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 Home page > Attualità > Economia > I veri problemi del sistema Italia

I veri problemi del sistema Italia

Da mesi si discute fino allo svinimento su argomenti di sicuro interesse mondano (la vicenda Ruby, Noemi, D'Addario), e di squisito valore politico (riforma della legge elettorale) per chiudere con l'immancabile crisi di governo, che arriva all'indomani di in una lunga instabilità finanziaria e con il rischio di un prossimo imminente tracollo di Irlanda, Spagna e Portogallo.

Quasi assenti dai media i problemi di natura economica, che negli altri paesi, occidentali e non, solitamente infiammano le campagni elettorali, sono in cima alle preoccupazioni dei cittadini e restano le priorità della classe politica.
In Italia quasi tutto si sa sul "bunga bunga" e l'età anagrafica di una ballerina marocchina, ma poco si discute sui gap infrastrutturali e di sistema che impediscono al paese di progredire e avviarsi verso un orizzonte di crescita e di ripresa produttiva.

Alcuni semplici dati possono chiarire la situazione stagnante del Sistema Italia e i problemi di cui tutti, e soprattutto la classe dirigente, dovremmo seriamente occuparci, come da mesi si ostina a ripetere il Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, quando annuncia "Il paese è paralizzato, l'esecutivo riprenda un'agenda di riforme vere".
Ne elenchiamo alcune.
 
Ostacoli alla competitività

Durante un recente convegno di giovani imprenditori a Capri, l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, ha citato a memoria i tassi di assenteismo negli impianti di raffinazione: "In Baviera e Repubblica Ceca sono il 2%, a Gela e Taranto il 10%", ricordando che un investitore straniero è disincentivato a venire in Italia. Sempre Scaroni aggiunge: "Pensate a Porto Marghera, era un polo chimico straordinario", abbandonato progressivamente dalle grandi compagnie come Royal, Bp, Shell e Chemical.

Giorgio Squinzi, titolare della Mapei (azienda leader mondiale nei prodotti per l'edilizia, adesivi e sigillanti, nb) e presidente di Federchimica, ricorda che "una multinazionale come Ineos ha impiegato 8 anni per ottenere l'autorizzazione per un investimento. Alla conclusione dell'iter aveva già deciso di dismettere". "Da noi - ha ribadito Squinzi - per la valutazione di un impatto ambientale servono 3 anni, in Canton Ticino bastano 60 giorni".

Il raffronto con il resto del mondo è impietoso.
Ricorda Antonio D'Amato, presidente di Confindustria dal 2000 al 2004 e attuale titolare della Seda (specializzata nel packaging): "Per un nostro investimento negli Usa, i singoli Stati si sono messi in competizione, alla fine l'abbiamo fatto nel Wisconsin".

Al convegno di Capri è intervenuto anche il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà, riferendosi alla direttiva europea che impone il pagamento delle fatture entro 30 giorni: "Dateci la possibilità di attivare la class action contro le pubbliche amministrazioni che non pagano, con la rimozione del dirigente che ne è responsabile".

Uno stallo, quello dei pagamenti in ritardo della pubblica amministrazione, che penalizza soprattutto le piccole e medie imprese, il settore propulsivo dell'economia italiana.
 
I Trasporti

Un altro pesante ostacolo allo sviluppo competitivo del Sistema Italia è rappresentato dalla situazione disastrosa dei trasporti e della logistica.
Il 90% del trasporto merci nel nostro paese viaggia ancora su strada, mentre solo il 9,4% dei prodotti viene trasportato su rotaia, contro l'11,2% dell'Inghilterra, il 14,4% della Francia ed il 20,7% della Germania, con una media in Europa intorno al 17%.

Nonostante questo la situazione delle nostre strade e autostrade è al limite del collasso, con continue code, disagi ed imbottigliamenti che ritardano notevolmente il trasporto delle merci.

Un gap logistico che costa al sistema industriale circa 40 miliardi di euro l'anno e spesso non riguarda solo un problema di grosse infrastrutture, ma la necessità di realizzare piccole opere sulle reti minori e "sull'ultimo miglio", come svincoli, raccordi, rotatorie, bretelle di accesso ad autostrade e tangenziali, i cui lavori sono lenti o bloccati.

La sostanziale paralisi infrastrutturali colpisce notevolmente il Nord, la locomotiva del paese. La lunga lista dei progetti prioritari da ultimare è nota ma nessun governo è riuscito seriamente a farsene carico.

C'è il corridoio 5 Transpadano, basato sulla linea ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino-Milano-Trieste-Lubiana-Budapest-confine ucraino, ci sono le nuove autostrade come la Pedemontana piemontese, lombarda e veneta, il corridoio 24 dei "due mari" (collegamento ferroviario tra gli scali marittimi di Rotterdam e Anversa con il porto di Genova, passando per il tunnel del Gottardo), il corridoio 1 che prevede il collegamento su rotaia tra Berlino e Palermo ed il potenziamento del tunnel del Brennero.

Mancano i soldi

Gran parte di questi interventi prioritari non decollano, soprattutto per mancanza adeguata di copertura dei fondi: su 110,4 miliardi necessari alla realizzazione ne sono disponibili solo 39,1, con un fabbisogno residuo di ben 71,6 miliardi.
Anche le polemiche e le beghe con le popolazioni locali hanno il loro peso, come il caso della Torino-Lione, ancora in fase di stallo, a parte un avvio del tunnel esplorativo nella sezione francese. Su questa opera, strategica nel quadro dei collegamenti europei, la Ue è stata chiara: "O partite in tempi rapidi con i lavori, oppure taglieremo i fondi".

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.25) 19 novembre 2010 02:31
    Renzo Riva

    Al piacere di leggere un tuo nuovo articolo Banelli.
    Una aggiunta: la infrastruttura della produduzione d’energia elettrica.
    Senza energia elettrica la civiltà che conosciamo evapora.
    T’invio un mio messaggio rivolto ai giovani.
    .

    Messaggio ai giovani

    I vostri padri, vere locuste, si sono mangiati tutto il loro presente e pure il vostro futuro, mettendovi sul groppone oltre 1’800 miliardi di Euri di debiti che voi giovani dovrete pagare.

    Attrezzatevi e ditegli di smettere facendo loro intendere, con le buone o le cattive, che cambierà la musica che loro hanno suonato fino ad oggi; per prima cosa sottraendogli parte della pensione che percepiscono frutto di inciuci politici clientelari.

    Altrimenti senza ciò, cari giovani, non avrete alcuna prospettiva per il vostro futuro che sarà inevitabilmente, diventerà, molto più duro di quello conosciuto dai vostri padri.

    Sfruttamento e nuove forme di schiavitù vi attendono se non vi attrezzerete per far contro a questo stato di cose e le balle delle energie rinnovabili, solo fonte di spesa pubblica in mano ad amministratori senza arte ne parte, con il solo motto: “Spendo quindi politicamente esisto”; ben lontano dal "Cogito ergo sum".

  • Di Renzo Riva (---.---.---.30) 19 novembre 2010 02:33
    Renzo Riva

    Riscrivo

    Messaggio ai giovani

    I vostri padri, vere locuste, si sono mangiati tutto il loro presente e pure il vostro futuro, mettendovi sul groppone oltre 1’800 miliardi di Euri di debiti che voi giovani dovrete pagare.
    Attrezzatevi e ditegli di smettere facendo loro intendere, con le buone o le cattive, che cambierà la musica che loro hanno suonato fino ad oggi; per prima cosa sottraendogli parte della pensione che percepiscono frutto di inciuci politici clientelari.
    Altrimenti senza ciò, cari giovani, non avrete alcuna prospettiva per il vostro futuro che sarà inevitabilmente, diventerà, molto più duro di quello conosciuto dai vostri padri.
    Sfruttamento e nuove forme di schiavitù vi attendono se non vi attrezzerete per far contro a questo stato di cose e le balle delle energie rinnovabili, solo fonte di spesa pubblica in mano ad amministratori senza arte ne parte, con il solo motto: “Spendo quindi politicamente esisto”; ben lontano dal "Cogito ergo sum".

  • Di paolo (---.---.---.126) 25 novembre 2010 23:09

    Bella teoria Riva : padri locuste che divorano il futuro dei propri figli . Con uno schiocco di dita hai trasferito le responsabilità del debito pubblico dalle spalle di una classe politica ingorda , corrotta e indecente su quelle di chi , pensa un po’, non ha voluto mollare diritti acquisiti in anni di dure lotte sociali ,pagati anche con il sangue . Inviti i figli all’esproprio di pensioni frutto di inciuci politici clientelari .

    Ma a cosa e a chi ti riferisci ? Perchè generalizzi ? I padri del debito pubblico hanno un nome ed un cognome e sono quelli che hanno lasciato ai loro figli (ma soltanto ai loro) un futuro roseo di cocchi di mamma . Piu’ convincente la parte finale del tuo commento che mi sento di condividere ma che mi sembra un po’ slegata dal contesto iniziale del tuo intervento. 

    paolo

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