Faenza, Terni, Treviso: le crisi occupazionali non hanno confini

La crisi economica è anche crisi occupazionale. Spesso si dimentica di considerare gli effetti negativi sull’occupazione derivanti dalle numerose crisi aziendali che si manifestano in Italia. Tre notizie diverse però ci ricordano questa realtà.
Partiamo da Faenza. La decisione della Golden Lady di procedere ad un licenziamento collettivo dei dipendenti Omsa al termine della cassa integrazione straordinaria, è figlia di un comportamento “inaccettabile e irrispettoso”. È quanto sostengono, in una nota congiunta,le segreterie nazionali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilta-Uil soprattutto alla luce dell'incontro a Roma, tra azienda, istituzioni e parti sociali avvenuto lo scorso 23 dicembre e concluso con la fissazione di un nuovo appuntamento per il prossimo 12 gennaio. A giudizio delle tre organizzazioni sindacali, “sconcertante e scellerato è apparso scoprire solo a posteriori, che il giorno stesso la proprietà aveva aperto la procedura per i licenziamenti collettivi del sito di Faenza, senza farne menzione al tavolo. A fronte di una ancora labile prospettiva, dell'impegno di tutte le Istituzioni e delle Organizzazioni Sindacali, nonostante la dichiarata volontà di lavorare concretamente per le soluzioni occupazionali, la scelta di Nerino Grassi”, proprietario dell'azienda produttrice di calze, “è stata ancora una volta quella di sottrarsi al confronto e ad ogni responsabilità, preoccupandosi esclusivamente di tagliare il cordone ombelicale con lavoratrici e lavoratori”». Pertanto, si legge ancora, Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilta-Uil “ritengono inaccettabile il comportamento del gruppo, irrispettoso di tutti gli interlocutori interessati e chiedono che il procedimento sia ritirato per consentire una dignitosa conclusione della vertenza”.
Passiamo poi a Terni. La Lyondel Basell sta inviando in queste ore le lettere di licenziamento ai dipendenti cui non è stata concessa la cassa integrazione in deroga per un altro anno, come invece chiesto da sindacati di categoria e istituzioni dopo la chiusura dello stabilimento della Polymer. In base a quanto riferito nei giorni scorsi alle rappresentanze sindacali saranno 41, a partire dal primo gennaio, i dipendenti in mobilità, mentre altri 25 saranno stipendiati dalla multinazionale ancora per sei mesi per permettere le operazioni di smantellamento del sito. Il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e la giunta comunale esprimono in una nota “piena solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie”. “L'invio delle lettere di licenziamento - commenta il sindaco in una nota - dimostra ancora una volta l'arroganza e la mancanza di volontà dell'azienda rispetto alla possibile gestione anche in termini sociali della cessazione del sito di Terni”. Secondo Di Girolamo l'azione della Basell “dimostra nuovamente la scarsa o nulla considerazione verso un territorio dal quale invece Basell ha ricevuto molto sia sul versante del lavoro che su quello ambientale”. “Le istituzioni locali, per quanto possibile - spiega ancora il sindaco - anche in queste ore si sentono impegnate a fianco dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, affinchè il polo della chimica verde della nostra città diventi rapidamente una realtà, creando quindi le condizioni per restituire il lavoro in primo luogo a chi lo sta perdendo, ma anche ai tanti giovani in cerca d'occupazione nel nostro territorio”. Del resto proprio nei giorni passati un’azienda ternana che opera nel settore della “green economy” aveva manifestato la propria disponibilità ad acquisire lo stabilimento della Basell.
Concludiamo con la preoccupante situazione occupazionale che si è registrata a Treviso nel corso del 2011. Quasi 7.500 lavoratori licenziati, più di 18 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate, più di 8 milioni e mezzo di ore autorizzate di Cassa integrazione straordinaria e un calo, rispetto al 2010, del totale di ore di Cassa integrazione ordinaria, che però ha ripreso a salire a partire dal mese “nero” dell'anno che sta volgendo al termine: agosto. Sono alcuni fra i dati più significativi illustrati da Franco Lorenzon, segretario generale della Cisl di Treviso. L'analisi condotta dall'osservatorio Cisl su dati Inps e della Provincia di Treviso conferma il momento di crisi del mercato del lavoro nel Trevigiano. 7.437 gli ingressi in mobilità registrati nel 2011. Numeri simili a quelli registrati lo scorso anno, quando i licenziamenti erano stati 7.491. Aumentano del 16,5% i licenziamenti nelle grandi imprese: i lavoratori inseriti nelle liste di mobilità a seguito di licenziamenti collettivi (legge 223) sono stati 3.049, contro i 2.615 del 2010. In lieve diminuzione rispetto all'anno scorso il numero dei lavoratori espulsi dalle piccole imprese (legge 236): 4.388 nel 2011 contro i 4.876 del 2010 (-10%), che comunque rappresentano più della metà del totale dei lavoratori licenziati nel 2011 in provincia di Treviso. Un lavoratore licenziato su 4 è straniero.
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