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I "danni collaterali" delle guerre al terrorismo? 1,3 milioni di morti

Dal 2001, all'indomani dell'11 settembre, non sono cessate le "guerre al terrorismo" lanciate dagli Stati Uniti, nell'entusiasmo crescente degli alleati europei. Risultato: il terrorimo jihadista non è mai stato così forte, mentre le cartine geografiche politiche di Africa e Medioriente si dissolvono in scenari confusi ovunque un intervento armato occidentale abbia avuto luogo. Una specie di Re Mida al contrario, che rovina tutto ciò che tocca. 

Su l'Humanité Marc de Miramon, lo scorso 24 aprile prova a fare un difficile bilancio delle perdite civili nei Paesi toccati dagli interventi di questi anni. Le cifre sono a dir poco agghiaccianti e probabilmente aiutano a capire i repentini successi e il sostegno popolare non indifferente al montare dell'integralismo islamico militante, a sua volta da sempre in rapporti non limpidi coi governi occidentali e i loro alleati, usato come clava contro il panarabismo laico, salvo poi piangere quando le bombe arrivano in casa...

Ma veniamo alle cifre, quali emerse dal rapporto - purtroppo poco conosciuto - elaborato dall'Associazione internazionale dei medici per la prevenzione della guerra nucleare (premio Nobel per la Pace nel 1985), insieme a quelle dei Medici per la responsabilità sociale e dei Medici per la sopravvivenza global. L'analisi parte dalla constatazione che l'unico conteggio di una certa precisione è quello dei caduti americani sugli scenari di guerra, come d'altronde già era stato per il Vietnam.

In Iraq, i caduti in conseguenza dei più di dieci anni di conflitto (con diversa intensità) sarebbero un milione: ben più dei 110.000 ammessi dallo spesso citato Iraq Body Count, basato sull'incrocio di rapporti giornalistici; più vicino ai 600mila secondo la rivista medica internazionale Lancet (corrispondenti al 2.5% della popolazione del Paese). A questi andrebbero aggiunti i 200mila morti dovuti alla prima Guerra del Golfo, mentre la forbice delle vittime del successivo embargo è molto alta, fra i 500mila e il milione e 700mila. 220mila sarebbero secondo lo studio i morti in Afghanisthan e 80mila in Pakistan (molti per attacchi di droni).

Si va così a formare un totale che tocca i tre milioni di morti. Gli ultimi anni aggiungono poi nuovi scenari di guerra, diretta o per procura, come Siria, Libia, Niger, Yemen, oltre alle campagne USA con l'utilizzo di droni, che avvengono fuori del diritto internazionale e di ogni trasparenza, rendendo praticamente impossibile un bilancio delle vittime - volute o "collaterali" - di tali attacchi, di cui si giovano, pare anche altri Paesi NATO.

Immagine: Kenvin Dooley/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.200) 30 aprile 2015 08:35

    Dietro il terrorismo

     

     

    Il bilancio delle vittime è cosa importante, ma prima di tutto ci dovrebbe essere una analisi sul perchè e l’origine di questa cosidetta "guerra al terrorismo".

     

    Nell’articolo si citano i "rapporti non limpidi" fra il governo USA e il terrorismo, con riferimento ad aver armato l’Isis.

     

    Bisognerebbe avere più coraggio e domandarsi chi e perchè ha organizzato l’11 settembre 2001.

     

    GeriSteve

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