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 Home page > Tribuna Libera > Grillo: "Che fare?"

Grillo: "Che fare?"

Non si può non parlare ancora di Grillo. In tutta evidenza è il più netto vincitore delle ultime elezioni e sta scompigliando le carte in tavola. Quelle stesse carte che, ma questo lo sappiamo tutti, hanno preso la muffa a forza di stare lì senza che nessuno si decidesse a dargli almeno una spolverata ogni tanto.

Adesso ci pensa lui con il suo 'via tutti' e la cosa mi inquieta; per il metodo non per altro. Cercherò di non fare polemiche, anche se non è facile, perché ogni volta che si critica, a torto o a ragione, il comico genovese ci si espone a pesanti “rimbrotti”, spesso insultanti e sgradevoli, dei grillini. Il più delle volte rigorosamente anonimi; il che non depone a loro favore.

Fra l’incapacità di decidere e il decisionismo sic et sempliciter, sarebbe stata ovviamente possibile una ‘terza via’, contrassegnata dall’intelligente e capace opera riformatrice del parlamento. Ma questo non è avvenuto e quando è avvenuto è stato (oltre che per motivi ignobili) per creare ulteriori danni: vedi l’attuale legge elettorale appositamente varata per rendere impossibile il governare. Con un sorriso ebete sulla faccia e la fatuità di definirla una ‘porcata’ da parte del suo stesso proponente.

Leggo sul sito del Senato che “La legge n. 270 del 21 dicembre 2005 (la “porcata” per intendersi, NdA) ha profondamente modificato la normativa che regola le modalità di elezione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, superando l'impostazione della precedente normativa, prevalentemente maggioritaria, e introducendo un sistema proporzionale integrato da clausole di sbarramento e premi di maggioranza”.

Che l’elezione dei senatori avvenga su base regionale è stabilito dalla Costituzione:

Art. 57 - Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale, salvi i seggi assegnati alla circoscrizione Estero. Il numero dei senatori elettivi è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero. Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sette; il Molise ne ha due, la Valle d'Aosta uno. La ripartizione dei seggi tra le Regioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, si effettua in proporzione alla popolazione delle Regioni, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.

Che sia attribuito un premio di maggioranza su base regionale non fa parte del dettato costituzionale, è elemento aggiunto in seguito, quindi, proprio dalla 'porcata', su proposta di un onorevole leghista, approvata da un governo che dal nord traeva in gran parte la sua forza politica. La finalità era chiaramente quella di fare in modo da dare alle roccaforti più popolose e quasi inespugnabili del centrodestra italiano (Lombardia, Veneto e Sicilia) il potere di impedire una qualsiasi possibilità di governare alla sinistra, nel malaugurato caso che non se lo fosse impedita da sola come solitamente fa. Curiosamente poi la sinistra è sotto accusa come se avesse governato da anni, ma chiunque sa che non è andata esattamente così.

Che la democrazia sia la difficile arte di governare è cosa nota; che finisca incastrata nel vicolo cieco dell’impossibilità ad operare per il bene comune non è affatto insito nel sistema democratico, ma è opera di una volontà specifica, come la vicenda del porcellum dimostra ampiamente.

Poi, quando alla fine la “democrazia rappresentativa” mostra la corda (grazie anche all’attività corrosiva di cui sopra), ecco che appare qualcuno che la dichiara (di solito strillando) superata in nome di un qualcos'altro di più efficace e moderno.

Fu così alla fine della Repubblica di Weimar e sembra essere così nell’attualità italiana.

Ieri si scivolò rapidamente nelle dittature più spietate del secolo, salite al potere proprio con la soppressione delle democrazie parlamentari (mentre lo stalinismo ebbe una sua genesi alquanto diversa). Nell’Italia di oggi si propone invece la “democrazia orizzontale” via web.

Non sto facendo un paragone fra nazionalsocialismo e grillismo, ma sto comparando due diversi sistemi di attacco alla ‘democrazia rappresentativa’ da parte di altre forme di architettura istituzionale. Quella verticistica del capo indiscutibile e indiscusso e quella orizzontale della ‘rete’.

E qui vengono tutti i dubbi. L’orizzontalità della democrazia partecipativa, a sentirne i cantori, rappresenterebbe l’agorà della politica, lo spazio più aperto a cui tutti possono partecipare influendo direttamente sul dibattito politico. Il cittadino non sarebbe più l’utente passivo del dibattito imposto da altri, in altri luoghi inaccessibili e lontani. Ma ne sarebbe parte attiva e partecipante, con intervento diretto e personale nel processo politico in corso.

La democrazia rappresentativa sarebbe quindi superata da quella partecipativa, veicolo più evoluto e ritenuto più aderente allo spirito del termine stesso di 'democrazia'.

Con tutti quei “piccoli” problemi che si porta dietro: chi garantisce che la gestione via web sia corretta? Chi controlla la partecipazione effettiva? Chi controlla i controllori? Eccetera. Basti pensare che se avessi voluto - da comune cittadino - magari inesperto di tecnologia informatica, sapere chi erano i volti (e i curricula) dei candidati grillini non avrei saputo né dove trovarli né che faccia avessero. Figuriamoci se erano affidabili o meno. E sorvoliamo sul fatto che non accettano né domande né contraddittori, che in fondo potrebbe essere comprensibile per l’assoluta inesperienza di molti di loro (io balbetto quando mi capita di parlare in pubblico, figuriamoci in televisione con quegli squali di anchormen addosso!).

E, soprattutto, con quel piccolo problema che si chiama "mediazione" (che è ben altra cosa dall'inciucio), cioè la capacità di mediare fra idee e proposte diverse fra loro per cercare una sintesi di compromesso. L'esempio più classico sono i Pacs che sono un compromesso tra chi non vuole alcun riconoscimento delle unioni omo e chi vuole parificarle al matrimonio etero. Naturalmente i compromessi non sono facili da raggiungere come proprio la storia dei Pacs dimostra, ma prima o poi ci si può arrivare. Si chiama "politica" e sembra una parolaccia, ma in mancanza di questa dialettica diventa difficile parlare di democrazia; ci troveremmo banalmente di fronte alla dittatura di una maggioranza (relativa) più o meno mascherata. Ci puoi governare una città, non un paese.

Al momento sembra che questa operazione di mediazione (che magari viene fatta all'interno del movimento 5s, ma certo non all'esterno di esso) appaia repellente agli occhi del capo pentastellato, che rifiuta le aperture di Bersani.

Non possiamo quindi sorvolare sui diktat del leader-non-leader e non possiamo, perciò, essere disattenti sui fermenti contrari alle sue ultime sparate contro il rappresentante della coalizione che, gli piaccia o no, ha vinto le elezioni (senza dimenticare che il PD è anche il primo partito italiano, contrariamente a quello che si dice di solito, con 8.932.615 voti - compreso l'estero - contro 8.784.499 del M5s).

Fermenti che agitano in queste ore la base del M5s.

In particolare quello che ha preso la forma di una lettera aperta/petizione popolare lanciata da una pacata, intelligente e volonterosa Viola Tesi, da firmare qui (135.000 voti, a oggi).

Al primo punto: una nuova legge elettorale. Concordo e quindi firmo. Il porcellum andava abolito e se non è stato fatto è perché le due parti in causa PD/PDL si paralizzavano a vicenda. Oggi una maggioranza PD/M5S - strettamente su questo punto programmatico - esiste e non ha rivali. Sarebbe un delitto non farlo. Così come sarebbe un delitto non fare una legge sul conflitto d'interessi.

Ma naturalmente la giovane donna è immediatamente finita nel mirino del capo in quanto "desta sospetti e non si era mai sentita prima".

Come se otto milioni di votanti potessero essere stati "sentiti prima" tutti quanti. E naturalmente se non li hai "sentiti prima" ovviamente "destano sospetti". Se questo è il nuovo stile di rispetto degli elettori (anche dei propri), non c'è male come inizio. Poi viene fuori che sarebbe una militante del Partito Pirata (e capirai) e questo spiegherebbe non si sa cosa, ma a occhio si direbbe un bel niente.

Sulla revisione della democrazia invece vedremo più in là, ma personalmente non sono disposto a sorbirmi quella ignobile patacca dell'ottimismo della catastrofe predicata dall'arruffapopolo di Genova, di cui ho già parlato (catastrofe che sembrerebbe assai probabile se si seguissero certi economisti di riferimento del M5S).

Affermazione demenziale e disastrosa che solo un minorato mentale (con tutto il rispetto per i minorati mentali) potrebbe ritenere minimamente accettabile.

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