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Grecia e Magna Grecia: l’azzardo morale

Grecia e Magna Grecia: l'azzardo morale

Trovata l’intesa fra i Paesi della Comunità Europea per il piano finanziario di aiuto alla Grecia: gli presteremo un bel po’ di soldi, come si fa con un parente in difficoltà con le banche. Quello che non è chiaro è se siamo stati o meno amorevoli parenti: il tasso di interesse concordato è abbastanza alto, qualcosa come il 5 % annuo. Qualcuno, addirittura, sostiene che avremmo dovuto applicare ai nostri vicini levantini una sonora multa in applicazione del noto principio dell’azzardo morale. Applicato al caso in questione, questo suona pressappoco così: se un Paese della Comunità Europea, che utilizza l’Euro come moneta, non subisce alcuna conseguenza per aver imbrogliato per dieci anni sull’esatto ammontare del proprio debito pubblico, per quale motivo un altro Paese comunitario, entrato in difficoltà finanziarie, dovrebbe avere un comportamento diverso? La domanda non è peregrina.
 
Forse prima avremmo dovuto appioppare ai greci una solenne multa per l’imbroglio messo in atto (sono rimasti sempre quelli del cavallo di Troia!) e poi avremmo dovuto aiutarli a pagare la multa da buoni compagni di ventura della cara vecchia Europa. E magari, alla fine, nulla sarebbe cambiato rispetto all’accordo raggiunto. Al caso della Grecia si affianca, poi, quello della Magna Grecia, ossia della Sicilia. Malgrado i disperati sforzi di moralizzazione della spesa pubblica dell’Amministrazione Lombardo, continua una gestione allegra e spensierata del pubblico impiego regionale, fatto di remunerazioni, di liquidazioni e di trattamenti pensionistici di tutto rispetto, nonché di assunzioni e di carriere all’insegna della più rigorosa ed assoluta assenza dell’applicazione di norme di pubblica evidenza, quali sono i pubblici concorsi.
 
In questo secondo caso il principio dell’azzardo morale recita: se una Regione non subisce alcuna conseguenza per lo spendere in maniera sconsiderata il denaro della Nazione per i suoi dipendenti, per quale motivo dovrebbe avere in futuro un diverso comportamento?
 
Eppure il rimedio non è difficile da trovare. Si dovrebbe chiedere alla Regione Sicilia un organigramma completo ad oggi del pubblico impiego locale, sino all’usciere del più piccolo dei comuni, ed interrompere i conferimenti di denaro statale se anche una sola assunzione o un solo progresso di carriera fosse posto in essere senza pubblico concorso. Davanti a questa minaccia, con ogni probabilità, nel giro di poche settimane si avrebbe una vigorosa ripresa dei pubblici concorsi nell’isola della Magna Grecia.

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