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Enrico Letta: siamo ad un passo dal baratro. L’ottimismo è ancora di casa nel PD

A “Repubblica TV” Enrico Letta definisce la situazione del PD ad un passo dal baratro. Aldilà di tutte le lacerazioni interne ad un partito, che sembra aver perso oltre che la bussola, anche la propria identità, nell’ascoltare l’opinione di Letta intravedo un fondo di ottimismo.

Sì perché lui si vede ancora sul ciglio del baratro, ritenendo che il partito non ci sia ancora scivolato, dando la sensazione che ancora esistano numeri e condizioni per ridare ossigeno ad un partito in coma. E’ veramente paradossale che un’affermazione quale quella di essere sul ciglio del baratro, anzi ad un passo da esso, possa essere ritenuta una ventata di ottimismo. Oramai la politica di questi ultimi tempi penso sia da annoverare tra le più interessanti, da studiare ed approfondire sotto il profilo psicologico e psichiatrico. La spiegazione è semplice, il Partito Democratico non è ad un passo dal baratro, l’impressione che si ha è che ne sia già in fondo. Ritengo inoltre che la sua dirigenza per quanto discutibile (sotto il profilo politico) non è poi così stupida da non averlo capito, solo che, la sensazione che si ha, è che tutti si tengano ben stretta la propria poltrona. Alcuni invitano tanti altri loro colleghi a fare un passo indietro, senza però, fare, loro per primi, quel necessario ed indispensabile passo indietro che l’elettorato di sinistra chiede da anni.

I sondaggi evidenziano un continuo scollamento ed disaffezione dell’elettorato di sinistra. Un ipotizzato crollo di un ulteriore 6% del PD e di un -4% dell’IDV, dovrebbero far riflettere seriamente le direzioni dei partiti in oggetto. Purtroppo di riflessione, ponderazione, analisi, programmazione e quant’altro sembrano essere divenuti i luoghi comuni di una politica blaterata, dove addirittura ironicamente, la presa di posizione contraria, verso qualcuno dello stesso partito, viene inteso all’esterno come propaganda elettorale a favore, vedi Ballarò della settimana scorsa.

Possibile che alcuni dirigenti del Partito Democratico, da tempo nell’occhio del ciclone dalla non spiccata simpatia elettorale, non sentano il dovere civico di fare veramente quell’indispensabile passo indietro nell’interesse non solo del partito, ma di tutta la nazione? E’ altrettanto ammissibile che un partito quale il Partito Democratico non abbia saputo dar vita, in questi ultimi due decenni ad una nuova dirigenza politica giovane e preparata?

Sicuramente, aldilà dei personaggi a cui più o meno può essere addebitata la crisi di questo o quel partito politico, ritengo che la causa dell’attuale crisi di tutto il sistema politico sia che questa politica stia collassando non avendo le necessarie radici per poter continuare nel tessuto connettivo del Paese. Uno degli elementi più devastanti è stato il facile inserimento nella politica di personaggi che con questa (intesa con la P maiuscola) non avevano nulla a che vedere. L’isolamento dell’elettorato ad una vera e partecipata discussione e soprattutto scelta politica ha prodotto disorientamento e quello che viene più di tutto sottovalutata è la preoccupante lacerazione sociale che per quanto allontanata e doverosamente tenuta alla larga dal Presidente della Repubblica, a me pare sia in una fase di allarmante dilatazione, che potrebbe innescare una pericolosa divisione e di varie aree del territorio nazionale. 

In conclusione desidero augurare a Enrico Letta che la sua posizione geografica nello scacchiere della politica italiana, ed in particolare sotto il profilo dei valori e sulla capacità di trovare le necessarie energie e sinergie, sia tale da porlo ancora veramente ad un passo dal baratro. Sarebbe importante non solo per il Partito Democratico ma per il futuro politico e culturale del nostro Paese.   

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.176) 22 settembre 2010 15:45
    Damiano Mazzotti


    Mettiamola così: secondo alcuni leader del PD, il leader del PD, "anziché situarsi nel campo dell’Altro s’incolla al soggetto (melancolia) o manifesta, come avviene nella mania, un suo non funzionamento di fondo che riduce la vitalità del desiderio alla metonimia pura dalla catena significante senza alcuna possibilità di una significazione autenticamente soggettiva che potrebbe prodursi solo retroattivamente grazie a un capitonamento della metonimia del significante".

    Ridete se potete...

    Oppure chiedete delucidazione ad uno psicanalista lacaniano o a un vecchio politico della vecchia sinistra italiana... 

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