Glen Doherty: combatteva i fondamentalisti cristiani, lo hanno ucciso i fondamentalisti musulmani
Continuano le proteste nel mondo islamico per il film ‘blasfemo’ sul profeta Maometto. Dopo le manifestazioni al Cairo, in Egitto, e l’assalto del consolato Usa a Bengasi in Libia, la mobilitazione si è allargata ad altri paesi in un venerdì ‘di rabbia’. Integralisti islamici che hanno causato scontri anche a Kabul in Afghanistan e in altre città, tra le quali Tunisi, Khartoum in Sudan, Tripoli del Libano.
E il rischio è che si abbia una limitazione ulteriore dei diritti, nel nome della difesa del sacro. La primavera araba rischia di trasformarsi definitivamente in un rigido inverno integralista. Oltre al rinnovato attivismo dei fanatici offesi dal film — prodotto, si scopre, dal cristiano copto Nakoula Besseley Nakoula – ci sono da segnalare altri episodi, apparentemente secondari ma preoccupanti per la piega che potrebbe prendere.
Come l’aumento della taglia che pende tuttora sulla testa dello scrittore Salman Rushdie, già condannato da una fatwa autorevolmente emessa dall’ayatollah iraniano Ruhollah Khamenei dopo la pubblicazione del libro "The Satanic Verses". Secondo l’ayatollah Hassan Saneii, capo della fondazione islamica 15 Khordad, Rushdie è la causa originaria delle offese all’islam: “Se la condanna a morte fosse già stata compiuta, non avremmo assistito alla pubblicazione di caricature, articoli e film”. Una vendetta trasversale che punta a soffocare la libertà di espressione e che vorrebbe colpire un apostata per educarne (molti più di) cento.
Intanto in Egitto un attivista ateo ventisettenne, Alber Saber, è stato arrestato per aver postato sulla pagina Facebook di non credenti che amministra il video incriminato. Venerdì, quando si è sparsa la notizia, una folla ha circondato la sua casa. La polizia, chiamata dalla madre, ha arrestato il giovane. Che è stato rinchiuso in una cella piena di altri detenuti, ai quali sarebbe stato comunicato che Saber ha ‘insultato’ l’islam, allo scopo di aizzarli. E infatti sarebbe stato attaccato e ferito dai compagni di cella.
Non sono note le sue condizioni, ma il pericolo che subisca ritorsioni e che la sua stessa vita sia a rischio è fortissimo. Per tenere alta l’attenzione sull’ennesimo arresto di un ateo — dopo quelli tristemente analoghi in Tunisia e Indonesia — su internet è nata una mobilitazione per chiederne il rilascio.
Ancora morti, distruzione e arresti causati quindi dall’odio religioso, che già l’Iheu aveva denunciato. Ma c’è anche un’altra vittima dell’assalto all’ambasciata statunitense a Bengasi, durante il quale è morto l’ambasciatore Christopher Stevens. Si chiamava Glen Doherty e la sua storia è indicativa di quanto l’estremismo religioso sia pericoloso e di come colpisca proprio gli attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani e nel contenimento dell’integralismo.
Non sappiamo se fosse ateo e questo non ha ormai molta importanza. Il quarantaduenne Doherty, già Navy Seal e addetto alla sicurezza dell’ambasciata, faceva infatti parte del board della Military Religious Freedom Foundation. Organizzazione impegnata nella tutela della laicità nell’esercito statunitense, specie contro le ingerenze dei fondamentalisti cristiani.
Una vita circondata da fondamentalisti, quella di Doherty. Combatteva quelli cristiani, e lo hanno ucciso quelli musulmani, provocati da quelli cristiani. Nelle guerre di religione, i primi a perdere sono i laici. Doherty ci ha perso anche la vita.
Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox