Gli strani colori dei fiumi cinesi

Dopo che migliaia di carcasse di maiali sono state ripescate dal fiume Huangpu di Shangai (leggete qui), viene da chiedersi come siano messi gli altri corsi d'acqua cinesi a livello d'inquinamento.

Il quotidiano francese Le Monde ha perciò proposto una coloratissima (e allarmante) photogallery che immortala le acque di alcuni fiumi del paese asiatico tinte delle sfumature più disparate.

I fiumi Baiyang e Daqubang della provincia di Zhejiang, ad esempio, nel marzo 2012 hanno assunto una colorazione arancione acceso, dovuta non certo al fango o alla sabbia, ma agli scarti di lavorazione delle fabbriche nelle vicinanze e soprattutto ai rifiuti ferrosi.

Lo Yangsté, un tempo detto "fiume blu", che attraversa la città di Chongqing, dal settembre scorso vira incontrovertibilmente sul rosso, e ancora gli scienziati si interrogano sulla ragione di questa mutazione, indecisi se attribuirla a inquinamento chimico, eccessiva concentrazione di sedimenti fangosi o forti precipitazioni.

Il fiume cantonese Chow Mein, nell'est della Cina, è diventato verde a causa di una diffusione eccessiva di alghe, peggiorata dal rilascio di liquidi di scarico industriali e scarti agricoli.

Risulta che il 40% dei fiumi cinesi siano gravementi inquinati, e il 20% lo sono a livello tale che per l'acqua non è possibile alcun tipo di utilizzo. Solo durante l'anno scorso, circa 1700 incidenti chimici hanno contribuito alla contaminazione dei corsi d'acqua, e si calcola che il numero di decessi prematuri legata a questa causa salirà nel futuro prossimo a 60.000 l'anno.

Il 10% del riso prodotto in Cina è contaminato dal cadmio, prodotto contenuto nelle batterie e estremamente tossico, che danneggia reni, ossa e sistema respiratorio, ed è gravemente cancerogeno.

Il debito che i cittadini devono e dovranno pagare, in nome della cieca marcia per il progresso della Repubblica Popolare Cinese, è decisamente troppo alto.