Esci dalla folla
Non è forse vero che le folle chiedono sempre in qualche modo il "sacrificio" di qualcuno?
Il genere di violenza che da qualche tempo vediamo diffondersi rappresenta davvero l’ingresso in una nuova dimensione su scala globale.
È il caso anche di sottolineare che la violenza collettiva non può essere equiparata semplicemente a quella individuale: è qualcosa di diverso e molto più complessa da spiegare - non si tratta solo di una rottura dell'ordine - e rchiederebbe forse altri approcci sia sul piano antropologico che storico-evolutivo. Purtroppo, in un mondo troppo disgregato sul piano culturale, sembriamo incapaci di pensare - anche da parte di chi gestisce il potere politico - la crisi generata dal tipo attuale di violenza collettiva.
La "macchina collettiva" che fabbrica capri espiatori, quella folla mimetica e violenta si regge quasi sempre su un sistema sacrificale, che René Girard (Celui par qui le scandale arrive, Desclée de Brouwer) collegava al meccanismo sacrificale violento del capro espiatorio vigente nelle religioni arcaiche. E che oggi vediamo misteriosamente riemergere. Anche se forse quelli che fanno parte della folla "non sanno quello che fanno", e non si rendono conto del loro ruolo di violenti persecutori e linciatori delle vittime designate.
In realtà, il meccanismo vittimario imprigiona l'individuo nella folla, nell'unanimità assoluta, e lo acceca, gli rende impossibile vedere la verità delle cose.
In effetti, se si rompe quella unanimità, che non sopporta eccezioni, il sistema stesso del potere vittimario potrebbe crollare.
Ecco perché, anche recentemente, noi assistiamo a molti fenomeni in cui leaders, capi politici, partiti, o organizzazioni, alla ricerca di consenso a costo zero, puntano sulle questioni securitarie o sulle paure e sull'odio, per generare folle compatte e unanimi, perfette incubatrici del meccanismo violento del capro espiatorio.
Folle violente, vittimarie e sacrificali sono. per lo più, anche quelle che si raccolgono intorno ad accanitii e, apparentemente, innoqui difensori della morale, i quali, in fondo, vogliono o sperano che qualcuno soffra, o almeno che qualcuno soffra più di loro. Probabilmente mossi anche da motivazioni ideali, si imprigionano anch'essi nella folla violenta e vittimaria. Sappiamo, del resto. che questa è un'antica storia: a partire dai lavoratori della nota parabola evangelica, che protestano, in nome della giustizia, contro i colleghi che "hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo", fino ai "savonarola" o alle "polizie morali" dei nostri i tempi.
Non è un caso, del resto, se tutti i despoti, o aspiranti tali, del passato o del presente, amavano e amano le grandi adunate di folle oceaniche e vocianti.
La folla tende a imporre l'unanimità assoluta, tuttavia è soprattutto la letteratura (a partire dai grandi tragici greci) più delle scienze sociali e della stessa filosofia (ma a proposito di filosofia, Girard ci invita a riprendere il secondo volume della Democrazia in America, di Toqueville), che ci aiuta a capire che il disordine e la violenza sono la stessa cosa della perdita delle differenze. Si sa che folla non tollera le differenze.
Certo, occorre qui notare che esiste la folla fisica, ma anche una folla psicologica, o ideologica, emotiva e, oggi, in tempi di rete e di social, un tipo di folla virtuale, forse ancora più dominatrice e coercitiva, a volte, della folla fisica.
In fondo, il mimetismo vittimario è prodotto dall'orgoglio, dalla collera. dall'invidia, dal risentimento, dalla gelosia... che covano in ogni individuo, e che vengono poi consacrati dalle folle, efficaci incubatrici dei meccanismi della rivalità mimetica, del capro espiatorio e della violenza collettiva.
Tuttavia, accade che ognuno di noi non si sente mai personalmente implicato nel meccanismo violento del capro espiatorio.
Ecco perché oggi è ancra più difficile non farsi imprigionare dalla folla e uscire da essa.
In effetti, nessuno di noi sembra disposto a dire: io non me ne rendo conto, ma sono anch'io il persecutore, l'aggressore, il linciatore della vittima designata dalla folla
Come notava sarcasticamente René Girard, apparentemente tutti partecipano a questi fenomeni di violenza collettiva, eccetto ciascuno di noi!!
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