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Elezioni anticipate o governo di “transizione”? Il groviglio dell’opposizione

Dopo l’esclusione di Fini, e dei suoi alleati (33 deputati e 10 senatori), che ha ridotto i margini di maggioranza del governo, dal PDL da parte di Berlusconi, si è innescata, nell’opposizione, una gara, in previsione di nuove elezioni, qualora il governo dovesse cadere, a proporre soluzioni per uscire dall’impasse in cui si caccerebbe l’Italia. Le proposte si possono raggruppare in due filoni principali: i favorevoli alle elezioni anticipate e i favorevoli a un governo di transizione composto da persone non aderenti a partiti (governo tecnico) in grado di legiferare su temi principali come: legge elettorale, giustizia, editoria e stato sociale.

Gli assertori principali delle due posizioni opposte sono l’IDV di Di Pietro, il PD di Bersani e l’UDC di Casini.

Il PD sostiene il governo di transizione. I punti essenziali a sostegno del governo di transizione sono la necessità di cambiare la legge elettorale, i temi sociali e la corruzione della politica. In un’intervista a La Repubblica pubblicata sul sito del PD, Bersani dice: "In questa situazione, con la barca che fa acqua, non si può andare a un immediato scontro elettorale. Bisogna affrontare i temi sociali, cambiare una legge elettorale deleteria, bonificare le norme che favoriscono la corruzione. Non è un ribaltone, è una fase che consente al Paese di scegliere alternative che non siano nel vecchio film. è il nostro modo per predisporre il sistema alle elezioni. Ma non temiamo affatto il voto. Se ci si arriva però deve essere chiaro che è Berlusconi a far precipitare tutto. Per problemi suoi, solo suoi. Io non divido con lui questa responsabilità". 

L’UDC, sostiene la stessa cosa anche se lascia al premier di scegliere “se governare o no”, dice Casini: ’L’area di responsabilità nazionale dice al presidente del Consiglio di governare, ma se vuole gettare la spugna si assuma la responsabilità di fuggire davanti al Paese’. E’ l’appello che Casini rivolge al premier Silvio Berlusconi all’indomani del voto sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo. E ancora: “Il presidente del Consiglio è chiamato a dire con serenità: ’mi dimetto’ oppure ’governo’ ". “Tornare alle urne sarebbe una prova di irresponsabilità totale” ”’un governo di responsabilità nazionale è indispensabile per risolvere i problemi degli italiani”. Per Casini, dunque, le elezioni sarebbero un danno per il paese ma sarebbe disposto

Mentre Di Pietro sostiene la necessità di elezioni anticipate. Sul suo blog scrive: “Le elezioni sono una scelta obbligata per il bene dei cittadini e, a questo punto, anche l’ultima spiaggia per salvare il Paese.”

In tutt’e due i casi, si presuppone la fine del governo.

Naturalmente, sia per le elezioni anticipate sia per un governo transitorio, si sta mettendo in moto tutto l’apparato politico per creare le alleanze necessarie per portare a termine il proprio disegno politico; l’impressione che se ne ricava è l’arresto, sin da ora, del lavoro parlamentare. Come se il governo fosse già caduto, il che sarebbe la notizia più bella. Ma non è cosi!

Prodi, con una maggioranza risicata, rimase al governo per quasi due anni, lo stesso potrebbe fare Berlusconi. Inoltre, non è ancora chiaro il ruolo che avranno i finiani. Fini ha sempre ribadito che sosterrà il governo qualora non metterà in pericolo la legalità, la democrazia e sosterrà lo stato sociale. Queste affermazioni potrebbero far pensare che Fini sarà all’opposizione visto che è proprio su questi temi che si è consumata la rottura. Ma ciò non basta. Il tentativo, da parte del PDL, di convincere, o costringere(?), i finiani a votare la fiducia al governo da lui proposta per settembre (all’inizio dei lavori parlamentari) sui quattro punti fondamentali dell’accordo della coalizione - giustizia, fisco, federalismo e Mezzogiorno -, ricordando loro che è su questi problemi e sulla loro soluzione – di destra - che si era basato l’accordo, minacciando elezioni anticipate qualora non la dovesse ottenere la fiducia, potrebbe convincere, se non tutti, alcuni finiani a rientrare.

Dunque, il governo esiste e potrebbe continuare ad esistere e legiferare per altri tre anni. Certo, non avrà più la maggioranza certa, ma questo non ha mai impedito a nessuno di governare, semplicemente, si ritornerà alla vecchia politica delle alleanze trasversali.

Sperare che un governo cada per l’uscita dallo schieramento di maggioranza di un gruppo di parlamentari mi sembra troppo eccessivo. Un governo cade quando la maggioranza viene a mancare su tutto il lavoro parlamentare e non solo su determinate leggi.

Meglio sarebbe se l’opposizione proseguisse nel suo lavoro di “logoramento” del governo e, con l’appoggio dei finiani, impedire che passino le leggi contro la libertà e lo stato sociale proposte dal governo. Il governo cadrà da solo se non riuscirà a legiferare, in modo particolare sul federalismo leghista.

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