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Grecia. Le ultime parole di un pensionato suicida: "Prima o poi i giovani faranno la rivoluzione"

Il 4 aprile 2012 Dimitris Christoulas, un farmacista 77enne in pensione, esce di casa e si dirige verso la centralissima piazza Syntagma. Sono quasi le nove di mattina. Dalle scalinate della fermata della metro sbucano continuamente persone, tutte dirette all’ufficio o al lavoro. Christoulas si nasconde malamente dietro un albero sul piccolo prato della piazza, tira fuori una pistola, se la punta alla tempia e preme il grilletto. 

Era quasi inevitabile che dovesse succedere.

Negli ultimi cinque anni di recessione, Piazza Syntagma è stata molte cose: centro nevralgico della protesta, teatro di assalti al Parlamento, palcoscenico per molotov & lacrimogeni, contenitore di istanze sociali e politiche, base acampada degli (ex?) indignados greci ed infine luogo di morte.

Un articolo del Guardian riportava come la Grecia, nel 2011, fosse diventata la Lituania d’Europa – ovvero il paese con il più alto tasso di suicidi nell’UE. Sia chiaro: un suicidio è sempre un mistero, spesso anche per chi decide di compiere un simile gesto. Ma il pensionato Christoulas ha delineato piuttosto bene i motivi che l’hanno spinto ad aprire uno squarcio di polvere da sparo e disperazione indotta da austerity nel cuore della capitale e della Grecia. Questa è la lettera che gli è stata trovata addosso:

Il governo di Tsolakoglou* ha azzerato ogni traccia della mia sopravvivenza, che si basava su un pensione molto dignitosa che da solo avevo versato senza alcun aiuto dallo Stato. Dal momento che la mia età avanzata non mi permette di reagire in maniera dinamica (ma se un compagno greco decidesse di imbracciare un Kalashnikov io sarei dietro di lui), non vedo altra soluzione che quella di farla finita in maniera dignitosa, dal momento che non mi vedo a rovistare tra le immondizie per mangiare. Credo che i giovani senza futuro prima o poi prenderanno le armi e impiccheranno i traditori di questo paese in Piazza Syntagma, proprio come hanno fatto gli italiani con Mussolini nel 1945.

In "Sillogismi dell’amarezza", Emil Cioran scriveva: “Abbiamo perduto l’arte di suicidarci a sangue freddo”. La crisi dell’Eurozona ce la sta facendo ritrovare.

 

*Il riferimento è a Georgios Tsolakoglou, il capo del governo collaborazionista dell’Asse durante la II Guerra Mondiale. In questo senso, Papademos sarebbe l’odierno Tsolakoglou

 

Crediti immagine: Marco Tonus

Questo articolo è stato pubblicato qui

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