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Il DDL sicurezza: le foto delle tombe dei migranti. Per non dimenticare

Il Senato si appresta ad esaminare in terza lettura il DDL sulla sicurezza, cioè il provvedimento che introduce il reato di clandestinità. Come è certo l’aula di palazzo Madama, su richiesta del Governo voterà una sola volta sulla fiducia con cui l’esecutivo impedirà qualsiasi discussione sui 160 emendamenti dell’opposizione. Il rullo compressore leghista chiede il suo tributo di vittime, frutto avvelenato della politica razzista che parlando ai peggiori sentimenti d’intolleranza del Paese chiede il sangue dei diversi.

Il reato di clandestinità, palesemente incostituzionale, stabilisce un primato. Per la prima volta entra nel Codice di Procedura Penale lo “status” di un individuo e non il suo comportamento criminale. Unito alla politica dei respingimenti in mare offre l’immagine perfetta di un Governo ostaggi di una minoranza razzista che rievoca sentimenti che pensavamo sepolti per sempre.
Non sono bastati i giudizi del Presidente della Camera Fini formulati in una intervista al quotidiano spagnolo “El Mundo” che ha definito “immorali” i respingimenti in mare bollando come clandestini “a prescindere” tutti coloro che cercano di “violare” i confini nazionali compresi coloro che fuggendo da guerra e persecuzioni per reati d’opinione, avrebbero diritto al riconoscimento dello status di rifugiato politico. Nel corpo della sua intervista Fini chiarisce meglio la sua posizione parlando di provvedimenti che non considerano la dignità dell’uomo giudicando lo status legale o meno delle persone prima dei loro bisogni e delle loro necessità. Essendo pronunciate oltre che dalla terza carica della Repubblica, dal cofirmatario di una legge che a suo tempo l’opposizione definì ”disumana” come la Bossi-Fini, queste valutazioni danno la misura del carattere discriminatorio della legge in esame.
Per l’attuazione pratica di quanto si voterà il Governo ha eseguito una inversione totale di posizione politica nei confronti della Libia. Del resto Berlusconi ci ha abituato a mutamenti repentini d’opinione e certo la coerenza non è una dote della quale il Cavaliere possa vantarsi. Ricevuto a Roma come il leader di un Paese amico, al piccolo “dittatore del deserto” è stato concesso un palcoscenico privilegiato, una vetrina in cui fare sfoggio del suo potere assoluto interprete di quel Governo espressione di una civiltà “minore” come il Cavaliere definì la cultura islamica in confronto a quella cristiano/occidentale. Un bel voltafaccia tipico dell’opportunismo politico del monarca del centro-destra che ha venduto la sua diga della civiltà “superiore” sull’altare del ricatto leghista al prezzo di qualche autostrada libica costruita con i soldi dei contribuenti italiani travestiti da indennizzo del colonialismo.
Al Governo non interessano gli appelli delle associazioni umanitarie, della Chiesa, di intellettuali e di uomini di cultura che hanno firmato appelli per una modifica significativa di quanto si è preparato. Neanche il bieco tornaconto ha fatto cedere questo moderno “fronte della fermezza disumana” che, come denunciato da Emma Bonino, produrrà un ingolfamento dei nostri tribunali ed il collasso delle carceri già oggi oltre la capienza massima. Figurasi se qualche esponente della maggioranza si sia preoccupato se, chi sprovvisto del permesso di soggiorno, non potrà riconoscere i propri figli iscrivendoli all’anagrafe, non potrà sposarsi, non potrà inviare soldi ai familiari nei Paesi d’origine, non potrà ricevere cure mediche.
Mentre a Roma avanza la nuova legge l’isola di Lampedusa entra nel cuore della stagione turistica con le sue spiagge candide e il suo mare turchese. Anche le forze dell’ordine sembrano silenti e l’ampio dispiegamento di uomini e mezzi appare sonnacchioso e alle prese con la routine quotidiana. Una breve indagine tra i lampedusani ci racconta di una situazione sul punto di esplodere alcuni mesi fa quando 5000 stranieri affollavano il Centro d’immigrazione ed espulsione sorvegliati da oltre mille agenti.
Oggi tutto questo è un ricordo il CIE è vuoto e gli agenti sono tornati ai loro precedenti incarichi, nulla sembra ricordare l’emergenza. Allora siamo andati a visitare il cimitero dei barconi con cui gli immigrati arrivano sulle coste dell’isola ed ora, posti sotto sequestro dall’autorità giudiziaria, giacciono tristemente reclinati su un fianco dove spiccano i nomi arabi che battezzavano gli scafi. Anche loro sono tristi ed inutili testimoni di mercanti di esseri umani che stanno certamente organizzando metodi alternativi per rinnovare i loro crimini su altre rotte, con altri funzionari libici o tunisini corrotti, con altre famiglie mafiose incuranti se fare soldi con armi, droga o donne incinte. A proposito, a quei ministri e parlamentari leghisti rozzi e ignoranti che denunciavano le donne incinte sui barconi come mendicanti di pietà, ricordiamo che le stesse donne in fuga dalla miseria, vengono violentate e messe incinte dai mercanti di schiavi durante le settimane e mesi di viaggio dai loro Paesi d’origine come è ormai certo dalle migliaia di racconti raccolti dalle organizzazioni umanitarie e dagli operatori sociali.
Dunque mentre i signori della morte “adeguano il loro mercato” alle circostanze, il Governo italiano in combutta con quello libico, respinge in mare gli immigrati condannando molti di essi alla morte e nulla fa contro il traffico di carne umana. Ai parlamentari che voteranno il DDL sulla sicurezza macchiandosi così di un orrendo crimine, dedichiamo le foto delle tombe anonime dei clandestini ai corpi sconosciuti dei quali, mani più pietose delle loro, hanno dato una triste sepoltura all’interno del cimitero di Lampedusa. Per loro, genitori, fratelli, figli e mogli che magari li credono vivi in qualche Paradiso che avevano immaginato insieme, chiediamo l’ultima coerenza di un Paese ormai disgustoso: Respingiamoli in mare, seppelliamoli per sempre con la nostra coscienza. Perché niente ci ricordi che qualcuno chiedeva solo dignità e un’opportunità di vita migliore. Una sola!

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