna) in cui la guerra aveva avuto le più drastiche conseguenze. Ma un po' in tutta Europa la guerra fu seguita da uno stato permanente di sconforto, di guerre civili e di rivoluzioni più o meno drastiche. Ciò vuol dire che la nascita del Fascismo non fu un caso isolato. E forse non fu nemmeno un fenomeno evitabile...

Alberto Sigona

2C'è da ricordare che la crisi aveva ridotto i profitti della classe capitalistica ed essa voleva ripristinarli aumentando il grado di sfruttamento e dubitava di poterlo fare in regime democratico. Quindi non fu solo il terrore della rivoluzione bolscevica ad indurre i capitalisti ad appoggiare i fascisti...

3La crisi economica del Dopoguerra avevano ridotto in miseria larghe masse di lavoratori. Queste masse esasperate abbandonarono i partiti di massa a carattere democratico e, deluse e piene di odio, si volsero contro la democrazia, schierandosi per le milizie e le leghe di combattimento miliaristico-nazionalistiche.

4Insieme all’antibolscevismo degli industriali e dei proprietari terrieri, vi era quello dei bottegai e dei commercianti. Molti di costoro avevano avversato la guerra, e nel 1919 avevano simpatizzato con le proteste dei “bolscevichi” contro i responsabili della guerra. Ma non appena questo bolscevismo cominciò ad imporre calmieri, saccheggiare negozi, eccetera, anch’essi divennero accesi “antibolscevichi”.

5Già nell'ottobre del 1920 il capo di Stato Maggiore, Badoglio, iniziò a dare istruzioni ai comandi di divisione di appoggiare il movimento fascista. Dagli effettivi dell'esercito le armi passarono nelle mani dei fascisti. Nelle spedizioni punitive chi indossava la camicia nera poteva impunemente uccidere, appiccare incendi...insomma potevano fare tutto. Nulla gli era precluso.

6Più o meno la stessa cosa avverrà in Germania. Anche lì la democrazia non riusciva a far uscire il Paese dalla grave crisi economica e sociale in cui era precipitata dopo il 1929, così le masse si “affidarono” ai nazisti.

7Molti storici hanno considerato il Fascismo un movimento piccolo borghese, ma la base sociale andava molto oltre la piccola borghesia, sia verso l'alto, sia verso il basso, e comprendeva i settori andati in rovina e compromessi irrimediabilmente.

Foto Wikimedia

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