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Doppia politica tra dervisci e raucedine

Ci sono due politiche, in Italia. A chi l’onere di decidere su quale reputare quella “propriamente detta”.

C’è una politica sgonfia e rintanata, che non mostra il capo e parla il meno possibile. Una schiera di dervisci che, ruotando sulla loro stessa asse, danno l’idea di muoversi confondendo l’area e rallentando le percezioni. Quella politica scomparsa dai Tg e dai giornali, anche fosse quella delle dichiarazioni estemporanee. Quella politica che dovrebbe presenziare a cerimonie pubbliche o commemorazioni di sorta, a rendere onore ai servitori del popolo, più che dello stato. E che ha latitato.

C’è poi la politica di chi, a Palermo, ha mostrato fiero la propria agenda rossa, a testimoniare l’assenza di quella vera, quelle DEL giudice, quella irreperibile (davvero?). La politica di chi chiede verità e spera, di chi allude alle uscite di Riina come a messaggi ben chiari. “Io v’ho avvertiti”. Quella politica urlata in piazza, senza voce, applausi e lacrime, quella del “Resistere!” strozzato di Salvatore Borsellino, quella che si è contata per vedersi poca cosa in numeri, tanto in altro.

Quella politica che ha rigettato nauseata la verità di stato per darle la connotazione che si merita. Quella politica che ascolta, avvilita, le dichiarazioni di Mancino, Ministro degli Interni del ‘92, il Ministro che dice di non aver mai visto Borsellino, e che ora ammette l’esistenza della trattativa, sebbene fosse stata osteggiata sempre, senza se e senza ma a suo dire, dallo stato. E quelle di Ingroia, che spera nel diradarsi della cortina fumogena. Che forse va dileguandosi.

Parliamo papale: un’inchiesta sta indagando su un presunto tavolo mafia-stato. Gli elementi al vaglio non sono pochi nè di poco conto. Ci sono parole che trovano orecchie, documenti che rinvengono, decapitati, messaggi cifrati di boss dormienti da lustri, udienze calde sparse, a semina, sull’isola. Ci sono figure da inquadrare e altre già inquadrate, tesimonianze testuali, video della vittima, prima del martirio.

Rende, l’idea? Mafia e stato.

Stamattina l’unico giornale ad azzardarne un titolo è stato il Corriere.


Il Giornale, cartaceo e sito, evita scientificamente. Nei Tg Alfano e Napolitano sono contigui ai familiari, nelle celebrazioni, ma così non è. Grasso diventa caro amico del giudice. Il Presidente del Consiglio si permette di non uscire nemmeno con dichiarazioni di facciata. E tutto tace. Repubblica e l’Espresso puntano su puttanopoli, pronte le registrazioni della D’Addario a Palazzo Grazioli. Ok. Ma di fronte a tutto questo, ha davvero senso?

Sono questi i grossi punti di domanda?

E noi, se concesso, potremmo continuare a porre le nostre?

Perché proprio ora? Cosa pensare dei movimenti politici che stanno smottando la Sicilia? E il processo Dell’Utri? E la lettera tagliata? E cosa aspettarci dal finale d’udienza previsto per il 17 settembre? Sarà un autunno rovente? Cosa succederà sull’isola? Cosa succederà a Roma?

La nostra ricostruzione:

27/5/09 Grave rottura nel Pdl. C’è monnezza e monnezza, picciotto e picciotto.
28/5/09 Dell’Utri, Lombardo and Sex make Silvio a scared boy.
3/7/09
Queste notti della sua repubblica.
4/7/09 L’Isola dei Famiosi.
19/7/09 Stato-Mafia: Riina non dice, ripete.

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