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Il 9 luglio sciopero generale della stampa. I dubbi del fronte anti-bavaglio

Si spengano le luci, cali il sipario. Il 9 luglio la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha indetto una giornata di sciopero contro il Ddl Intercettazioni. Un black out volto a denunciare il tentativo d’imbavagliamento governativo che rischia di strangolare la libertà d’informazione in Italia. Ma non tutti pensano che l’autocensura sia la forma di protesta più efficace.

Il 9 luglio sciopero generale della stampa. I dubbi del fronte anti-bavaglio

Il mondo del giornalismo italiano si divide in due fronti riguardo l’iniziativa promossa dalla Federazione Nazionale della Stampa: una giornata di sciopero totale dei media.
 
’’Un giorno di silenzio - dice il presidente della Fnsi, Roberto Natale - per dimostrare e denunciare la gravità della situazione che si determina con il ddl. Un silenzio che diventerà assoluto su molte innumerevoli notizie quando e se il ddl sarà approvato’’. Rincara la dose il direttore Franco Siddi, che parla di "silenzio rumoroso, che è indignazione e protesta". Il direttore del sindacato unitario giornalisti invita tutti a "svegliarsi e a bloccare questa legge prima che diventi definitiva’’, una legge che ’’espropria i cittadini di un bene inalienabile: il diritto a sapere".
 
Niente giornali nelle edicole, uno schermo nero in lutto sulla rete, queste le iniziative più importanti della "giornata del silenzio", appoggiata dalla stragrande maggioranza delle testate giornalistiche.

"Non è uno sciopero tradizionale - continua Franco Siddi - è il segnale straordinario, estremo, necessario per respingere un provvedimento che instaura la censura preventiva sulla stampa e cancella il diritto dei cittadini ad essere informati".
 
Ma la scelta di tale forma di protesta, da alcuni ritenuta troppo "estrema" - se non autolesionistica - ha suscitato polemiche all’interno dello stesso fronte anti-bavaglio.
 
C’è chi, come Arianna Ciccone di Valigia Blu, propone piuttosto una giornata di "superinformazione". L’idea è quella di regalare le copie dei giornali o, qualora ciò non sia possibile, di farle pagare la metà: "Ve lo immaginate? - scrive sul suo blog la Ciccone - in edicola quel giorno chi normalmente legge un giornale potrebbe decidere di leggerne 4, 5, invece di avere una giornata senza informazione avremmo una giornata di superinformazione!". Per questo motivo sul sito di Valigia Blu per tutta la giornata del 9 verranno pubblicati articoli, video, foto e commenti riguardanti esclusivamente il Ddl intercettazioni, al fine di stimolare un dibattito il più vivo e acceso possibile sull’argomento.
 
E’ invece più critico Marco Travaglio che, dalle colonne del Fatto Quotidiano, parla di "auto-bavaglio anti-bavaglio" legatosi da solo dai giornalisti. "Non saranno un bello spettacolo le edicole il 9 luglio, quando i lettori troveranno soltanto i giornali crumiri, cioè berlusconiani di destra (Il Giornale, Libero, Il Foglio, Il Tempo) e di sinistra (Il Riformista)". Ma, specifica il giornalista, "non intendiamo rompere la solidarietà del fronte anti-bavaglio. Ma solo insinuare, finché siamo in tempo, un piccolo dubbio agli amici della Fnsi: sicuri che la forma più efficace di protesta contro il bavaglio sia autoimbavagliarci per un giorno?".
 
Gli risponde direttamente il collega Sandro Ruotolo: "Caro Travaglio, capisco le tue obiezioni, ma penso che abbia ragione la Fnsi a protestare con lo sciopero. Non è il momento di dividersi". Il giornalista di Annozero sottolinea che "di tutto si può accusare la Fnsi ma non di ricorrere con disinvoltura all’arma dello sciopero. Se questa volta ha optato per la linea estrema una ragione ci deve pur essere. Il 9 luglio è uno sciopero politico, una forma di resistenza. La controparte è il governo e in gioco c’è la libertà di informare e di essere informati".
 
Nonostante i dubbi, e le scintille di qualche polemica, la Fnsi annuncia che lo sciopero del 9 luglio si terrà come annunciato. Previste iniziative anche sul web, da Articolo21, Lettera 22 e Reporter senza rete fino alle nostre pagine di Agoravox, la giornata sarà colorata da varie forme di protesta.
 
Assicurata la presenza nelle edicole invece di alcune testate: Il Giornale, Libero, Il Foglio, Il Riformista e Il Tempo.
 
Dopo un primo momento d’incertezza aderisce allo sciopero anche Il Manifesto, con una nota della direttrice Norma Rangeri: "siamo convinti che, pur pagando un prezzo molto alto (viviamo delle nostre vendite), la battaglia per la libertà di informazione si debba rafforzare anche combattendo contro i tagli indiscriminati del ministro Tremonti alla legge sull’editoria".

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