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"FunSlowRide", Sam Productions/Egea Records

“FunSlowRide”, “corsa lenta ma divertente”, è il nuovo disco prodotto da Gegé Telesforo, classe 1961, pubblicato e distribuito in Italia da Egea Records e in America e nel resto del mondo da Ropeadope, una prestigiosa etichetta newyorkese. Nel CD sono contenute dieci tracce, ma sono sette le composizioni, perché di “Next” è stata incisa anche una “Radio edit”, mentre “Say No” è tripartita (Say No intro, Say No, Say No outro), di modo che la si può considerare una piccola Suite. Nonostante 500 ore di registrazione in studi diversi (Brooklyn, Madison, Londra e Italia) per realizzare un progetto iniziato circa tre anni fa, il disco dura soltanto 38 minuti, quando ormai un CD può contenere fino ad 80 minuti di musica. C’è da chiedersi da cosa sia dipesa tale scelta.

Da un estremo professionismo da parte di Telesforo – che si sente responsabile nel ruolo di produttore, piuttosto che come musicista, anche se compare in tutte le canzoni, eccetto che in “Who am I”, per cinque delle quali ha composto la musica e/o le parole – che potrebbe aver meditato a lungo su quale “take/esecuzione” scegliere?

Da un gusto vintage per i vecchi LP che duravano mediamente dai 30 ai 45 minuti?

Musicalmente il genere che si ascolta è un Funky delicato, tendente al Jazz, dal metronomo medio-lento. Questo forse è legato alle preferenze e al carattere del musicista, una persona per bene rispettosa del lavoro di tutti. Nelle sue intenzioni, il disco è il risultato di un lavoro collettivo con una base strumentale di musicisti italiani – Alfonso Deidda ai sassofoni, Seby Burgio e Pasquale Strizzi alle tastiere, Joseph Bessi al contrabbasso e Dario Panza alla batteria – mentre la voce è affidata ad interpreti internazionali di spessore, ognuno solista di una sola canzone : Ben Sidran, Joanna Teters, Joy Dragland, Alan Hampton, Moses Patron, Greta Panettieri, Gegè Telesforo. 

Chi scrive suggerisce un ascolto secondo un mutato ordine delle tracce : 5-6-9 (ossia “Say No”), 3-10 (“Next), 2,4, 1, 7, 8.

Sono brani tutti melodici, forse a sottolineare le origini del compositore, interpretati con attenzione da ogni singolo artista, tutti originali ad eccezione di “I shot the Sheriff”, omaggio “reggaescat” a Bob Marley, musicista reggae per eccellenza.

I testi, in inglese, probabilmente per espandersi in tutti i continenti, “raccontano – afferma il leader nel comunicato promozionale – della responsabilità che tutti abbiamo come cittadini del mondo nei confronti delle generazioni future e si rivolgono alla natura incontaminata per riflettere sulla vita che passa davanti ai nostri occhi e sotto ai nostri piedi”.

“Let the children” ,un brano Unicef dedicato all’infanzia (Telesforo è testimone di Unicef Italia), vede Ben Sidran dar vita ad una sorta di recitativo filosofico col risultato di ricordare Ginger Baker in “Pressed Rat and Warthog”, un pezzo parlato tratto da “Wheels of fire”, il capolavoro dei Cream.

La canzone più emozionante è “Say No”: un’introduzione malinconica con la voce di Sachal Vasandani assieme al piano di Domenico Sanna; uno sviluppo orchestrale con le voci e gli strumenti che con un andamento circolare penetrano nell’intimità di chi ascolta; un finale nuovamente in duo, con la violoncellista Giovanna Famulari che prende il posto di Vasandani, mentre in sottofondo fanno capolino voci gioiose di bambini che presumibilmente si divertono a giocare.

 “Next”, interpretato da Alan Hampton, è caratterizzato dalla ripetizione di una frase melodica, difficile da togliersi dalla testa di ognuno. Potrebbe, con maggiore insistenza, portare a una condizione di trance, grazie al soave fischiettio e alla presenza di un glockenspiel ( strumento a percussione di lamine metalliche, il cui suono si pone fra il carillon e il vibrafono). Senza dubbio la ripetitività induce a guardarsi dentro, a pensare alla propria vita, a che cosa si sta inseguendo, a domandarsi cosa riserverà il futuro.

Il funky più jazzistico lo si ritrova nel brano di apertura “The green doctor”, con le morbide voci di Joanna Teters e Ainè, il solo al sax tenore di Alfonso Deidda, la tromba di Daniele Raimondi e il piano elettrico Wurlitzer di Pasquale Strizzi : una ricca tavolozza di suoni che rende maggiormente godibile l’ascolto.

Il libretto è stato realizzato da Felice Limosani, digital storyteller e affermato creativo in ambito internazionale, amico di infanzia di Gegè, nonché autore di un videoclip di “Next”, basato su una veloce animazione in 3D secondo lo stile “digital pop”. Nel libretto ci sono tutti i testi ad eccezione di quelli di ‘I shot the sheriff”, di Bob Marley e di “Who am I”, di Panettieri e Strizzi. Sarebbe interessante capire le motivazioni, soprattutto se dovute ad un (e quale) divieto.

Foto: Gegé Telesforo/Facebook

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