Grecia-Turchia, crisi umanitaria al confine. Sassoli: "Tutelare i minori non accompagnati"
Mentre l’attenzione del mondo è concentrata sull’epidemia internazionale di coronavirus, arrivano drammatiche immagini dal confine tra Grecia e Turchia. Dopo la decisione del governo turco di non fermare più i migranti in fuga dalla guerra in Siria, decina di migliaia di donne, uomini e bambini si sono velocemente mobilitati per raggiungere la prima frontiera d’Europa dal medio-oriente.
A Lesbo ci sono state sommosse degli abitanti dell’isola, dove i centri di accoglienza hanno ormai da tempo superato la soglia massima capienza. Spari e scontri sono avvenuti nei pressi del valico di Pazarkule-Kastanies.
La portata del flusso di migranti dalla Siria non è ancora chiarissima: pochi giorni fa l’ONU stimava che nei 120 chilometri di confine terrestre fra Grecia e Turchia fossero arrivate più di 13mila persone (mentre il ministro dell’Interno turco parlava addirittura di 100mila persone).
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha per il momento deciso per duri respingimenti alle frontiere terresti e in mare, oltre alla sospensione dell’esame delle richieste di protezione internazionale dei migranti in arrivo dalla Turchia.
Quello che sta accadendo in queste ore ricorda quanto avvenuto all’inizio nel 2016 sulla “rotta balcanica”, quando i paesi orientali dell’Unione decisero di chiudere i propri confini ai migranti in fuga dalla guerra civile siriana, con episodi di grande violenza verso i migranti disperati e stremati.
In quello stesso periodo fu firmato un accordo – da molti definito eufemisticamente “controverso” – tra Unione Europea e Turchia con il quale quest’ultima si impegnava a fermare il flusso di migranti dal teatro di guerra, e sorvegliare il confine con la Grecia, in cambio del versamento di sei miliardi di euro. Da allora, oltre tre milioni e mezzo di migranti siriani si sono fermati in Turchia. Lo scorso 27 febbraio, però il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato l’intenzione di voler riaprire i confini con la Grecia ai migranti. Diversi osservatori hanno legato la decisione alla volontà di Ankara di “alzare la posta” dal punto di vista economico (aumentando la richiesta di contributi economici e velocizzando i versamenti) o politico: la presa di posizione infatti arriva a poche ore di distanza da un attacco ricevuto dalle forze armate turche in Siria per il quale Erdogan ha richiesto un intervento alla Nato, intervento che i paesi dell’Alleanza atlantica hanno finora negato.
Intanto sul confine greco sono arrivate le istituzioni europee, in un tentativo di “gestire al meglio” quella che ormai è una vera e propria emergenza umanitaria, con migliaia di donne, uomini, anziani e bambini abbandonati a se stessi e vittime di violenze.
David Sassoli (ex giornalista Rai e presiedente delParlamento Europeo) ha visitato il confine greco-turco con il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il primo ministro croato Andrej Plenković (che detiene la presidenza di turno del Consiglio Europeo).
Dopo la visita, il Presidente Sassoli ha dichiarato, tra l’altro “Chiediamo urgentemente alle autorità turche di rispettare l’accordo con l’Unione europea e restiamo aperti al dialogo.
Ritornare a Bruxelles senza insistere per un vero cambiamento, significherebbe non aver capito ciò che abbiamo visto oggi.” Da Sassoli è arrivato anche un appello “per le migliaia di minori non accompagnati che sono arrivati sulle coste dell’Europa. Abbiamo urgentemente bisogno di una strategia per proteggere loro e il loro futuro. I governi europei devono mostrare molta più generosità e solidarietà con i bambini in condizioni disperate di bisogno”. Giunge inoltre un richiamo alla necessità che si arrivi, finalmente, a una politica migratoria comune, in nome dei principi fondanti dell’Unione: “Per il Parlamento europeo, chi arriva in Grecia, in Italia, a Malta o in Spagna, arriva in Europa. Invito i leader europei a lavorare in modo costruttivo con noi affinché si trovi una soluzione per un’equa ridistribuzione delle persone bisognose. Questo è l’unico modo per essere all’altezza dei nostri valori e rendere l’Europa un leader globale nella difesa dei diritti umani”.
Nel frattempo fa sentire la sua voce anche la società civile. L’Asgi rilancia un appello delle associazioni del Tavolo Asilo nazionale che si dicono “estremamente preoccupate da quanto sta accadendo ai confini dell’Europa, dove stiamo assistendo a massicce violazioni dei diritti umani e al completo fallimento delle politiche europee in materia di asilo. […]”.
Il Tavolo Asilo parla apertamente di “cancellazione della civiltà giuridica dell’Europa” chiedendo che si “intervenga subito ai sensi di quanto prevede il Trattato sul funzionamento dell’Unione (art. 78.3) attuando un piano di ricollocazione straordinario e urgente dei richiedenti asilo che giungono in Grecia e Bulgaria per sottrarre alla violenza e all’arbitrio le decine di migliaia di esseri umani che hanno diritto ad essere accolti e a chiedere asilo in Europa.”
Lunga la lista dei firmatari: A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Avvocato di Strada, Caritas Italiana, Centro Astalli, CIR, Comunità Papa Giovanni XXIII, CNCA, Europasilo, Federazione delle Chiede Evangeliche in Italia, FOCUS-Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medécins du Monde missione Italia, Medici per i Diritti Umani, OXFAM Italia, Save the Children Italia, Senza Confine, SIMM (Società Italiana Medicina delle Migrazioni) del Tavolo Asilo Nazionale ma anche AOI, Casa della Carità Milano, CGIL, Ero Straniero, Fondazione Archè, Lunaria, Saltamuri.
Foto: European Parliament/Flickr
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