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Genova, come nelle previsioni: il pluri- assassino mafioso Domenico Mancusi Hoyos rimane libero in Italia

Tra le vittime del feroce criminale italo- sudamericano pure un cugino del colombiano parroco ventimigliese Don Rito Alvarez.     

La decisione della Corte d’Appello di Genova era nell’aria da tempo ma sino all’ultimo chi ha a cuore i valori di giustizia ha sperato che potesse essere ribaltata: invece Domenico Mancuso Hoyos, pluri- assassino italo-colombiano, tra i capi delle milizie paramilitari di destra dell’Auc, che finanziavano le proprie attività para- militari nel Paese sudamericano trafficando in cocaina ed uccidendo chiunque si parasse sulla loro strada, da ieri rimane libero in Italia essendo stata rigettata dalla corte genovese l’istanza d’estradizione avanzata un anno fa dalla Colombia.

Secondo i giudici del capoluogo ligure sono stati quattro gli elementi che hanno giocato a favore del criminale arrestato nel 2014 in un normale appartamento del periferico quartiere di Castelvecchio Santa Maria Maggiore ad Imperia: innanzitutto la doppia cittadinanza dell’imputato che non è solamente colombiano ma, a causa delle origini paterne, pure cittadino italiano. In secondo luogo il fatto che il governo di Bogotà, avanzando la propria richiesta d’ estradizione alle autorità italiane, non è che poi l’avesse corredata di prove schiaccianti onde inchiodare Mancuso alle proprie responsabilità in ordine all’omicidio di ben centotrentadue persone, in larga parte inermi “ campesinos”: evidentemente l’uomo gode ancora di molti favori nei palazzi del potere della capitale colombiana in cui ancora lavorano alti funzionari riconducibili a quell’estrema destra filo-militare, un po’guerrigliera, un po’ criminale, di cui le Auc erano uno dei maggiori bracci armati.

Leader indiscusso delle Auc era il cugino primo di Domenico Hoyos e cioè Salvatore Mancuso, oggi in carcere negli Stati Uniti d’America per narcotraffico. Domenico Mancuso Hoyos, infatti, già per due volte era stato inquisito per gli omicidi nel suo Paese ma sempre era stato prosciolto: mancanza di prove si è sempre sostenuto ma è sicuro che nei suoi confronti mai la polizia colombiana ha dimostrato solerzia nel cercarle: godeva di troppe protezione tra i papaveri dell’assai corrotta nazione latinoamericana.

Proprio a causa dell’applicazione del principio del "ne bis in idem", come chiesto dai difensori Andrea Costa ed Ennio Pischedda, i giudici d’appello liguri si sono alla fine decisi a lasciare libero Domenico Mancuso Hoyos. Curiosamente pur avendo per anni guidato un gruppo paramilitare, che si contrapponeva alle sinistrorse Farc d’ispirazione marxista-leninista, che si finanziava con il traffico di cocaina ed avendo ucciso così tanto contadini per il semplice fatto che si rifiutavano di convertire le proprie coltivazioni in quelle della pianta da cui si ricava la "polvere bianca", Mancuso mai è stato accusato di narco-traffico e quindi nei suoi confronti non è stato possibile l’arresto; in Italia è stato in carcere quattro mesi e nei successivi è stato agli arresti domiciliari, per traffico di droga e l’estradizione immediata verso la Colombia.

Il parroco del popoloso quartiere di Riverino a Ventimiglia, don Rito Alvarez, d’origini proprio colombiane, conosce molto bene per fama l’uomo liberato ieri: operante con la sua banda nella regione colombiana di Catatumbo, la medesima di cui è originario il sacerdote, fu qua che trucidò gran parte delle sue vittime. Tra di esse proprio il cugino di Don Rito che, a voce alta, di fronte a tutto il suo villaggio si rifiutò di pagare il pizzo all’Auc anche perché in condizioni economiche non floride. Fu ucciso immediatamente in loco, così tanto per intimidire i suoi compaesani e fornire loro una lezione qualora qualcun altro non avesse voluto pagare. Ad Imperia, dove fu arrestato dalla Guardia di Finanza, invece Domenico Mancuso Hoyos conduceva una vita irreprensibile ed anzi era tra i più attenti nell’organizzazione delle varie processioni religione nella parrocchia del rione come ha testimoniato il parroco di Castelvecchio Santa Maria Maggiore.

Ora, forse, sarà possibile perseguire in Italia, essendo cittadino del nostro Paese, Domenico Mancuso Hoyos per gli orribili delitti compiuti all’estero. Molti se lo augurano affinché la giustizia non debba subire l’ennesima beffa.                          

 

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