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Guida alla la lettura dei quotidiani: un piccolo glossario

Show
 
Abitualmente associata al cognome di un famoso personaggio (solitamente un politico), serve a dare conto dei deliri del suddetto, e a raccontarne gli sproloqui – di solito in favore di microfono o telecamera – pronunciati appunto con l’intenzione di finire sulle prime pagine dei giornali o nelle aperture dei tg. “Berlusconi show”, “Lo show di Bossi”, Gheddafi e il suo show”. Segue, di solito, sapido corsivo del commentatore di punta del quotidiano, al sapore di “Signora mia!”.
 
Choc
 
Foto choc, video choc, immagini choc, audio choc. Archiviati da tempo i timidi tentativi di italianizzazione a base di “scioccante”, guida saldamente la classifica di giornali e tg la paroletta principe, il morfema-passepartout che spalanca le porte dell’attenzione dei lettori, catturandone immediatamente l’attenzione. Nel linguaggio dei media contemporanei, choc – preferibilmente scritta in rosso, appetibile e cliccabile, sui siti internet, o pronunciata con enfasi e gravità, sguardo fisso in camera, nei telegiornali – è un infallibile marcatore gerarchico delle notizie: quanto più sarà visibile, tanto più la notizia verrà letta. Dal presunto bacio tra Ibrahimovic e Piquè alle immagini di un massacro, tutto finisce nel gran calderone dello choc giornalistico, tutto viene triturato e servito per solleticare le morbosità del pubblico. L’apoteosi si raggiunge nel seguente caso, scritta nero su bianco: “Le immagini choc di X. Clicca qui per vederle. Sconsigliato ai lettori più sensibili”.
 
Curiosi
 
Come gli interventi, ovviamente tempestivi, delle forze dell’ordine, e come i delitti snocciolati in apertura dei telegiornali, naturalmente orrendi o al massimo efferati, e alla pari di Venezia invasa – invasa dall’acqua alta, invasa dai turisti, invasa dai topi – le “code per curiosi in carreggiata opposta” sono diventate negli anni una espressione ricorrente dei bollettini del traffico, la formuletta catacretica che condensa in un contenitore verbale l’enzima principe della contemporaneità: la vista che tutto vede, il guardare l’inguardabile, lo scrutare l’inscrutabile, l’osceno – quello che letteralmente è fuori scena, ai margini del campo visivo, in una cornice dove il nervo ottico non dovrebbe mai spingersi.
In un senso dotato di un suo logico eppure terribile rigore, le code dei curiosi, queste entità di carne e metallo avvolte da vapori ad alto numero di ottani che sfilano dal lato giusto, nello spazio fortunato dell’autostrada, quello in cui sotto le ruote si allungano i grani dell’asfalto asciutto e non i grumi umidi di sangue rappreso dopo lo schianto, si riappropriano nell’unico modo possibile, nel peggiore dei modi possibili, di un senso della morte che il moderno ha imparato a tenere fuori: una morte ospedalizzata, cimiterializzata, cremata, urnata, lenzuolata, censurata.
Soltanto in questo confortevole soggiorno nel carapace metallico intatto, di fronte allo spettacolo ballardiano di lamiere molli e cristalli esplosi, separati dalla sottile eppure invalicabile linea del guardrail, si profila il tratto più fortemente consolatorio della morte sulla strada: la forma più potente e terribile di morte davanti alla quale un occidentale medio si imbatterà mai nella sua vita, mediata, una volta tanto, dal vetro liscio del finestrino dell’automobile e non da quello bombato del televisore.
 
Guai
 
Guai per x, Nei guai y. Questa è una formula più semplice da usare. Il redattore impigrito vi ricorre non appena annusa la combinazione “vip+droga”, o “vip+alcol”. Il resto della notizia è un accidente trascurabile, un effetto disceso da quelle due uniche cause primarie, matrici irrinunciabili. Per esempio, si prendano i seguenti elementi: Paris Hilton, automobile, polizia di Los Angeles, bustina di polvere sospetta nella fuoriserie. Frullare. Il risultato sarà sempre e soltanto: “Guai per Paris”, oppure “Nei guai la bella ereditiera”, oppure – per il titolista più logorroico - “L’autostrada, la polizia e i guai della Hilton".

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