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I Supercomputer che prevedono le Rivoluzioni

Le rivolte della primavera araba hanno colto di sorpresa i regimi, ma anche la maggior parte degli osservatori internazionali. Gli eventi sono precipitati con una velocità del tutto inaspettata. Questo “effetto sorpresa” però in futuro potrebbe non ripetersi, grazie a una nuova generazione di supercomputer che sta diventando per i governi sempre più strategica. Si tratta di calcolatori che hanno a bordo software sviluppati allo scopo di scavare nei dati e nelle notizie provenienti da ogni parte del pianeta, andando a ritroso di decenni e prevedendo così in quali Paesi il rischio di destabilizzazione sia particolarmente elevato. Non solo, nel corso di un test uno di questi supercomputer è stato in grado di indicare con uno scarto di 200 chilometri il luogo dove è stato identificato e ucciso Osama Bin Laden, incrociando e mettendo in relazione le notizie riguardanti il leader di Al-Qaeda emerse a partire dal 1979 fino all’aprile 2011.

Questo tipo di software si sta ormai diffondendo in tutte le strutture di intelligence del mondo. I programmi basano le loro ricerche sui principali archivi di notizie esistenti. Negli USA vengono tra gli altri utilizzati l’Open Source Center e l’archivio digitale del New York Times, mentre in Inghilterra l’archivio BBC Monitoring. La massa di informazioni archiviata e analizzata da questi supercomputer predittivi è di più di 100 milioni di articoli. I software connettono tra loro gli elementi delle notizie mettendo in atto trilioni di relazioni e producendo report sofisticatissimi. Per analizzare questa impressionante mole di dati e identificare le relazioni nei contenuti delle notizie, i computer sono dotati di processori che macinano potenze dell’ordine di grandezza di svariati teraflop.

I software a bordo dei supercomputer lavorano utilizzando due principali tecniche. La prima tecnica è denominata “Sentiment Mining“, e va a scavare nelle informazioni identificando le parole che hanno un sentiment positivo e quelle che invece trasmettono un sentiment negativo: il monitoraggio del sentiment dominante e gli eventuali cambiamenti dello stesso, vengono poi utilizzati come indice per identificare il livello di stabilità di un Paese. La seconda tecnica è invece quella del “Full-text geocoding“, che associa il sentiment a dati geolocalizzati, particolareggiando ancora di più i report e focalizzando le previsioni su determinate aree.

Uno dei software predittivi più potenti è stato sviluppato dall’Università dell’Illinois. Kalev Leetaru, responsabile del progetto, ha compiuto un’analisi sui paesi del Maghreb utilizzando il software e ha dimostrato come analizzando le notizie relative a Egitto, Libia e Tunisia il sentiment dell’ultimo decennio sia diventato progressivamente negativo, fino a sfociare nelle recenti rivolte. In Egitto per esempio, le proteste sono iniziate il 25 gennaio 2011, e il regime è caduto l’11 febbraio, con le dimissioni di Mubarak. Il software ha analizzato la mole di notizie passate relative al Paese, riscontrando un sentiment negativo nei mesi immediatamente precedenti la rivolta che si era verificato unicamente due volte negli ultimi 30 anni: in occasione del bombardamento USA su truppe irachene in Kuwait nel 1991 e quando gli statunitensi invasero l’Iraq nel 2003.

Secondo Leetaru la tesi di una rivoluzione imprevista generata dai social media non regge: “Il tono dei media mainstream di tutto il mondo era più che sufficiente a suggerire il pericolo di disordini in Egitto con largo anticipo” ha dichiarato. Leetaru non sostiene che il suo software possa prevedere la progressione e la tempistica esatta degli eventi, ma non ha dubbi sul fatto che sia in grado di identificare con certezza e con anticipo quando vi sia il rischio di rivolte e destabilizzazioni. Fino a oggi i test sono sempre stati effettuati su eventi già accaduti, ma ormai la strada per il perfezionamento e l’utilizzo strategico di questa tipologia di software di analisi predittiva da parte di governi e strutture di intelligence è spianata.

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