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Faro di Roma. Intervista a Fabrizio Cracolici. Dalla memoria al futuro. I ragazzi di ieri abbracciano i giovani di oggi e il potere li teme

Fabrizio Cracolici, ricercatore e attivista per la pace, i cambiamenti climatici e i diritti umani. Nipote di un ferroviere che ha pagato a caro prezzo la coerenza con i suoi ideali antifascisti, Fabrizio Cracolici è attivista, ricercatore storico e videomaker.

FARO DI ROMA

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 Uno degli obiettivi del suo lavoro è costruire un ponte fra passato e futuro, fra i giovani che molti anni fa hanno combattuto per la libertà e quelli di oggi, che si trovano ad affrontare nemici per certi versi ancor più insidiosi. Gli strumenti per batterli? Informazione e consapevolezza.

Da dove nascono i tuoi interessi e soprattutto come hai formato i tuoi ideali antifascisti?
Da diversi anni e con piena consapevolezza dell’importanza di fare il mio pezzo di strada, mi occupo di memoria storica e cerco di praticare una forma di attivismo comunicativo e sociale. Realizzare questa intervista è un po’ complicato per certi versi. Il motivo? Queste domande mi sono state rivolte da Laura Tussi, la mia compagna di vita e anche di lotta.

Perché spiegare alle nuove generazioni gli eventi della Storia?
Spiegare oggi ai giovani la storia – specifica –, nelle sue discrasie e profonde ingiustizie, può rappresentare un’opportunità per trasmettere anticorpi contro le infinite ingiustizie e violenze purtroppo sempre più presenti nella società odierna.

Da dove e quando nasce la passione per questi temi?
Diverse esperienze di vita mi hanno portato a occuparmi di questi temi. In primis la storia tormentata della mia famiglia. Quando ero piccolo amavo ascoltare le storie incredibili vissute durante il tristissimo periodo nazifascista. Nonno Ignazio era un ferroviere che per non aver messo la firma al fascio è stato confinato per 14 anni a Prestranek, in ex Jugoslavia. Mi diceva: “Con una tessera avrei potuto stare tranquillo e invece ho praticato una scelta pienamente consapevole che ho pagato pesantemente. Perché l’ho fatto? Perché come Cristiano trovavo l’agire fascista agli antipodi del Vangelo.

Nel cammino di formazione, insieme, abbiamo avuto modo di conoscere importanti personalità impegnate sui temi della giustizia sociale, soprattutto.
Nel mio percorso di crescita e di consapevolezza ho avuto la fortuna di incontrare persone speciali che hanno risvegliato in me la capacità dì indignarmi. Ricordo il mio incontro con il comandante partigiano Giovanni Pesce. La fortuna di condividere molte esperienze con il caro amico Don Andrea Gallo e oggi una fitta collaborazione e stima con il caro amico Alex Zanotelli. E con Moni Ovadia e molte altre personalità. In questo preciso momento con gioia immensa vedo negli occhi di Laura la grande forza che lei, con le sue grandi capacità umane, è stata in grado di trasmettermi.

Da dove nasce la tua passione per i video sociali, che sono parte integrante della tua attività di divulgazione?
Penso che realizzare video sociali possa essere un buon mezzo per comunicare attivamente messaggi e pratiche. Le giovani generazioni comunicano così. E noi abbiamo il dovere di stare quanto più possibile vicini a loro, con i loro mezzi e le loro capacità ricettive e percettive. Trasmettere qualcosa alle future generazioni è e deve essere una priorità assoluta.

Cosa ti senti di dire a chi vuole avvicinarsi all’attività di video maker sociale?


Una cosa sola mi sento di dire e cioè che è necessario essere estremamente concreti oltre che creativi e comunicativi. Occorre spalancare gli occhi e la mente al mondo che ci circonda percependo le aspettative nascoste di chi sa che esistono enormi problemi, ma non ne è pienamente consapevole.

I massmedia che fanno propaganda di potere sono un intralcio per il tuo percorso idealista per la pace?
I mezzi di comunicazione del potere purtroppo sono estremamente sofisticati e funzionali; sono in grado di manipolare e plagiare a proprio piacimento la mente di tante, troppe persone e proprio per questo nasce in me la volontà di “bucare lo schermo” mettendo a disposizione contenuti, facendo controindicazione e controinformazione.

Per molti anni sei stato presidente della sezione di Nova Milanese dell’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Perché proprio nell’Anpi?
Rispondo rimandando a questa lettera aperta che ho scritto lo scorso anno, rivolta proprio all’ANPI. Essere un dirigente dell’Anpi è per me un grande onore. Far vivere la grande esperienza Partigiana dei nostri padri rappresenta la mia volontà di non dimenticare facendo tesoro di chi prima di me ha lottato per un mondo libero dall’orrore delle guerre arrivando anche al sacrificio della propria vita. Lottare per amore di giustizia e di pace e non per odio, rappresenta un messaggio fortissimo per le future generazioni.

Che ruolo hanno avuto nella tua storia di formazione i Partigiani che hanno lottato nella Resistenza antifascista, ossia contro il regime nazifascista?
L’esperienza partigiana ha impresso all’umanità la volontà di non abbandonarsi alla rassegnazione e alla disperazione e ha raccontato e tramandato vicende fortemente ingiuste che purtroppo sono presenti, anche se in modi diversi, in questo periodo storico complicato. Sì, perché assistiamo alla volontà di potentati militari e industriali che al prezzo di molte vite umane rivendicano il controllo di beni e di ricchezze. Le guerre oggi, come in passato, sono imposte per arricchire pochi a discapito della stragrande parte dell’umanità. Questo mi hanno insegnato i partigiani e questo è il motivo del mio impegno oggi nell’ANPI.

Memoria e futuro: queste due parole cosa rappresentano per te?
Memoria e futuro sono due parole diverse, ma a parere mio praticamente uguali. Ora vi spiego il perché. Parto dalla parola “futuro”, che per antonomasia rappresenta le future generazioni, i giovani. Se aspiriamo alla salvezza dell’umanità dall’estinzione totale dobbiamo assolutamente rivolgerci a loro. Oggi le nuove generazioni, a detta dei media controllati dal potere, sono assenti. Questo è assolutamente falso perché i giovani ci sono, sono presenti e attivi e sono anche estremamente consapevoli dei problemi che ricadono sull’intera umanità. Esiste però un problema! Il potere li teme e di conseguenza li nasconde e offusca ogni loro azione.

I ragazzi di ieri che abbracciano i giovani di oggi. Questo è il pieno significato e valore della memoria storica…
Per capire questa mia affermazione l’unica operazione che posso fare è chiamare in causa la seconda parola della domanda e cioè “memoria”. In cosa consiste la memoria? La memoria sono i giovani. Si proprio i giovani. Chi ha resistito lottando contro gli orrori del mondo durante la resistenza antifascista? I giovani. Chi ha lottato per la rivendicazione di diritti basilari nel 1968? I giovani.
Chi ha partecipato ai social forum mondiali sui diritti umani? I giovani. Senza i giovani di altre generazioni, senza le loro lotte, oggi tutti noi ci troveremo sicuramente in una condizione estremamente pesante e insostenibile.

I ragazzi di ieri che abbracciano i giovani di oggi, dunque, non è solo un gesto ma un progetto politico.
Fare tesoro del passato per costruire il futuro. Ecco perché sono a me molto care le parole memoria e futuro, che sono diventate il titolo di un nostro saggio con contributi scritti di Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli e altri importanti attivisti. Da queste due parole noi ci impegniamo perché, come dicono oggi i nuovi attivisti, il tempo sta per scadere e noi dobbiamo fare tutto il possibile per invertire la rotta, per salvarci ancora oggi tutti insieme.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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