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Il moralizzatore che prendeva tangenti

La scorsa settimana, nell’elegante studio di Bruno Vespa, è andato in onda il Del Turco show. L’ex governatore dell’Abruzzo in collegamento esterno ha fornito la sua originale versione dei fatti: "Volevamo moralizzare la sanità abruzzese, per questo siamo stati colpiti". Fa un certo effetto sentirlo da chi, secondo l’accusa, ha intascato 6 milioni di euro di mazzette.

Poi spunta fuori il complotto: "Prima di essere arrestati stavamo per approvare una delibera che tagliava del 30% il valore delle prestazioni sanitarie. Per questo ci hanno sbattuti in galera e messi in isolamento..." .

Chiara e netta la replica di Enrico Paoloni, vice-presidente vicario dell’Abruzzo: "Ma di quale delibera parla Del Turco? Quando mi sono insediato non ho trovato neppure un pezzo di carta".

La tesi è sempre la stessa: sono un martire della persecuzione politica e giudiziaria di qualche "magistraturuncolo" (Cossiga docet) volto a screditare la mia battaglia, ecc...ecc... Peccato che l’inchiesta della Procura di Pescara coinvolga entrambi gli schieramenti, in perfetto spirito bipartisan (quando si tratta di affari). Sono stati inquisiti l’ex presidente della Regione, l’ex assessore alla Sanità della Giunta di centrodestra e Sabatino Aracu, attualmente vicepresidente dei deputati del Pdl. L’accusa è la stessa per tutti: aver preso tangenti. Un bottino di circa 15 milioni di euro, per la maggior parte finiti nelle tasche di Ottaviano Del Turco. Che adesso si sfoga dallo studio inbiancato del giornalista più famoso d’Italia, sempre pronto a correre in soccorso agli amici potenti vittime della scure sanguinaria della giustizia. In studio per fortuna c’era Antonio Di Pietro a bilanciare il dibattito.


Ma nella puntata è mancato un’ospite importante che avrebbe potuto fornire qualche informazione preziosa in merito allo scandalo Abruzzo: il procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi. Ma si sa, i magistrati devono lavorare in silenzio e nell’ombra, non possono mica esporsi e dire la loro in uno studio televisivo. Gli imputati invece hanno tutta la visibilità che vogliono per difendersi e attaccare un potere indipendente (lo dice la Costituzione) come la giustizia. Illuminante la frase di Del Turco "C’è la presunzione di innocenza fino al terzo grado. Calamandrei si rivolterebbe nella tomba".

Può darsi, ma "ciò che può costituire un pericolo per i magistrati non è la corruzione per denaro e neanche sono da considerarsi minacce molto gravi per l’indipendenza dei magistrati le inframmetenze politiche: sono frequenti ma non irresistibili. Il magistrato di schiena dritta non le prende sul serio". Il vero pericolo non viene dal di fuori: è un lento esaurimento interno delle coscienze, una crescente pigrizia morale che sempre più preferisce alla soluzione giusta quella accomodante, perchè non turba il quieto vivere e perchè l’intransigenza costa troppa fatica".

Non sono le solite giaculazioni di una sporca toga rossa, ma una frase di Piero Calamandrei.

Che forse si rivolterebbe nella tomba per le parole di Del Turco.
 

Commenti all'articolo

  • Di arcere (---.---.---.180) 1 novembre 2008 10:12

    oggi l’italia e cosi,si parla di combattere la(mafia-camorra-dranghetà) mà non si capisce come?mi viene in mente un passo del (padrino3)chè rispecchia perfettamente l’attuale situazione politica in italia:(i veri mafiosi sono propio loro, i politici!
    quando del turco fù arrestato, 2 giorni dopo, ha subito ricevuto visite in carcere di esponenti politici(si dice per solidarietà) sicuro chè era quello lo scopo della visita!
    chi sà se in un futuro, l’italia avrà dei politici chè pensino davvero al bene del paese, e non al bene dei loro portafogli?
    Hai posteri l’ardua sentenza?

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