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 Home page > Attualità > Economia > I primi cento giorni di Mario Draghi: il banchiere pragmatico

I primi cento giorni di Mario Draghi: il banchiere pragmatico

Sono trascorsi 100 giorni dalla nomina di Mario Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea, il 1 novembre 2011. 

Un periodo sufficiente per stilare un primo bilancio sul suo operato, coincidente con la fase più acuta della crisi economica nell'Eurozona (proprio nel giorno del debutto ufficiale l'instabilità greca fece schizzare lo spread Btp-Bund a 441 punti, ndr). 
 
La prima mossa a sorpresa, a soli 2 giorni dall'insediamento, è stata la decisione di tagliare i tassi di interesse di 25 basis point, all'1,25%, per rispondere ai segnali di "modesta recessione", a cui è seguito un nuovo taglio dello 0,25 il mese successivo
 
Nello stesso tempo Draghi ha ribadito la necessità che i governi facciano la loro parte per affrontare la recessione e che la Bce non avrebbe agito da prestatore di ultima istanza. 
 
Un altro tema delicato è stato affrontato dal neo-governatore con una sapiente azione diplomatica: la Banca Centrale era fortemente spaccata e divisa dopo il mandato di Jean-Claude Trichet, con forti tensioni in Germania, culminate con le dimissioni di Axel Weber (uno dei candidati alternativi a Draghi, poi saltato) e di Juergen Starck, sulla questione degli acquisti di titoli di stato da parte della Bce. 
 
Draghi ha saputo ricucire i rapporti con l'alleato tedesco, nominando (non a sorpresa) il membro del board Joerg Asmussen all'importante incarico di partecipare ai negoziati europei. 
 
Ha sollecitato inoltre i politici a varare il "fiscal compact" (termine da lui stesso coniato) per individuare l'insieme di nuove regole che devono guidare le politiche di bilancio nell'Eurozona. 
 
Senza dubbio la decisione più rilevante nella prima fase della sua presidenza, è stata l'iniezione di nuova liquidità a 523 banche per un ammontare complessivo di 489 miliardi di euro per la durata di tre anni, un'operazione senza precedenti, superiore alle stesse aspettative dei mercati. 
 
In questo modo ha ridato fiato ad un sistema bancario in enorme difficoltà nella raccolta fondi e con un prestito interbancario (misurato dall'indice Euribor) pressochè paralizzato, allontanando gli spettri di un crack peggiore del dopo Lehman. Come effetto collaterale ha ottenuto dalle banche l'acquisto di debito dei paesi della periferia europea, compreso l'Italia, contribuendo al rientro dello spread sui titoli di stato. "Abbiamo evitato un credit crunch gravissimo e una più grave crisi dei finanziamenti", dirà Draghi il 28 gennaio al World Economic Forum di Davos
 
Cento giorni di presidenza che hanno inciso molto sul contesto economico e finanziario europeo e che confermano le parole di elogio che Olivier Blanchard, capo economista del Fondo Monetario, aveva riservato a Mario Draghi il giorno della sua nomina a capo della Bce: "Sarà un banchiere centrale pragmatico"

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