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Guerra per bande nella Lega

Molti di voi avranno senz'altro notato come i leghisti chiamano Umberto Bossi. Mentre i devoti della base lo chiamano famigliarmente "l'Umberto", esempio da manuale di persone che hanno deciso di affidare la soluzione dei loro problemi veri - costo delle vita, disoccupazione, ecc. - e dei loro problemi immaginari - immigrati, zingari, ecc. - a questo novello uomo della provvidenza; per capi, capetti e caperottoli lui è "il capo", lo stesso termine usato nei film polizieschi dai gangster per rivolgersi al capo banda. 

Ora, tutto questo aveva una sua logica (perversa) fino a qualche mese fa, quando la Lega si presentava come un tutto unico a regime interno di tipo monarchico assoluto. Alcuni, senza conoscere la storia e basandosi unicamente sui titoli di Repubblica, dicevano di tipo leninista (povero Lenin). Ora, da qualche mese, e questa è davvero una notizia, è venuta fuori la presenza di almeno due correnti interne: i "maroniani", legati al ministro dell'interno occhialini rossi e sorrisetto, e i fedelissimi, detti del "cerchio magico" (notate la terminologia da filmetto di Hollywood ambientato in un improbabile magico medioevo) di cui fa parte anche la moglie del “capo”. E mentre tutti continuano pubblicamente a dire "il capo" e le due correnti se le stanno dando di santa ragione, non si può fare a meno di prendere atto che il preteso "leninismo" delle origini è stato di fatto abrogato. E con esso le strumentalizzazioni di Repubblica.

Panorama, periodico di Berlusconi, ha documentato qualche settimana fa la situazione con un articolo sulla moglie di Bossi. La sciura viene definita "anima nera del movimento", creatrice di un "cerchio magico che ha offuscato la vista al Senatùr" e protagonista di una "campagna militare contro i traditori". A cominciare dai maroniani. Naturalmente tutti hanno preso le distanze e sono partite le querele. Ma questo fa parte del teatrino. Da segnalare le esilaranti dichiarazioni di Roberto Cota, a suo tempo eletto per un pelo presidente della regione Piemonte, della cui esistenza finora nessuno si era accorto: "Nella Lega siamo come una famiglia (risate). Le divisioni le inventano gli altri (sghignazzate) perché sanno che questa è la nostra forza (sghignazzate omeriche)".

Nel frattempo Bossi deve affrontare ultimamente la protesta al Congresso di Varese ma la situazione va avanti da un po'. Il mese scorso, ad esempio, ha dovuto fronteggiare la rivolta dei sindaci, che in massa si opposero ai tagli del governo agli enti locali. Ora, a questa protesta aderirono anche molti sindaci leghisti, in contrasto con Bossi e signora. La situazione, comunque, è in movimento. Ne vedremo ancora delle belle. In ogni caso, questa disarticolazione della nomenklatura leghista in bande, ma forse in prospettiva in correnti, non è una brutta notizia, anzi. Coraggio leghisti, continuate così. Magari prima o poi scoprirete la democrazia.

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