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Firmato accordo tra Belgrado e Pristina. Ma il Kosovo non è indipendente

Il presidente Tadic ora si dice ottimista sull'approvazione dell'accordo di Adesione con l'Unione europea che verrà deciso giovedì prossimo dai venti sette Capi di Stato e di governo comunitari a Bruxelles.

"Gli obiettivi che la Serbia si era prefissa sono stati raggiunti ier l'altro a Bruxelles: da una parte è stata spianata la strada verso la stipula dell'accordo di Associazione del Paese che rappresento con l'Unione Europea, e dall'altro abbiamo evitato di essere costretti a riconoscere la piena indipendenza della nostra Provincia meridionale del Kosovo". Sono queste, non a caso, le significative parole scelte dal Presidente della Repubblica serbo Boris Tadic per salutare con soddisfazione il compromesso raggiunto, firmato tra giovedì e venerdì scorsi nella capitale dell'Unione Europea, tra Belgrado e Pristina sotto la supervisione della Presidenza di turno (danese).

Detto accordo prevede che il Kosovo possa partecipare ad ogni decisione in ordine al futuro dei Balcani ex jugoslavi ma nulla dice in ordine al suo reale status di Repubblica indipendente ed, anzi, impone a Pristina di non fregiarsi del titolo di Repubblica del Kosovo.Nel testo dell'accordo infatti, in maniera sibillina, e financo un po' ipocrita, non ci si riferisce mai alla realtà kosovara dipingendola come quella di uno Stato indipendente ma si menziona il fatto che l'Alta corte internazionale dell'Aia ha giudicato non illegittima l'indipendenza dell'ex Provincia serba. Cosa mai vorrà dire lo sanno solamente gli " sherpa" di Bruxelles ma intanto qualche primo timido passo in avanti verso la stabilizzazione definitiva dei Balcani è stato fatto.

I kosovari, a partire dal loro premier Hashim Thaci, hanno fatto buon viso a cattivo gioco e, come ha sottolineato la negoziatrice di Pristina Edita Tahiri, sono sicuri che "l'accordo avrà comunque una vita breve e ben presto si arriverà a riconoscere anche giuridicamente quella che è la realtà, cioè la reale indipendenza del Kosovo albanese". In realtà l'Unione europea non poteva, allo stato attuale delle cose, giungere ad un accordo dal contenuto diverso. Ciò per un duplice ordine di fattori: in primis non si poteva umiliare oltremodo la pretesa serba di non riconoscere ufficialmente l'indipendenza del Kosovo in vista delle vicine elezioni legislative ed amministrative a Belgrado. Bisogna far di tutto, è l'ordine che giunge da Bruxelles, affinché in esse si affermi il partito europeista di Tadic giacché portare fieno alla cascina dei nazionalisti serbi, che in caso di riconoscimento intrernazionale di Pristina avrebbero vita facile a riconquistare il potere a Belgrado, vorrebbe dire reincendiare i Balcani.

L'Unione europea non può poi dimenticare che cinque suoi membri, Spagna, Grecia, Slovacchia, Cipro e Romania, non riconoscono ancora, per loro questioni interne, l'indipendenza di Pristina. Il cammino dunque verso un tale definitivo riconoscimento è ancora lungo ma la prima pietra è stata posta.Intanto ai confini settentrionali del Kosovo i serbi hanno riconosciuto la legittimità ad operare dei doganieri kosovari e giovedì, durante la riunione dei ventisette Capi di governo e di Stato dell'Unione, con la Serbia sarà stipulato un accordo di associazione, primo passo verso la piena integrazione di Belgrado nell'Unione europea. E'una vittoria della diplomazia italiana che sempre si è battuta pèr raggiungere tale risultato convincendo pure le Cancellerie scettiche come Berlino. Non a caso ieri il Ministro degli esteri tedesco Westerwelle ha assicurato al suo omologo di Belgrado, Jeremic, che l'accordo associativo sarà concluso.

Come ben si capisce dunque quella di venerdì è stata una vittoria totale per la Serbia, tanto che a Pristina la maggioranza albanese mastica amaro. Il Partito per l'Autodeterminazione guidato da Albin Kurti scenderà in piazza domani pomeriggio nella capitale per manifestare tutta la propria insoddisfazione anche se sia l'Albania, per bocca del Premier Berisha e del socialista Rama, che gli Stati Uniti d'America, ha parlato il Segretario di Stato Hillary Clinton, da sempre mentori delle ragioni kosovaro-albanesi hanno dovuto far buon viso a cattiva sorte e dichiarare che " comunque l'accordo di venerdì scorso è coerente con l'indipendenza, la sovranità territoriale e l'integrità del Kosovo".

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