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Esodati, cronologia di un fallimento ‘tecnico’

I cosiddetti ‘esodati‘ sono lavoratori che non percepiscono più uno stipendio e non hanno ancora una pensione. La riforma previdenziale, con l’innalzamento dell’età pensionabile, li ha gettati nella prospettiva di rimanere in questa situazione per molto più tempo di quanto stabilito con gli accordi presi in precedenza con le aziende, sulla base delle vecchie regole. Che cosa li attende?

 

Ecco una cronologia delle possibili risposte:
 
20 gennaio 2012. Le Commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera approvano l’emendamento dei relatori al decreto Milleproroghe. Che stabilisce che gli ‘esodati’ andranno in pensione con le vecchie regole, a patto che l’accordo per uscire dall’azienda sia stato sottoscritto prima del 4 dicembre 2011, anche se hanno lasciato il posto di lavoro successivamente o stanno per farlo. La copertura, scrive l’Ansa, «viene assicurata con l’aumento progressivo dei contributi di artigiani, commercianti e coltivatori diretti, mezzadri e coloni iscritti alle relative gestioni autonome dell’Inps». Se i fondi non bastassero, perché la platea dei beneficiari è più ampia del previsto, scatterebbe una «clausola di salvaguardia»: «viene innalzato il contributo dei datori di lavoro per i fondi riguardanti gli ammortizzatori sociali».
 
24 gennaio 2012. Elsa Fornero si dice contraria all’ipotesi di aumentare i contributi per gli autonomi per coprire gli ‘esodati’.
 
25 gennaio 2012. Cambia tutto. Per andare in pensione con le vecchie regole, gli ‘esodati’ devono essere effettivamente usciti dalla proprie aziende in data antecendente il 31 dicembre 2011. Per la copertura ora si pensa di aumentare le accise su sigarette e tabacchi. L’importante è che non si raccolgano meno di 15 milioni di euro per il 2013 e 140 milioni per il 2014. Il leghista Fedriga commenta: «hanno escluso coloro i quali hanno fatto accordi prima della manovra ma che entrano in vigore dopo il 31 dicembre, creando di fatto esodati di serie A e di serie B».
 
31 gennaio 2012. Via libera della Camera al decreto Milleproroghe. Confermata l’ipotesi del 25 gennaio. A pagare saranno i fumatori.
 
8 febbraio 2012. Il Milleproroghe sta per approdare nelle Commisioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato. I senatori Castro (Pdl) e Roilo (Pd) presentano un emendamento che si propone di riallargare la platea di esodati che ricade sotto l’ombrello della norma, restaurando la regola inizialmente proposta: il beneficio deve riguardare tutti i lavoratori che abbiano pattuito l’uscita dell’azienda entro dicembre, anche se poi lasceranno il lavoro solo nei mesi successivi. «Ma non si sa esattamente quanti sono», scrive l’Ansa.
 
13 febbraio 2012. Stop del ministro Fornero: tutta la materia andrà affrontata «in un altro provvedimento, con un altro strumento». Tradotto: per il momento la norma resta quella approvata a Montecitorio. Accolta solo una lieve modifica: «Il testo licenziato alla Camera affermava che potessero avvalersi delle vecchie regole gli esodati che avevano chiuso il rapporto di lavoro ‘in data antecedente al 31 dicembre 2011′. Formulazione che lasciava fuori quanti uscivano dall’azienda proprio il giorno 31 dicembre. La modifica quindi stabilisce che beneficeranno delle vecchie regole quanti hanno lasciato il lavoro ‘entro il 31 dicembre 2011», scrive l’Ansa.
 
21 febbraio 2012. La Cgil contesta il numero degli ‘esodati’ circolato fino a quel momento (65 mila persone): a rischio sono «centinaia di migliaia».
 
19 marzo 2012. Il ministro Fornero annuncia che la questione sarà risolta con un decreto «entro il prossimo 30 giugno». Afferma di «comprendere l’ansia di queste persone» e aggiunge: «la soluzione adottata per loro era troppo facile e metteva a carico del bilancio pubblico e quindi della collettività una forma di pensionamento anticipato sulla base di regole la cui sostenibilità era stata messa in discussione da molti». Fornero, da ultimo, ammette: «Abbiamo cercato di individuare le categorie di persone che dovevano essere esonerate dalle nuove regole, ma il loro numero è stato molto superiore al previsto».
 
28 marzo 2012. Il presidente Inps Mastrapasqua afferma che il numero degli ‘esodati’ non è ancora definito. Sui giornali ha iniziato a circolare una cifra: sarebbero 350 mila persone. Anche Giorgio Napolitano interviene sulla questione: «credo che il governo stia studiando la soluzione».

 
29 marzo 2012. Il leader Cgil Camusso definisce «scandaloso che l’Inps non sia in grado di stabilire l’entità del problema degli esodati». Più tardi, Giuliano Cazzola definisce una «campagna irresponsabile» quella di chi afferma che gli ‘esodati’ siano 350 mila: «Le cose stanno diversamente». E, in ogni caso, c’è la «clausola di salvaguardia», aggiunge. Il direttore generale Inps, Mauro Nori, chiarisce senza chiarire: «Il numero potrebbe essere anche superiore, o inferiore, dipende dalle scelte che veranno fatte». Il Pd Damiano, invece, non ha dubbi: sono 357 mila.
 
30 marzo 2012. Fornero: «Sono di più dei conti che abbiamo fatto». E ancora: «Mi sono impegnata a trovare una soluzione entro il 30 giugno, spero di riuscirci prima, una soluzione equa, trovare risorse per consentire al più ampio numero di persone possibili in questo gruppo di andare in pensione con le vecchie regole. Dobbiamo trovare le risorse».
 
1 aprile 2012. Gianfranco Polillo, sottosegretario all’Economia, a La7 dice: «Gli esodati hanno firmato un accordo con le aziende, se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell’accordo, secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico, possono chiedere che quell’accordo sia nullo». Ma fonti del ministero del Lavoro, appena due ore più tardi, smentiscono. Scrive Repubblica.it: «All’uscita di Polillo ha fatto seguito un commento del ministero del Lavoro, che suona come una chiara presa di distanza: in buona sostanza, se il sottosegretario al Ministero del Tesoro, Gianfranco Polillo, ha un buona ricetta per risolvere il problema degli esodati se ne faccia carico personalmente, hanno fatto sapere fonti del dicastero».
 
2 aprile 2012. Fornero prende esplicitamente le distanze da Polillo, dicendo – a quanto riporta il Corriere – che serve una soluzione «seria» e che «questa soluzione non sarà annunciata in tv una domenica sera».
 
Morale della vicenda:

1. Anche i tecnici non sanno fare i conti.
2. Anche i tecnici non ritengono che saper fare i conti sia una precondizione necessaria per legiferare.
3. Anche se dicono di non essere politici, i tecnici si smentiscono – anche a vicenda – come politici.
4. Alla domanda iniziale non c’è ancora risposta.


LEGGI ANCHE: Esodati: i ‘tecnici’ sbagliano i conti

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.164) 2 aprile 2012 10:13

    fossero anche solo 10 persone, serve una regolarizzazione personalizzara a cura dei dirigenti.. i diritti devono valere per tutti.

    Queste cose succedono perchè i dirigenti in Italia pensano tutto il giorno a come incassare stipendi da banchieri e da nababbi. I problemi dei cittadini sono sempre i problemi degli altri e delle classi inferiori. Un "vero" burocrate di stato italiano parla alla pari e tratta alla pari solo con i burocrati certificati

  • Di (---.---.---.205) 23 marzo 2013 00:05

    Non siamo più da tempo in uno stato di diritto ,ma in uno stato di delinquenti,di voltagabbana e di irresponsabili.


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