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Identità, libertà, religione e individualizzazione

"Per quel che riguarda le azioni umane, non piangere, non ridere, non indignarsi, ma comprendere" (Spinoza).

Identità, libertà, religione e individualizzazione

L’identità di ognuno di noi viene stabilita dal contesto familiare, amicale e sociale in cui vive. E una società dominata dal consumismo e dalle relazioni commerciali, come tutta la storia umana, sembra caratterizzarsi dal costante “dominio da parte di coloro che sanno manipolare le parole su coloro che sanno maneggiare le cose… Bisogna sottolineare che, in generale, questi manipolatori di parole, preti o intellettuali, si sono sempre collocati dalla parte della classe dominante, a fianco degli sfruttatori contro i produttori” (Simone Weil, 2001-2009, p. 59).

Inoltre nelle società complesse ad alto tasso di immigrazione che stabiliscono molti rapporti commerciali con paesi di tutto il pianeta, l’identità diventa sempre più composita e frammentaria: “la maggior parte delle persone è costituita da altre persone… I loro pensieri sono le opinioni di un altro, la loro stessa vita una continua imitazione, le loro passioni una citazione” (Oscar Wilde). Così “Tutti noi siamo un guazzabuglio selvaggio di identità. È l’individuo stesso che decide (non sempre), a seconda del momento e del contesto, a quali tra esse dare la preminenza. Nessuna però di queste appartenenze determina le altre. Se questo vale per le nostre relazioni sociali in genere, a maggior ragione vale per l’individualizzazione (a volte multipla) delle religioni” (Ulrich Beck, Il Dio personale. La nascita della religiosità secolare, Laterza, 2009, p. 172).

A proposito di religione: Voltaire affermò che la religione cristiana dovrà produrre la dignità della tolleranza, “benché finora i cristiani siano stati gli uomini più intolleranti sulla faccia della terra”. Dopotutto da quando la religione cattolica ha ereditato il potere assoluto della religione pagana, imperiale e romana da Costantino, gli uomini religiosi di potere non riesce a dimenticare questa cattiva eredità del passato. Infatti anche se l’individualizzazione nasce dal cristianesimo e dagli insegnamenti di Gesù sulla libertà e sulla responsabilità individuale, permane purtroppo la “contraddizione cristiana di fondo tra individualizzazione della fede, da un lato, e appartenenza a una tradizione religiosa ed ecclesiastica che esclude la libera decisione, dall’altro” (Beck, p. 127).

Comunque come affermato dal sociologo Ulrich Beck oramai viviamo in città e società nazionali cosmopolite, multiculturali e multilingue: non esistono più categorie chiare, ci sono innumerevoli persone con doppio o triplo passaporto o apolidi. I confini nazionali “sono stati eliminati, sono divenuti permeabili, si sono confusi e nello stesso tempo è stato stabilito un “realismo cosmopolitico” che esamina le paure e le opportunità delle diverse relazioni sociali e culturali. E anche dal punto di vista religioso “si sta imponendo la prassi del plusvalore cooperativo. Ciò significa che i gruppi possono essere intolleranti nei confronti della teologia altrui, ma ciò nonostante collaborare in modo creativo per realizzare obiettivi condivisi. Gli esperti di teologia, con le loro controversie infinite, potrebbero imparare” questa lezione d’empatia (p. 241).

Del resto l’anima psicologica è una “materia” molto plasmabile e infatti Claude Lévi Strauss definiva l’identità come “un fuoco virtuale… un limite cui non corrisponde in realtà alcuna esperienza” (1980). Nietzsche invece affermò che “Noi inventiamo noi stessi come unità in questo mondo di immagini da noi stessi creato”. Ma per essere più realisti bisogna adottare un punto di vista “politico”: secondo Ugo Fabietti l’identità, è in particolare la definizione dell’identità etnica, è uno dei tanti modi per competere e riuscire ad ottenere delle risorse (2000).

E siccome la politica è eternamente legata all’economia, riporto anche il pensiero di un grande economista, oggi molto trascurato, il quale affermò che “Si tende ad associare la verità alla convenienza, ossia con quanto non disturba il proprio interesse, il proprio benessere o il proprio comodo. Viene inoltre tenuto in grande considerazione tutto ciò che contribuisce all’autostima. I comportamenti economici e sociali, sono complessi e comprenderne la natura è mentalmente estenuante. Ecco perché restiamo abbarbicati alle idee che meno rimettono in discussione le nostre convinzioni” (J. K. Galbraith, consulente economico di Kennedy).

Però nella neonata società della scienza e della conoscenza abbiamo la possibilità di conoscere molte persone, idee e culture, e possiamo condividere e diffondere la verità per eliminare o ridimensionare i pregiudizi scientifici, economici, politici, etnici e culturali. Perciò “Internet non è semplicemente una tecnologia. È il mezzo tecnologico fondante della società dell’informazione, che rende possibile l’illimitata espansione di reti interattive (e identità multiple) in ogni settore della nostra esistenza… è il cuore del sistema, che forgia e modella la nuova struttura sociale di ogni cosa” (Manuel Castells, 2003).

Quindi nelle società occidentali la personalizzazione è diventata “una religione nella quale l’uomo è al contempo credente e Dio” (Durkheim). E forse non sarà la scienza a salvare l’umanità dalla violenza. E nemmeno la religione. Sarà invece la solidarietà determinata dai bisogni comuni e una buona, sana e corretta forma educazione, a creare una nuova forma di umanità. Impareremo progressivamente ad evitare di giudicare le persone e i fatti dalle apparenze. Come disse Shakespeare: “In cielo e in terra ci sono più cose, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia”. E ricorderemo sempre più spesso questo illuminante pensiero di Oscar Wilde: “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera è sarà sincero”.

Pensierino finale: prima di parlare pensa, prima di pensare informati e quando riuscirai a trovare qualcosa di buono da fare smetti di parlare.

P. S. Segnalo il “maggio di benessere psicologico”, www.psicologimip.it, e il primo Festival dell’antropologia contemporanea e dell’identità: www.dialoghisulluomo.it (Pistoia, 28-29-30 maggio 2010). Al festival saranno presenti molti relatori famosi ed è prevista la partecipazione di Amartya Sen, Premio Nobel per l’economia nel 1998. E poi c’è l’interessante convegno "Farm Game" a Bologna: www.cinetecadibologna.it. Qui si prendono in esame le nuove frontiere del videogioco tra industria, giocatori e ricercatori.

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