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 Home page > Tribuna Libera > Due anni dopo

Due anni dopo

Pubblicato con altro titolo sul mio blog circa un anno fa (10 dicembre). Lo ripropongo qui, con alcune correzioni dettate dall'attualità.

Erano ormai le 19 del 24 dicembre 2018 ma stranamente, a differenza delle precedenti vigilie, non c'era molta gente per la strada. Erano quasi più numerose le piccole fiammiferaie che litigavano furiosamente fra loro, malgrado lo spirito natalizio che avrebbe dovuto permeare l'aria. Causa degli alterchi era la licenza concessa, a pagamento, dalla società di franchising "Piccola Fiammiferaia": alcune l'avevano, altre no. Chi ne era sprovvista ribatteva alla Polizia Locale, come suggerito dalle associazione dei consumatori (le poche sopravvissute alla crisi), che era impossibile apporre il "copyright" su una fiaba del 1848 scritta da Arthur Andersen.
La giustizia ci avrebbe messo il suo tempo ad emettere la sentenza, circa una dozzina d'anni. Nel frattempo il diverbio sulle strade continuava: visti i prezzi che avevano assunto gli accendini usa e getta, il fiammifero era diventato un bene prezioso.
Tutto iniziò in un week end di primavera del 2017, quando gli italiani furono chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento. Come molti analisti avevano previsto, il rosatellum (varato in fretta e in furia alla fine del 2016), non riuscì a garantire la vittoria a nessuno dei tre principali schieramenti. La sinistra, tutta, ebbe in regalo dall'elettorato una pesantissima penalizzazione. Sia il partito di governo, perennemente lancinato da diatribe interne, che una formazione nata dalla pseudofusione di micropartitini nati nei cinque anni precedenti il voto: alle elezioni non riuscì ad arrivare al quorum del 5% e si sfaldò, come neve al sole, in meno di un anno. Gli italiani votanti premiarono i populisti e la destra che, dopo alcuni mesi di sfibranti (per l'Italia) trattative fra le parti, giunsero alla fine ad un accordo: il nuovo governo era nato.

In Italia si iniziò ad introdurre leggi che avrebbero portato lo stato a sforare i patti di stabilità europei. Alla presentazione del DEF, verso la fine del 2018, alcuni stati chiesero per l'Italia la procedura di infrazione, ma il governo tirò avanti sulla sua strada solitaria. Bruxelles non stette a guardare. Venne introdotta a larga maggioranza dal Parlamento Europeo la norma che solo gli stati in regola avrebbero potuto godere dei fondi europei.


Il governo, che si era sempre dichiarato europeista, attese l'inizio del 2019 per introdurre una nuova moneta, "L'italico": il nome fu scelto dalla destra del governo, che nel frattempo era diventata estrema. La Zecca dello Stato ne stampò a fiumi ed il governo la distribuì a larghe mani, varando leggi ad hoc: reddito di cittadinanza, di appartenenza, di esistenza, di fede politica e calcistica. Le cose sino alla fine dell'estate andarono bene, anzi benissimo. La nuova ricchezza nazionale sembrava prosperare.

I guai cominciarono con i primi pagamenti all'estero per importazione ed energia. Ci si accorse che per un euro era necessario fornire in cambio un vagone di italici. Nonostante i richiami via Facebook dei responsabili governativi all'ordine ed alla calma, il panico si diffuse rapidamente. Nel vano tentativo di porre rimedio all'imminente disastro il governo varò una serie di privatizzazioni: acqua, energia, suolo pubblico. Il presidente della repubblica si rifiutò di firmare il decreto di privatizzazione dell'aria, vista la certa incostituzionalità data l'intangibilità del soggetto. I migranti sui barconi venivano accolti con il tappeto rosso: portavano valuta preziosa. La fuga di capitali all'estero divenne valanga, ed i pochi italiani che potevano permetterselo comprarono al mercato nero cittadinanze estere. Molti espatriarono, alcuni tentando dalla Sardegna di raggiungere la Corsica in pedalò.

Verso la fine del 2019 il pneumatico usato si trasformò nella forma di riscaldamento più diffusa. Il cielo era perennemente nero, ma almeno si sopravviveva al freddo, visto che gas ed elettricità erano razionate e comunque carissime. Il legno era una prerogativa della campagna, dove era sempre più vero che l'aria era più buona. Le poche città che alla vigilia delle feste si poterono permettere un abete natalizio, lo videro fumare in qualche camino il mattino seguente la sua istallazione. Le feste di una volta erano solo un ricordo.

Ormai tutti aspettavano la primavera ed i germogli di girasole: sai quante insalate gratis!

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