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Dissequestrato l’archivio di Genchi. Felicità con il lutto al braccio

Alla fine ha avuto ragione lui, Gioacchino Genchi, in barba alle grida dei politici di destra e sinistra che hanno cominciato a dargli addosso da quando si cominciò a parlare dell’archivio (fatto soprattutto di tabulati telefonici) in cui avrebbe spiato parlamentari, gente comune e addirittura agenti dei servizi segreti. Questo scatenò le ire dei politici. Gasparri dichiarò: “è uno scandalo che una persona del genere lavori ancora all’interno dello Stato. Perché non è stato ancora arrestato?” Rutelli arrivò a fargli i conti in tasca, per non parlare di Mastella implicato nell’ormai famosa inchiesta Why Not del magistrato de Magistris, di cui Genchi era consulente tecnico.
 
Insomma si parlò per settimane di questo enorme archivio, che il consulente tecnico di De Magistris e di tante procure d’Italia ha sempre smentito di avere (“I tabulati telefonici acquisiti su disposizione di De Magistris – dice - fino al momento dell’avocazione dell’inchiesta Why Not sono un totale di 792, e riguardano solo 641 utenze, di cui 12 internazionali, e 151 apparati Imei, per lo più utilizzati con le stesse utenze, dai medesimi soggetti”), fino a che il 13 marzo questo archivio venne sequestrato, dopo una perquisizione dei Ros in casa e nell’ufficio dell’ex poliziotto (è momentaneamente sospeso).
 
È di oggi invece la notizia del dissequestro ad opera del Tribunale del riesame di Roma. Il collegio presieduto da Francesco Taurisano ha infatti accolto le istanze della difesa e adesso tutti i documenti rientraranno nelle mani del legittimo proprietario.
 
Rimangono in piedi le accuse a cui è sottoposto l’ex collaboratore di De Magistris: abuso in atti d’ufficio, violazione della legge sulla privacy e accesso abusivo a sistema informatico. Ma nonostante questo, Genchi mette a segno il primo punto ed è molto soddisfatto. Raggiunto al telefono da AgoraVox Italia, si è detto “molto felice, con le difficoltà con cui può essere felice un italiano pensando all’enorme dolore della popolazione abruzzese”.
 
Il suo avvocato Fabio Repici ha dichiarato che “il tribunale, confermando le nostre censure sull’operato della procura, riafferma il principio di legalità violato in ordine dai magistrati della procura generale di Catanzaro, dal Ros dei carabinieri, e da un funzionario dell’agenzia delle Entrate e dalla procura di Roma”.
 
In una dichiarazione all’Adn Kronos però Genchi, oltre a ringraziare il suo avvocato, ha voluto ringraziare anche il Capo della Polizia e i suoi ex colleghi, gli stessi Ros, la Guardia di Finanza, la DIA e soprattutto “magistrati, requirenti e giudicanti, che hanno avuto fiducia nel mio lavoro e nella mia persona”. Ma i ringraziamenti più sentiti vanno a “Salvatore Borsellino ed i ragazzi del movimento 19 luglio 1992 che mi hanno dato la forza e la voce per resistere alle ingiustizie che ho subito”
 
Ora, dice sempre, Genchi spera di riuscire a rispondere alle tante lettere arrivategli per mail e su Facebook dove ormai è diventato un simbolo della lotta contro il potere.

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