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La struggente infatuazione giornalistica per il #Papacool

Non so quale siero stiano iniettando ai giornalisti italiani da una settimana a questa parte, ma sono tutti letteralmente impazziti per il nuovo Papa Francesco. Davvero, stiamo raggiungendo livelli d’isteria à la Justin Bieber – capelli strappati, occhi a forma di cuore, misticismo galoppante, sguardi stregati e palpitazioni così intense da minacciare l’infarto.

Prendiamo lo strabiliante articolo (titolo: «IL RIVOLUZIONARIO») vergato da Concita De Gregorio stamattina su Repubblica. L’attacco è fulminante, da mettersi in ginocchio e pregare per l’avvento risolutore di Cthulhu:

L’uomo sulle cui spalle grava il compito di risanare la Chiesa porta la sua croce senza alcun affanno, al contrario sorride. Come ogni grande condottiero compare sul campo di battaglia da un luogo imprevisto, in un momento inatteso. […] Lo aspettano da destra, lui arriva da sinistra. Pensano che manchi ancora tempo, invece è adesso. Appare da un lato della basilica sugli schermi giganti come un punto bianco che rotola silenzioso: sembra una grande goccia di latte che scivola attraverso i corridoi lasciati vuoti dalle transenne. Occupa lo spazio come un liquido.

La «grande goccia di latte», continua la De Gregorio, ovviamente «sta in piedi sull’auto, non ha protezioni» (del resto è «un liquido»). È l’apoteosi della ggente.

La folla lo chiama per nome, Francesco, lui si volta e a ciascuno sorride, prende in braccio un bambino che piange, poi fa cenno al conducente di fermarsi, ha visto qualcosa, vuole scendere. C’è un uomo tenuto in braccio dalla sorella, un uomo disteso colpito da un male che gli rovescia indietro la testa, gli allarga la bocca. [...] Francesco lo bacia sulla fronte, lo stringe in un abbraccio.

Non ci sono dubbi, signori: Bergoglio è esattamente «quello di cui c’era bisogno: un rivoluzionario. Lo è nel senso proprio del termine: colui che rovescia l’ordine delle cose».

Preghiamo.

Oggi, dice la Concita, non è il momento di parlare dei presunti rapporti con la junta di Videla o di altre storiacce. No, quelle son cose già scaraventate nel dimenticatoio. Oggi si festeggia, ci si raccoglie, ci si batte il petto, si spremono lacrime di gioia. Oggi «è il primo giorno di un tempo nuovo, un tempo che fuga ogni ombra»:

“Sursum corda”, dice Francesco nella liturgia. In alto i cuori. Ed è questo il rivolgimento, la rivoluzione più grande: il cuore, in alto. Il cuore prima. La Chiesa ha avuto l’anima di Giovanni Paolo II, la ragione di Benedetto XVI. Ora ha il cuore di Francesco, e il suo corpo che incarna l’umiltà e i gesti così simili a quelli di Papa Giovanni, il papa buono.

L’estasi è quasi compiuta. Manca solo un ultimo giro di rosario nella chiusura del pezzo:

Il Santo Padre rivolge un’ultima preghiera solitaria a San Francesco, colui a cui il Signore chiese: «Vai e ripara la mia casa». Il santo degli ultimi. Come questo Papa consapevole di un segreto che a pochi, nella storia, è riuscito di mostrare. Più si scende e più si sale. Più ci si spoglia e più si è ricchi. Più ci si fa uguali a chi non ha nulla e più grande sarà il potere di sconfiggere il gigante arroccato nel palazzo coi suoi ori. Scalzi, o con le scarpe sformate, è lo stesso.

Prendimi, o Signore.

Ad ogni modo, Papa Francesco non piace solo ai Grandi Editorialisti Contriti & Impegnati; piace da impazzire anche ai Giovani Giornalisti Ggiovani, che naturalmente hanno l’obbligo di esprimersi come i doppiatori di Beverly Hills 90210.

 

E ancora: Aldo Cazzullo – che già ci aveva deliziato con un totopapa completamente sballato – è rimasto impressionato dalla forza tranquilla di Bergoglio mostrata durante l’Angelus di domenica.

Francesco rinnova l’invito a pregare per lui. Ricorda di aver scelto il nome del patrono d’Italia, «il che rafforza il mio legame con questa terra dove sono le radici della mia famiglia. Non dimenticate questo: il Signore mai si stanca di perdonare; siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono». La folla piange e ride, è commossa ma anche di buonumore. E lui, sorridendo: «Buona domenica e buon pranzo». Un carisma immediato che non ha bisogno di spiegazioni. Semplice. Straordinario.

Fantasmagorico. Ottundente. Tonitruante.

Nel frattempo, Papa Francesco ha già compiuto il suo primo miracolo. Ha fatto funzionare per qualche ora il disastrato trasporto pubblico della Capitale:

Un miracolo a Roma: metro e bus funzionano. Mentre si svolgeva l’inaugurazione del pontificato di Francesco c’è anche chi non è andato oltretevere, per scelta o per impegni di lavoro, e si è goduto «una Roma che oggi funziona perfettamente». [...] «È un sogno -dice Elisa- sono arrivata al lavoro in poco tempo, i tempi di attesa erano da capitale europea, praticamente arrivavano convogli uno dopo l’altro. Per non parlare dei varchi aperti perchè oggi la metro è gratis…ma questo non si può volere sempre. L’efficienza del servizio però sì. Grazie Francesco, anche questo è un miracolo».

Tuttavia, manca ancora qualcosa nel quadro generale dell’infatuazione: gli animali. Rimediamo subito con l’apposito lancio Ansa.

Tra i giornalisti e gli operatori dei media che hanno potuto stringere la mano a papa Francesco c’era anche un non vedente, Alessandro Forlani, della Rai, che si è avvicinato al Pontefice insieme al suo cane-guida. Bergoglio, sempre molto sorridente, ha salutato il giornalista e si è anche chinato ad accarezzare il cane.

#Papacool2

Insomma, pochi cazzi: per la stampa italiana Bergoglio è praticamente già un santoSemper fidelis, nei secoli dei secoli, amen.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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