IMU: deliri e insensatezze di una imposta scellerata
Caf affollatissimi, cittadini inferociti. L'IMU, l'imposta sugli immobili, sta mettendo a dura prova la pazienza degli italiani. E a dicembre la giostra ripartirà perché si dovranno rifare tutti i conti applicando le aliquote decise dai Comuni
Che l’attuale governo abbia sostanzialmente fallito i suoi obiettivi e che sarebbe meglio se se ne andasse a casa, concedendo ai cittadini il diritto di recarsi alle urne appare lampante proprio in questi giorni, in cui oltre quaranta milioni di italiani sono alle prese con l’imposta più delirante e insensata che mai la storia patria abbia avuto.
I centri di assistenza fiscale (CAF), dove dipendenti e pensionati si fanno fare il «730», unitamente ai conteggi per pagare l’imposta, sono letteralmente allo sbando. File interminabili di persone che vogliono chiarimenti, consigli, calcoli precisi. Già, perché i cervellotici uomini di Mario Monti, questa volta, ci hanno davvero messo del genio per predisporre modalità di pagamento caotiche ed astruse.
Se hai una prima casa e basta le cose sono abbastanza semplici, a condizione che sia tutta interamente di proprietà e non in comunione e che non si abbia qualche altra casa, garage, soffitta o scantinato. Se si hanno case al mare e in montagna, o quote di partecipazione in una multiproprietà, o la residenza in un altro luogo rispetto alla famiglia, se si è separati dal proprio coniuge con affido condiviso (istituto reso obbligatorio dalla nuova legge sulle separazioni), allora il versamento dell’acconto dell’IMU diventa un calvario impressionante e, a tratti, delirante.
Il balletto dei codici è spietato. Quello del Comune (attenzione a non sbagliarlo!), poi quello dell’ente, fra Comune e Stato. Già, perché i cervellotici hanno tirato fuori che, per ogni ulteriore immobile di proprietà, non è sufficiente aver calcolato il totale dell’imposta da pagare, rapportarla alle eventuali quote di possesso e dividere per due (cioè il 50%); no. È necessario anche ridividere la somma da pagare per due: un tot al Comunque, indicando il codice 3918 e un tot allo Stato, indicando il codice 3919. Non solo. Nel modello F24 predisposto dalle banche, che, per il colmo dell’ironia, è stato definito «semplificato», nel caso di seconde case non si richiede di riempire anche la colonna della rateazione (dato che è obbligatorio fare il versamento in due soluzioni).
Tutti qui? Nemmeno per idea, perché a dicembre sarà necessario rifare tutti i calcoli dall’inizio dell’anno, dato che bisognerà tenere conto di una diversa aliquota: quella stabilita dai Comuni, molti dei quali non hanno ancora deciso (a Roma sì ed è una vera e propria stangata: il cinque per mille per la prima casa e addirittura il 10,6 per mille per la seconda, applicati su rendite super rivalutate). Ecco che allora, fra alberi di Natale e strenne (se non saranno stati già incendiati per la rabbia), occorrerà fare di nuovo tutti i calcoli, tenere conto delle quote di possesso, dei giorni di disponibilità, di codici da applicare, ecc. ecc.
Il delirio sta mettendo a dura prova la pazienza degli italiani. Già, perché uno dei “sacri” principi del diritto tributario e della scienza delle finanze è che le imposte non solo devono essere “neutre” (nel senso che non devono distorcere i comportamenti economici degli individui), ma devono essere “semplici” nella loro applicazione. Questo principio sta alla base di un leale rapporto fra contribuente e amministrazione fiscale. Se il cittadino non comprende nulla di un sistema di imposizione che genera soltanto ansia sarà portato ad evadere il prima possibile.
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