I Remedios di Gabriella Ferri
Sulle note di Bella Ciao,verso la fine, mi sono seduta e guardata intorno, un ragazzo aveva una maglietta con sù scritto: "Briatore me spiccia casa". Dai miei ricordi del luglio 2007. Erano tre giorni del Muso Music Festival a Oriolo Romano, nel viterbese, anche con la Banda Bassotti nella serata conclusiva. Ho sorriso, tanto.
Sì, a Gabriella puoi solo volerle tanto bene, sempre, e prenderla come un Remedios per i danni umani, a vita: Grazie Gabriella... Grazie alla vita, forse di una donna sbagliata: ma non farti illusione, alla prossima luna ritorna a colpire, perche' ha voglia di amare, tanta voglia di amare. In un’intervista radiofonica così diceva di sé: “Un’impunita, senza timidezze con una gran voglia di litigare e tanta malinconia dentro, ma senza melensaggine… Poi passai alle lamette da barba, ne davo cinque per piotta, come dire cento lire. Tentai anche la vendita delle macchine da cucire casa per casa, con il risultato di vedermi chiudere le porte in faccia. Ho fatto la commessa in una pasticceria del centro, vicino a piazza del Popolo. Guadagnavo tremila lire al mese. Per me erano una discreta somma, ma la passavo quasi tutta a casa. Scrivevo poesie su foglietti. Sentivo il bisogno di esprimermi, di dire su quei fogli i miei furori d’adolescente, le mie rabbie per certe ingiustizie, il mio bisogno d’amore. Nell’ora di colazione mi sedevo al bar Rosati a piazza del popolo, il covo (allora) degli intellettuali romani. Avevo 18 anni, ed ero forse la prima hippy degli anni Sessanta. Anche allora vestivo come una matta. Cominciai così, da Rosati, a fare gli incontri più importanti della mia vita. Scrittori come Leonida Repaci, poeti come Alfonso Gatto, giornalisti come Giancarlo Fusco e Pasquale Prunas, mi avevano quasi adottata: avevo mille fratelli, mille padri. E questi personaggi mi hanno piano piano chiarito le idee, mi hanno aperto una coscienza politica, sociale, culturale… Le mie prime canzoni erano quelle che sentivo all’osteria o sulla bocca delle lavandaie. Parlavano d’amore, di coltelli e di galera. Allora frequentavo Luisa De Santis, una ragazza di diversa estrazione sociale dalla mia (lei era ricca, di famiglia borghese, figlia di uno dei pionieri del neorealismo italiano, il regista Giuseppe De Santis). Anche lei era un po’ zingara e matta come me e la via del folk e dell’impegno cominciammo a percorrerla insieme…”.
Più avanti troverete quanto riprendo da wikipedia su Gabriella Ferri...v orrei solo raccontare di quando la conobbi nel locale del Bagaglino a Vicolo della Campanella a Roma. Ero un’amica e compagna di classe di Piero Castellacci, figlio di Mario, il padre del Bagaglino, anche giornalista, scrittore, commediografo e paroliere italiano, morto a Todi il 4 dicembre 2002. Eravamo alla fine del liceo quando ci diede la possibilità inaspettata con altri 4 amici di sentire le prove dello spettacolo e ascoltarla. Lei alla fine ci chiedeva cosa ci sembrava. Ero stordita come se avessi fumato per ore un narghilè. Si rivolgeva a noi con dolcezza e la voce un po’ roca e poi rideva, agitava quelle mani piene di enormi anelli e già aveva gli abiti ripescati da mercatini dell’usato, con fiori spaparanzati lungo la stoffa, forse era primavera forse inverno…mi faceva sentire felice. Chi me l avesse detto che sarebbe morta tragicamente non lontano da dove vivo da anni nel viterbese, che avrei conosciuto a Capranica sua cugina Marisa Bella, che ancora a più di 80 anni canta e balla… chi me l’avesse detto che Giulia Anania, giovane amica di famiglia, ancora la canta e l’ ama: “la passione musicale di Giulia nasce da un amore smisurato per la voce e lo spirito di Gabriella Ferri”
Torno a oggi e penso a quanto bene può ancora farmi ascoltare lei che canta i Remedios " Remedios, piccola, carina, dolce Bella ragazzina , seduta sulle sponde del mare E le mani piene di perle" Non importa più quanti anni avrebbe oggi, rimane la ragazza per sempre, grazie Gabriella, grazie alla vita.
Foto: Wikipedia/PD
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