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Forse si chiama Omar (video)

Prima di essere un giovane bracciante agricolo, lavoratore sottopagato, la cronaca lo fa diventare un senegalese, bruciato. Senza nome per il momento, su Avvenire dicono che forse il giovane si chiamasse Omar. Poi magari appena si sa qualcosa di certo lo scrivo.

 L'altro Ieri alle 22,30 un fornello è andato a fuoco, sembra anche lui e tremila metri quadrati di baracche. La "location" della tragedia è una volta ancora tra Castelvetrano e Campobello di Mazara del Vallo.

Non è morto sul lavoro ma in un campo di attendati e baraccati extracomunitari, che aspettano di raccogliere le olive: tutti vedono e tutti ne sanno l'esistenza, dove si trova sempre merce da lavoro. Nessuna sicurezza sul lavoro, figuriamoci dove si dorme e mangia un boccone e si fanno i bisogni e ci si lava..."L’area che una volta fu sede di un impianto di produzione di calcestruzzo, è stata negli ultimi anni il luogo scelto da questi operai. Accampati forse è parola che rende bene l’idea per il degrado in mezzo al quale queste persone vivono. L’anno scorso stavano anche morendo di sete e non potevano nemmeno lavarsi. L’associazione Libera portò l’acqua ed allora anche il Comune di Castelvetrano, nel cui territorio ricade l’ex cementificio, si decise a mandare le autobotti. Per l’anno in corso in prefettura sono cominciate le riunioni, anche se la raccolta di olive non è cominciata, gli operai arrivati sono già quasi trecento".

Sono rifugi di fortuna ma la fortuna non ha mai baciato queste persone sulla fronte, se non per il fatto che non sono morti nel tragitto da dove avevano casa al nuovo paese di approdo, illesi, se non fosse per qualche cicatrice profonda.

Eppure, è notizia del 13 settembre 2021 che a Campobello di Mazara, alle porte della stagione olivicola" braccianti hanno organizzato un presidio nella piazza antistante al Comune di Campobello di Mazara per presentarsi alla città come gruppo organizzato che si fa portavoce delle istanze dei lavoratori perlopiù migranti, che da più di un decennio sono la base strutturale dell’agricoltura campobellese e castelvetranese. Dal momento in cui il processo di modernizzazione della produzione di olive da tavola nel trapanese si è compiuto, i lavoratori migranti si sono ritrovati al centro di retoriche e di interventi di stampo emergenziale, seppure essi abbiano sempre fatto fronte alla loro sopravvivenza organizzandosi autonomamente. I braccianti oggi si presentano ai Sindaci di Campobello di Mazara e Castelvetrano, come rappresentanti delle rispettive comunità, per chiedere che qualsiasi intervento fatto sulle loro teste debba essere pianificato e organizzato con le loro teste e, soprattutto, che tali interventi debbano basarsi sulla volontà di rispondere a bisogni immediati (espressi dai braccianti stessi) e sul rispetto del lavoro, della salute e del diritto all’abitare..."

Eppure era novembre del 2017 quando si ebbe la notizia: Dagli uliveti confiscati alla mafia nasce “Extraetico l'olio della legalità”.

Cerco altro in internet e mi imbatto in una notizia dell'ottobre 2013: "E’ morto Ousman, ragazzo senegalese ustionato nel ghetto di Campobello di Mazara."

4 febbraio 2016: " Talla Seck, senegalese, 56 anni. Era uno dei lavoratori impegnati nella raccolta delle olive. È morto per le esalazioni di un rudimentale braciere che gli serviva per scaldarsi. Infatti viveva in una tendopoli improvvisata, nella stessa zona dove questa estate era morta Paola Clemente"

31 agosto 2019: " È morto probabilmente per il caldo torrido mentre lavorava sotto una serra per la coltivazione di meloni. Ha avuto un improvviso malore ed è deceduto subito dopo. Italiano, 55 anni, lavorava al nero in un’azienda agricola all’estrema periferia di Giugliano, in provincia di Napoli.

12 giugno 2020: Mohamed Ben Ali, bracciante agricolo, è morto intrappolato tra le fiamme divampate all’interno di una baracca, al ghetto di Borgo Mezzanone,la cosiddetta 'pista', dove vive un gruppo di migranti senegalesi.

25 giugno 2021: "Si chiamava Camara Fantamadi e aveva 27 anni. Aveva lavorato per ore nei campi, sotto il sole del sud. Poi all’improvviso il malore, mentre stava tornando a casa. In sella alla sua bicicletta. "

Tante tante tante...Notizie sempre uguali nel tempo, come i mai più, che rimangono sempre, uguali nel tempo.

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Gabriele Milani

Eppure voglio concludere con un video fatto di speranza reale, è la storia di Gabriele Milani, un ragazzo di 25 anni che coltiva come 200 anni fa, oltre il bio e il biodinamico, come si è fatto per secoli.

Eppure dice un proverbio pugliese: "L’albero d’ulivo pretende cinque cose: largo, pietra, letame, ascia e sole." Non di morire bruciati, per raccogliere i suoi frutti.

Doriana Goracci

 

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